Nel segno di Bach lo splendido esordio dell’Orchestra Barocca dell’Associazione Alessandro Scarlatti

Foto Giancarlo de Luca

Johann Sebastian Bach fu nominato Kantor della Thomasschule di Lipsia nel 1723 e ricoprì tale ruolo fino alla morte, avvenuta nel 1750.
Fra i suoi compiti vi era quello di scrivere cantate sacre, concepite per le funzioni liturgiche della Domenica e delle numerose festività religiose luterane, che si tenevano nella Thomaskirche e nella Nikolaikirchenelle, le due chiese principali della città.
Da questa produzione, che comprende circa duecento brani, ha attinto la neonata Orchestra Barocca dell’Associazione Alessandro Scarlatti, diretta emanazione dell’omonima istituzione musicale partenopea che ha da poco raggiunto il secolo di età, dando vita ad uno splendido concerto, tenutosi nella Basilica di San Paolo Maggiore, proprio dove nel 1919 iniziarono le attività dell’Associazione.
Primo pezzo in programma Ich habe genug (Ho quel che mi basta) in mi minore per soprano, flauto e basso continuo BWV 82, nella versione del 1731 dell’omonima cantata in do minore per basso e oboe obbligato risalente al 1727, creata in occasione della Festa della Purificazione di Maria, i cui testi erano di Christoph Birkmann, allievo di Bach.
La successiva Jauchzet Gott in allen Landen! (Gridate di gioia a Dio in ogni terra) in do maggiore per soprano, tromba, archi e basso continuo BWV 51, scritta nel 1730, era stata concepita per la quindicesima domenica dopo la Trinità, ma l’ulteriore aggiunta “et in ogni tempo” suggerisce la possibilità di esecuzioni avvenute anche in altre circostanze, tenendo presente che il testo non si riferisce al “Discorso della Montagna”, argomento previsto dal calendario liturgico in quella specifica data.
Ancora, siamo di fronte all’unico esempio di cantata caratterizzata da un organico formato soltanto da tromba, soprano e archi, il che farebbe supporre una precedente destinazione non religiosa.
Dopo un breve intervallo, toccava a Süßer Trost, mein Jesus kömmt (Dolce conforto, il mio Gesù viene), cantata in sol maggiore per soli, coro, flauto, oboe d’amore, archi e basso continuo BWV 151.
Datata 1725, venne eseguita durante il Vespro di domenica 27 dicembre, avvalendosi principalmente dei testi di Georg Christian Lehms, poeta e scrittore tedesco noto anche come Pallidor che, morto a soli trentatré anni nel 1717, aveva comunque lasciato una vasta produzione letteraria che Bach utilizzò per alcune delle sue cantate.
La chiusura era affidata a Das Neugeborne Kindelein (Il fanciullino appena nato) in sol minore per soli, coro, due oboi, taille, 3 flauti dolci, archi e basso continuo BWV 122, che esordì il 31 dicembre 1724, avvalendosi dei testi di Cyriakus Schneegaß, pastore luterano del Cinquecento, che riguardavano la nascita di Gesù, avendo come riferimento la Lettera di San Paolo ai Galati ed il Vangelo di Luca.
Uno sguardo, ora, agli interpreti della serata, iniziando dalla parte vocale, con Maria Grazia Schiavo, soprano di fama internazionale, che ha fornito il suo ottimo apporto a tutte e quattro le cantate, raggiungendo forse l’apice nel confronto con la tromba in Jauchzet Gott in allen Landen!.
Molto bravi anche gli altri cantanti, Antonia Salzano (contralto), Leopoldo Punziano (tenore) e Giuseppe Naviglio (basso), così come l’Ensemble Vocale di Napoli, diretto da Antonio Spagnolo, compagine dalla quasi quarantennale esperienza, impegnati nella seconda parte del concerto.
Per quanto riguarda l’organico strumentale, di altissimo livello è risultato l’esordio dell’Orchestra Barocca dell’Associazione Alessandro Scarlatti, apparsa compagine affiatata e compatta, che speriamo di riascoltare quanto prima possibile, ed una ulteriore nota di merito va a Tommaso Rossi, Giovanni Battista Graziadio e Lorenza Maio (flauti), Andrea Di Mario (tromba), Miriam Jorde e Davide Bertozzi (oboi) e Antonello Cola (taille, ovvero oboe tenore barocco), solisti nelle diverse cantate.
I complimenti conclusivi sono invece rivolti a Leonardo Muzii, il cui contributo è stato fondamentale per amalgamare in tempi brevi il corposo organico.
Artista poliedrico, nato a Napoli ma oggi cittadino svizzero, Muzii ha studiato pianoforte e violoncello al conservatorio di San Pietro a Majella, flauto dolce a Rotterdam, direzione d’orchestra a Lucerna, ed attualmente è alla testa della Camerata Rousseau (orchestra da lui fondata nel 2014 a Basilea, che suona utilizzando strumenti storici).
Pubblico molto numeroso, nonostante il gelo intenso della serata, che ha quindi sicuramente meritato il bis, consistente nel brano “For unto us a child is born” dal Messiah di Haendel, suggello prenatalizio ad una magnifica serata musicale.

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