Prosegue, nella veranda neoclassica di Villa Pignatelli la stagione del “Maggio della Musica”, affidata alla direzione artistica del Maestro Michele Campanella.
Ospite del recente appuntamento il Fine Arts Quartet, ensemble statunitense di stanza a Chicago, formato dai violinisti Ralph Evans ed Efim Boico, dal violista Gil Sharon e dal violoncellista Niklas Schmidt, che ha inaugurato il ciclo integrale dei quartetti di Ludwig van Beethoven, nell’ambito di una sezione del “Maggio” che si concluderà nel 2020, in coincidenza con il 250° anniversario dalla nascita del “genio di Bonn”.
In programma il Quartetto in sol maggiore, op. 18 n. 2 ed il Quartetto in do maggiore, op. 59 n. 3.
Il primo apparteneva ai Sei quartetti op. 18, che segnarono l’esordio di Beethoven in questo ambito cameristico, scritti fra il 1798 ed il 1800, su commissione del principe Lobkowitz (che fu anche il dedicatario).
Frutto di una genesi alquanto sofferta, al momento della pubblicazione, avvenuta l’anno successivo, le sei composizioni vennero stampate, per una scelta di natura commerciale dell’editore viennese Mollo, in un ordine differente da quello del reale completamento (in quanto il n. 1 in si bemolle maggiore fu terminato dopo il n. 3 in re maggiore) e suddivise in due raccolte da tre.
Dal punto di vista stilistico, i sei quartetti guardavano sicuramente a Mozart e Haydn, indicando nel contempo nuove possibili strade da seguire.
Riguardo al Quartetto in do maggiore op. 59, n. 3, pubblicato nel 1808, posto a chiusura dei Quartetti “Razumovsky”, così definiti dal nome del conte che li commissionò a Beethoven.
Discreto violinista dilettante, il nobile era ambasciatore dello zar a Vienna, per cui l’autore tedesco inserì, in suo onore, richiami alla tradizione russa, molto chiari nei primi due quartetti, un po’ più velati nel terzo.
Veniamo quindi al Fine Arts Quartet, che avevamo già ascoltato anni fa in un paio di occasioni, rimanendo colpiti da un suono di livello altissimo e di assoluta nitidezza ed espressività, con un impressionante scavo nel particolare.
Anche stavolta l’ensemble ha confermato di essere una eccellenza mondiale e la cosa maggiormente sbalorditiva è che, mentre i due violinisti Ralph Evans ed Efim Boico fanno parte del Quartetto, rispettivamente dal 1982 e dal 1983, il violista Gil Sharon e il violoncellista Niklas Schmidt hanno raggiunto la compagine solo lo scorso anno.
Eppure, l’affiatamento evidenziato fra i quattro è stato talmente perfetto, che sembrava suonassero insieme da sempre, e la bravura assoluta del singolo (si pensi, ad esempio, allo strepitoso Ralph Evans), non incideva sul miracoloso equilibrio complessivo.
Pubblico giustamente entusiasta, che ha chiesto ed ottenuto un bis beethoveniano, consistente nel movimento finale del Quartetto in fa maggiore, op. 18 n. 1, splendida chiusura di un concerto eccezionale, che ha riportato a Napoli un ensemble di caratura internazionale.
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