La Basilica di San Paolo Maggiore ha ospitato l’evento conclusivo delle celebrazioni legate al centenario della Associazione Alessandro Scarlatti.
Protagonisti la neonata Orchestra Barocca della Associazione Alessandro Scarlatti, diretta da Leonardo Muzii, ed i solisti Enrico Baiano (clavicembalo), Giorgio Sasso (violino), Tommaso Rossi (flauto dolce e traverso), Giacomo Lapegna (flauto dolce) e Fabio D’Onofrio (oboe).
La serata, significativamente intitolata “Altri cento!”, ha avuto inizio con il Concerto in seven parts con due violini e violoncello obbligato n. 1 in fa minore di Alessandro Scarlatti (1660-1725).
Il particolare titolo deriva dal fatto che il brano apparteneva alla raccolta Six Concertos in Seven Parts for two Violins and Violoncello Obligate with two Violins more a Tenor and Thorough Bass, pubblicata nel 1740 a Londra a cura di Benjamin Cooke.
In realtà, studi molto recenti fanno pensare che la raccolta non contenga pezzi originali, ma trascrizioni, ad opera forse del britannico Charles Avison, di quattro “sonate a quattro” di Scarlatti, presenti nella monumentale collezione Santini conservata a Münster, mentre i restanti due concerti potrebbero essere, invece, del fratello Francesco, con il quale Alessandro collaborò lungamente quando era a Napoli.
Sicuramente di Alessandro Scarlatti, invece, la Sinfonia di concerto grosso n. 4 in mi minore per flauto, oboe, archi e basso continuo e la Sinfonia di concerto grosso in re minore n. 5 per due flauti, archi e basso continuo, appartenenti alle Dodici Sinfonie di concerto grosso, delle quali si conosce la data di inizio (1715) in quanto apposta dallo stesso autore sul manoscritto, attualmente conservato nella British Library di Londra.
Esse prendevano spunto da un genere portato all’apice in quegli anni da Corelli, così definito in quanto l’organico strumentale risultava più numeroso dell’usuale e veniva suddiviso in due gruppi, che si alternavano nell’eseguire i diversi movimenti, il concertino, formato dai solisti più bravi (solitamente due violinisti ed un violoncellista), e il concerto grosso o ripieno, costituito dall’orchestra nella sua interezza.
Alternati ai pezzi scarlattiani sono stati proposti due brani di Johann Sebastian Bach (1685-1750), il Concerto in fa minore per clavicembalo, archi e basso continuo BWV 1056 e il Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050.
Riguardo al primo, venne concepito per i concerti che si svolgevano al Caffè Zimmermann di Lipsia, nell’ambito della stagione del Collegium Musicum, istituzione che il grande compositore diresse quasi ininterrottamente dal 1729 al 1741.
Come in altre occasioni, il musicista prese spunto da brani composti in precedenza, in questo caso un concerto per violino in sol minore (purtroppo perduto), mentre il secondo tempo era in origine la sinfonia con oboe solista della Cantata BWV 156.
Relativamente al Concerto BWV 1050, era tratto dai sei Concerti Brandeburghesi, così ribattezzati dal musicologo Philipp Spitta nella sua monumentale biografia bachiana, prendendo come riferimento il dedicatario, Christian Ludwig, margravio di Brandeburgo.
Oltre questa notizia, di certo si conosce l’anno in cui i concerti furono completati, il 1721, quando Bach era al servizio del principe Leopoldo di Anhalt-Köthen.
Inoltre la raccolta, oggi gelosamente conservata nella Biblioteca di Stato di Berlino, risulta fra i pochissimi manoscritti bachiani originali giunti ai nostri giorni.
Il resto pone numerosi interrogativi, a cominciare da quale fosse lo scopo principale di riunire alcuni brani, assemblando composizioni già utilizzate in precedenza, che offrivano tutta una serie di possibili soluzioni in ambito concertistico, seguendo i modelli in auge all’epoca (italiano, francese e tedesco), ai quali Bach aggiunse la sua particolare impronta.
Va ancora ricordato che il BWV 1050 può essere considerato il primo esempio di concerto dove il clavicembalo, affrancato dalla sua funzione di accompagnamento, assurge a strumento solista.
E veniamo agli esecutori, partendo dal clavicembalista Enrico Baiano, splendido solista nei due brani bachiani, dando vita, fra l’altro, ad una straordinaria cadenza nel Concerto Brandeburghese.
Di altissimo livello anche gli altri solisti impegnati nei pezzi scarlattiani, il violinista Giorgio Sasso, i flautisti Tommaso Rossi e Giacomo Lapegna e l’oboista Fabio D’Onofrio.
Ottima, infine, l’Orchestra Barocca della Associazione Alessandro Scarlatti che, come al suo esordio, ha trovato in Leonardo Muzii un direttore di grande qualità ed esperienza.
Pubblico numerosissimo, che ha gremito all’inverosimile la Basilica di San Paolo Maggiore, al punto che si è dovuto procedere alla chiusura dei cancelli della chiesa ancora prima dell’inizio del concerto.
In conclusione un successo enorme, indice dell’interesse e dell’affetto nei confronti di una istituzione come l’Associazione Alessandro Scarlatti, che da un secolo fornisce il suo prestigioso apporto alla cultura musicale di Napoli.
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Grazie!!!
Prego! E’ stato un concerto bellissimo
Grazie per aver ricordato della chiusura dei cancelli almeno 40 minuti prima dell’inizio del concerto, l’imprevisto mi ha rovinato il week end e non ho potuto incontrare un amico che era entrato pochi minuti prima,né ho voluto usufruire dell’ingresso laterale, che ho proceduto a segnalarti.Il rammarico è ancor più grande per la qualità del perduto concerto e perché gli esclusi sono stati pochi, ma anche per i dolori fisici per la difficoltosa traversata in via Tribunali tra file nelle pizzerie e turisti e per l’arroganza di un cancello chiuso dopo tale corsa. complimenti per l’articolo ciao Mimmo
> per
Ciao e alle prossime