La prima parte di Convivio Armonico di Area Arte si chiude nel segno del barocco europeo e delle celebrazioni per i 250 anni dalla morte di Nicola Porpora

Nicola Porpora

La Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola ha ospitato, nell’ambito del ciclo “Suoni in Basilica”, gli ultimi due appuntamenti, prima della pausa estiva, della XVII edizione di Convivio Armonico di Area Arte, rassegna incentrata prevalentemente sul repertorio napoletano barocco.
Il primo dei due concerti, dal titolo “Squilli Celesti”, ha avuto come protagonista l’Ensemble “Musica Minima”, formato da Rosa Montano (mezzosoprano), Vincenzo Leurini (tromba), Egidio Mastrominico (violino), Carmela Cardone (arpa) e Mauro Castaldo (organo), che si è confrontato con una panoramica rivolta alla produzione del Seicento e Settecento europeo, presentando un programma quanto mai vario ed interessante.
Così, l’apertura era dedicata alla musica britannica, con la Fantasia a violino solo di Nicola Matteis (1640? – 1714), napoletano trapiantato a Londra e The Minstrel’s Adieu to his Native Land per arpa dello scozzese John Thomas.
Si passava quindi all’Italia, con una versione per voce ed arpa di tre arie di Giulio Caccini (1551- ca. 1618) Al fonte, al prato, Non ha’l ciel cotanti lumi e Dalla porta d’oriente, appartenenti alla raccolta Nuove musiche e nuova maniera di scriverle (Firenze, 1614), seguite dalla Sonata I per tromba e organo di Giovanni Buonaventura Viviani (1638-1693).
La Francia era invece rappresentata da François Couperin (1668-1733), con il Kyrie e Domine Deus per organo, e da Michel Corrette (1707-1795), autore della Sonata I per violino e basso.
Non poteva mancare, in questo excursus, il tedesco di nascita ed inglese di adozione Georg Friedrich Händel (1685-1759), del quale abbiamo ascoltato la Passacaglia, movimento conclusivo della Suite in sol minore n. 7 HWV 432, nella versione per arpa, che molti ricorderanno in quanto fra i motivi di sottofondo dell’intervallo RAI), e l’aria Dank sei Dir, Herr (dall’oratorio “Israele in Egitto”), eseguita da tutto l’ensemble.
Gli ultimi brani in programma erano rivolti a compositori italiani e consistevano in due Toccate per organo del napoletano Francesco Mancini (1672-1737), nella versione per tromba e organo del suggestivo Adagio dal Concerto per oboe, archi e basso continuo di Alessandro Marcello (1684-1750), molto celebre in quanto inserito nelle musiche del film “Anonimo veneziano”, e nell’aria Vedrò con mio diletto, dall’opera “Il Giustino” RV 717 di Antonio Vivaldi (1678-1741), che esordì nel 1724 al Teatro Capranica di Roma.
Il secondo concerto era invece affidato all’Ensemble “Le Musiche da Camera”, costituito per l’occasione da Francesco Divito (soprano), Rosa Montano (mezzosoprano), Renata Cataldi (traversiere), Egidio Mastrominico (violino da concerto), Giovanni Rota (violino), Leonardo Massa (violoncello) e Debora Capitanio (clavicembalo).
Intitolato “Il Maestro dei Virtuosi”, l’appuntamento era interamente rivolto a Nicola Antonio Giacinto Porpora (1686-1767), a 250 anni dalla morte.
Allievo di Gaetano Greco al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, il musicista napoletano portò avanti una carriera prestigiosa come insegnante, iniziata nel Conservatorio di S. Onofrio (dove fu attivo dal 1715 al 1722, avendo fra gli allievi il cantante castrato Carlo Broschi, più noto come “Farinelli”) e proseguita a Roma, Venezia e nelle corti europee di Dresda, Londra e Vienna, dove parallelamente si affermò anche in qualità di operista.
L’ultima parte della sua attività si svolse nella città natale e, a partire dal 1758, sostituì Gerolamo Abos nel ruolo di maestro di cappella della cattedrale e insegnò al Conservatorio di S. Maria di Loreto, mentre nel biennio 1760-1761 ritornò al Conservatorio di S. Onofrio.
Per quanto riguarda le composizioni proposte durante il concerto, l’ensemble “Le Musiche da Camera” ha attinto non solo dal repertorio operistico, che rappresenta la parte più nota della produzione di Porpora, ma anche da brani esclusivamente strumentali e da pezzi vocali di argomento sacro.
L’inizio era dedicato alla Sinfonia da camera a tre in si bemolle maggiore, op. 2, n. 6, brano posto a chiusura di una raccolta di Sei sinfonie da camera a tre, pubblicata a Londra nel 1736.
Toccava quindi ad una Salve Regina in re maggiore a voce di contralto solo con archi e basso continuo, che precedeva “Sì pietoso il tuo labbro ragiona” e “In braccio a mille furie”, da “Semiramide riconosciuta”, dramma in tre atti su libretto di Metastasio, che esordì al Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia nel 1729.
Fra queste due arie, composte per Farinelli, abbiamo ascoltato il Concerto per flauto con violini in re maggiore (la cui trascrizione moderna è stata curata da Renata Cataldi), mentre la serata si è chiusa con la cantata a due voci “Vanne e vivi con la speranza”.
Uno sguardo ora all’Ensemble “Musica Minima” e all’Ensemble “Le Musiche da Camera”, compagini entrambe di assoluto valore, che hanno rispettivamente evidenziato alcuni gioielli della musica europea dei secoli XVII e XVIII, e composizioni poco conosciute di uno dei massimi esponenti del Settecento napoletano, facendo comprendere come ci sia ancora molto da esplorare al riguardo.

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