Ad Anversa una intensa celebrazione in live streaming della Giornata internazionale della Memoria

La pianista, ricercatrice e musicologa calabrese Giusy Caruso, residente in Belgio, è stata protagonista di un concerto celebrativo della “Giornata internazionale della Memoria”, tenutosi nella chiesa di San Carlo Borromeo di Anversa e organizzato dalla Società Dante Alighieri di Anversa, in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio e con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.
L’evento è iniziato con una breve introduzione di Emiliano Biagio Manzillo, presidente della Società Dante Alighieri di Anversa, che ha ricordato i 700 anni dalla nascita del grande poeta italiano, collegando la sua memoria a quella di numerosi artisti italiani di origini ebree, la cui persecuzione iniziò all’indomani delle Leggi razziali promulgate dal regime fascista nel 1939 .
Ha quindi preso la parola Hilde Kieboom, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio, che ad Anversa si riunisce proprio nella chiesa di San Carlo Borromeo, per sottolineare l’impegno di questa istituzione nei confronti degli ultimi e nel cercare di mantenere vivo il ricordo delle tragedie che hanno travolto vittime innocenti, soprattutto nel corso del Novecento.
Il programma musicale prevedeva l’esecuzione di Shin di Carla Rebora, frutto di un progetto portato avanti da Giusy Caruso insieme alla compositrice genovese (per il quale è imminente anche una pubblicazione su RATM, rivista specializzata di Analisi e Teoria Musicale), consistente nella versione pianistica, datata 2014, de “Il nono canto” per voce e pianoforte (2010), pagina ispirata al Cantico dei Cantici (Shir ha shirim).
Prima di proporre il brano, l’artista cosentina ha voluto spiegare in modo conciso ed esauriente le numerose peculiarità sottese all’interessante composizione, a cominciare dal titolo, corrispondente alla ventunesima lettera dell’alfabeto ebraico, le cui tre linee verticali unite ad una linea orizzontale alla base corrispondono all’Albero della Vita con i Tre Pilastri: Isacco, Giacobbe (linea centrale) e Abramo.
Ma shin è anche la radice di altri sostantivi, come ad esempio shiva (l’illuminato) e shalom (pace).
La composizione originale utilizza, inoltre, alcune frasi del Cantico dei Cantici e, dal punto di vista musicale, la cantillazione ebraica e le note che formano la scala del modo dorico.
Molti anche i riferimenti numerologici in quanto troviamo, ad esempio, il Sei, corrispondente alle parti nelle quali è suddiviso il brano, ai suoni della “scala di Giacobbe” (riportati nel secondo movimento come omaggio a Schönberg), ed i giorni della Creazione; l’Otto come i punti cardinali (somma dei punti cardinali e di quelli intermedi) ed i capitoli del Cantico dei Cantici e il Dodici, numero legato ai figli di Giacobbe, alle tribù d’Israele e ai dodici suoni della scala cromatica alla base del dodecafonismo.
Una composizione, quindi, multiforme e ricca di significati, alla quale Giusy Caruso ha saputo dare la giusta interpretazione, in una chiesa priva di pubblico, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia (il che in questo caso forniva al complesso un’atmosfera ulteriormente austera e solenne).
Chiudiamo citando il parroco della chiesa di San Carlo Borromeo padre Hendrik Hoet e Olivier Lins presidente della locale “Fabbrica”, che hanno fatto gli onori di casa, offrendo l’ospitalità ad uno degli eventi commemorativi più interessanti della “Giornata della Memoria 2021” in ambito musicale.

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