La tredicesima edizione dei “Vespri d’organo” si apre sotto il segno dell’Unità dei Cristiani con il maestro Nicola Florio

Foto Fulvio Calzolaio

Primo appuntamento, nella chiesa dell’Immacolata al Vomero, con la tredicesima edizione della rassegna “Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli – Vespri d’organo”, organizzata dall’Associazione Trabaci, il cui presidente è il maestro Mauro Castaldo.
Ospite del concerto inaugurale, Nicola Florio, che ha prima accompagnato la liturgia della messa domenicale, cominciando poi il suo recital in concomitanza con la fine della funzione religiosa.
Il programma è stato concepito come omaggio alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, per cui attingeva dal repertorio di autori cristiani, quasi tutti di confessioni diverse da quella cattolica.
In apertura abbiamo ascoltato il Voluntary VIII in re minore, op. 5 dalla prima delle tre raccolte dell’anglicano John Stanley (1712-1786), dedicate ad un genere tipicamente britannico, così definito perché lasciato alla “buona volontà” improvvisativa dell’esecutore.
Nutrita la rappresentanza protestante, considerando il contributo della scuola del Nord Europa alla letteratura organistica.
Si iniziava con O Mensch, bewein dein Sünde groß (“O uomo, piangi il tuo peccato”) dell’olandese Jan Pieterszoon Sweelinck (1562-1621), che abbracciò la fede calvinista e per più di 40 anni ricoprì il ruolo di organista titolare della Oude Kerk di Amsterdam.
Non poteva mancare un brano di Johann Sebastian Bach (1685-1750), consistente nel celebre inno luterano Wachet auf, ruft uns die Stimme (“Alzatevi, una voce vi chiama”), che inizialmente diede il nome alla omonima cantata BWV 140, prima di conoscere una versione organistica, presente nei Sei corali di Schübler, così definiti dal nome dell’editore che li stampò nel 1746.
Era quindi la volta di un altro britannico, Edward Elgar (1857-1934), l’unico cattolico della serata, con la trascrizione per organo di Nimrod n. 9, dalle Enigma Variations op. 36, brano costituito da un tema principale e 14 variazioni, in ognuna delle quali si celavano le descrizioni di amici e parenti del compositore.
A seguire altri due autori tedeschi, Georg Böhm (1661-1733) e Johann Pachelbel (1653-1706).
Del primo, che fu probabilmente anche docente di Bach, negli anni in cui quest’ultimo soggiornò a Lüneburg, abbiamo ascoltato il preludio corale Vater unser im Himmelreich (“Padre nostro che sei nei cieli”).
Al secondo, noto soprattutto per il Canone in re maggiore, apparteneva invece il preludio corale Der Herr ist mein getreuer Hirt (Psalm 23) “Il Signore è il mio fidato Pastore”.
Chiusura affidata all’estone ortodosso Arvo Pärt (1935), uno dei protagonisti della musica sacra del Novecento, con Annum per annum, pezzo risalente al 1980.
Per quanto riguarda il maestro Nicola Florio che, teniamo a ricordare, abbina l’attività di bancario a quella di organista e direttore di coro, ha concepito un programma molto interessante e ben strutturato, tarmite il quale ha potuto mostrare la sua notevole versatilità.
Fra i vari brani proposti, ci ha maggiormente colpiti quello conclusivo, caratterizzato da sonorità suggestive, frutto di soluzioni molto originali (come l’emissione di note che diminuivano progressivamente in quanto l’organo era stato temporaneamente spento, effetto che soltanto pochi strumenti possono permettersi, in quanto solitamente lo spegnimento coincide con l’immediato arresto del suono).
Pubblico più numeroso del solito, per cui questo primo tentativo di utilizzare l’effetto trainante della messa, che diventerà una costante di tutta la stagione, sembra aver avuto una risposta positiva.
Per avere la conferma bisognerà attendere il prossimo appuntamento e, nel frattempo, non possiamo che tessere le nostre lodi per una rassegna che ci accompagna ormai ininterrottamente da tredici anni, fra le poche a tenere viva la tradizione organistica a Napoli, grazie ai valenti esecutori che si sono alternati nelle varie stagioni, e al Mascioni op. 1072, organo fra i migliori in assoluto della città, per sonorità, equilibrio e duttilità, che padre Leonardo Mollica fece acquistare nel lontano 1985.

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