Alessandro Scarlatti spegne 357 candeline al Conservatorio di Napoli

Foto Max Cerrito

Il 2 maggio 2010, in occasione del 350° anniversario della nascita di Alessandro Scarlatti (1660-1725), l’Associazione musicale napoletana a lui dedicata decise di celebrare l’avvenimento con una conferenza ed un concerto.
Da allora, salvo un breve vuoto di un paio d’anni, il grande compositore è stato ricordato sempre con appuntamenti di altissimo spessore, che hanno proposto al pubblico una piccola panoramica di una produzione ancora oggi poco conosciuta ed ancor meno apprezzata nella sua interezza.
Quest’anno la ricorrenza è stata inserita dall’Associazione Alessandro Scarlatti nel più ampio ciclo intitolato “La stagione del barocco” ed ha avuto come sede prestigiosa la Sala Scarlatti del conservatorio di San Pietro a Majella.
Il concerto, affidato al trio composto da Francesca Aspromonte (soprano), Simone Ori (clavicembalo) e Manuela Albano (violoncello), si è aperto con la cantata da camera per soprano e basso continuo “Pensieri, oh Dio, qual pena”, seguita dalla Sonata n. 1 in re minore per violoncello e basso continuo, dalle Tre sonate per violoncello e basso continuo, datate intorno al 1700 ed affini, come modello, alle sonate da chiesa corelliane.
Si passava quindi a “Del Tirreno a le sponde”, esempio di cantata di lontananza, ovvero brano che identificava lo struggimento legato all’amore perduto (nel caso in questione Fileno abbandonato dalla ninfa Clori).
Toccava poi alle 29 Partite sopra la Follia per clavicembalo solo (1723), basate sul celeberrimo motivo di una danza contadina portoghese, riportato per la prima volta nel trattato De musica libri septem di Francisco de Salinas (1577) e utilizzato, nel corso dei secoli, da più di 150 compositori.
Ultimo brano in programma, Andate, o miei Sospiri, al Cor d’Irene, cantata alla amicizia fatta con idea umana per soprano e basso continuo, che nacque nell’ambito di una amichevole sfida tra Francesco Gasparini ed Alessandro Scarlatti, portata avanti nel 1712 musicando il medesimo testo.
Per quanto riguarda gli interpreti, avevamo di fronte un terzetto di elevatissimo livello, a cominciare dal soprano Francesca Aspromonte, artista ventiseienne che ha alle spalle già una prestigiosa carriera, ed ha confermato la sua straordinaria bravura confrontandosi ottimamente con le tre cantate.
Di grande spessore anche Simone Ori al clavicembalo e Manuela Albano al violoncello, solisti validissimi che hanno mostrato perfetto affiatamento, supportando nel migliore dei modi la cantante.
Pubblico entusiasta, ma meno numeroso di quanto meritasse l’evento, sul quale hanno sicuramente pesato la vicinanza con il ponte del 1° maggio, una programmazione cittadina sovrabbondante legata all’annuale “Maggio dei Monumenti” e un orario poco consono per un concerto infrasettimanale, dovuto alle particolari esigenze del Conservatorio.
Due i bis, uno consistente nella seconda aria della cantata Ardo è ver, per soprano, flauto e basso continuo, il cui manoscritto si trova nella biblioteca del Conservatorio di Napoli, che ha visto salire sul palcoscenico il flautista Tommaso Rossi; l’altro rivolto alla canzone Lu cardillo, di autore anonimo del Settecento, rielaborata a metà dell’ottocento da Ernesto Del Preite e musicata da Pietro Labriola.
In conclusione, anche quest’anno Alessandro Scarlatti è stato festeggiato degnamente, grazie a tre grandi interpreti e ad una scelta oculata di brani proposti, che hanno ulteriormente evidenziato il valore di un musicista, al quale la città di Napoli ha giustamente intitolato associazioni, orchestre, sale da concerto, strade, ma la cui produzione continua a rimanere in gran parte sconosciuta.

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