Al conservatorio di Napoli l’istruttivo “Viaggio in Germania” del Collegium Musicum dell’Università di Osnabrück

Foto Max Cerrito

Foto Max Cerrito

Il Collegium Musicum di Osnabrück, diretto da Claudia Kayser-Kadereit, è un’orchestra da camera formata da alcuni componenti dell’Orchestra sinfonica della locale Università, situata nella Germania nordoccidentale, costituita in maggioranza da allievi afferenti all’Istituto di Musicologia e di Pedagogia della musica.
Tale facoltà organizza ogni anno una tournée di una settimana all’estero e, nel 2016, la scelta è caduta sull’Italia dove la compagine si è esibita prima a Roma, nell’ambito della collaborazione con Flavio Colusso, l’Ensemble Seicentonovecento e la Cappella Musicale di Santa Maria dell’Anima, inserita nel progetto “La via dell’Anima: tesori musicali della Collezione Santini da Roma a Münster”, poi a Napoli, grazie ai contatti con il prof. Francesco Vizioli, docente di direzione d’orchestra del Conservatorio di San Pietro a Majella, ed infine a L’Aquila, il cui Conservatorio è collegato a Osnabrück tramite un progetto Erasmus.
Il concerto napoletano dell’ensemble, intitolato “Viaggio in Germania”, si è svolto nella Sala Scarlatti del Conservatorio davanti ad un folto pubblico ed ha proposto una serie di brani, tratti da un repertorio che andava dal Settecento al Novecento, rivolto principalmente ad autori tedeschi sia celebri che poco noti.
L’apertura era però un omaggio a Napoli, in quanto consisteva nell’aria per soprano e archi di Paisiello Le donne han tan inganno, il cui manoscritto è conservato nella biblioteca dell’Università di Tubinga.
La successiva “aria sulla quarta corda”, secondo movimento della Suite (Ouverture) n. 3 BWV 1068 di Johann Sebastian Bach, risalente al suo soggiorno a Köthen (1717-1723), non aveva invece bisogno di presentazioni, considerando che attualmente è utilizzata come sigla del programma televisivo “Quark”.
Si passava quindi al Concerto Grosso in sol maggiore op. 6, n. 1 di Georg Friedrich Händel (1685-1759), appartenente ad una raccolta di dodici brani, pubblicata nel 1739, che aveva come punto di riferimento un genere portato al suo massimo splendore da Corelli.
Toccava poi all’Adagio e fuga in re minore per due flauti e archi F65 di Wilhelm Friedemann Bach (1710-1784), primo maschio nato dal matrimonio fra Johann Sebastian e la cugina di secondo grado Maria Barbara, noto anche come il “Bach di Halle”.
Praticamente sconosciuti, invece, Hinrich Philip Johnsen (1717-1769), tedesco trasferitosi in Svezia, dove portò avanti quasi tutta la sua carriera e Johann Baptist Cramer, (1771-1858), nato a Mannheim da una famiglia inglese e vissuto a Londra fin dalla tenera età.
Del primo abbiamo ascoltato il Concerto in fa per due fagotti e archi, mentre al secondo apparteneva il Quartettino a due violini, viola e basso, conservato in una collezione, oggi a Münster, formata da circa 4.500 manoscritti e più di un migliaio di stampe, relativi a brani compresi fra il XVI ed il XIX secolo, frutto della tenacia e della passione dell’abate romano Santini, dal quale prende anche il nome la preziosissima raccolta.
In un panorama di musica tedesca non poteva mancare Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847), fra i maggiori compositori di tutti i tempi e bambino prodigio al pari del più celebrato Mozart, come si poteva apprezzare dalla Sinfonia in re per archi, una delle dodici scritte quando aveva tra i 12 ed i 14 anni.
Giungeva in seguito una vera e propria chicca, Angelus! Prière aux anges gardiens di Liszt, brano pianistico tratto dagli Années de pèlerinage, in una versione per archi, datata 1880 e probabilmente mai eseguita a Napoli, in quanto portata alla luce solo qualche anno fa.
Sempre alla fine dell’Ottocento apparteneva l’Andante lirico per archi di Max Reger (1873-1916), completato nel 1898, ma pubblicato soltanto nel 1934, mentre la chiusura era affidata a due dei movimenti che costituiscono i Cinque pezzi per orchestra d’archi op. 44, n. 4, risalenti al 1927 e appositamente concepiti da Paul Hindemith (1895-1963) per una compagine giovanile.
Uno sguardo, ora, al Collegium Musicum dell’Università di Osnabrück, diretto splendidamente da Claudia Kayser-Kadereit, apparso un ensemble molto compatto, nonostante sia formato in gran parte da giovani interpreti che studiano la musica principalmente dal punto di vista teorico e quindi, in qualità di interpreti, possono essere considerati dei dilettanti di altissimo livello.
La loro passione, emersa durante l’intera serata, è tale che, molto probabilmente, dedicano alle prove un tempo maggiore rispetto a tante compagini affermate ed il risultato finale ripaga ampiamente gli sforzi sostenuti.
Prima di chiudere, una menzione va agli ottimi solisti che si sono succeduti sul palcoscenico, il soprano Sigrid Heidemann, le flautiste Lea Höing e Annalena Hansch, e i fagottisti Luna Kahmann e Oliver Battke, ed infine ricordiamo il maestro Vizioli ed il maestro Colusso, autori dei brevissimi interventi di presentazione che hanno preceduto una serata musicale tanto piacevole quanto interessante.
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