La stagione del Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini si apre nel segno della musica elisabettiana

Foto Max Cerrito

Foto Max Cerrito

La Chiesa Anglicana di Napoli ha ospitato il concerto inaugurale della stagione 2013-2014 del Centro di Musica Antica Pietà de’ Turchini, organizzato con il patrocinio dell’Ambasciata del Regno Unito e dell’Irlanda del Nord in Italia.
La serata, rivolta a musiche e temi caratteristici dell’epoca elisabettiana, intitolata “The Silver Swan” (dall’omonimo song di Orlando Gibbons), era affidata all’Ensemble Daedalus, diretto da Roberto Festa, ed al soprano Monika Mauch per la parte musicale, e a Toni Casalonga per quella scenica.
Tre i momenti nei quali era diviso l’allestimento, Of love-sickness, Saturnian night, Life renewed, a sottolineare i passaggi salienti di un percorso portato avanti dal protagonista della vicenda che, partendo dalle pene amorose, giungeva ad una rigenerazione, passando attraverso le tenebre notturne (una via che ricordava da vicino i tre stadi fondamentali dell’alchimia, nigredo, albedo e rubedo).
Per l’accompagnamento musicale sono stati scelti brani di autori noti, come John Dowland, William Byrd ed il già citato Gibbons, e meno noti o quasi sconosciuti (almeno dalle nostre parti), quali Tobias Hume, Thomas Ford, Anthony Holborne John Danyel, Christopher Simpson e Robert Tailour.
Per quanto riguarda gli interpreti, il loro compito principale era quello di supportare la vicenda eseguendo, nelle prime due parti, brani lenti, struggenti e malinconici, per poi chiudere con pezzi più vivaci, ad indicare la rigenerazione raggiunta dopo tanti patimenti.
L’obiettivo è stato raggiunto nel migliore dei modi dall’ensemble Daedalus, ben diretto da Roberto Festa, che ha mostrato una notevole coesione, contribuendo a creare atmosfere particolarmente aderenti agli argomenti proposti.
Molto buona è apparsa anche la prova di Monika Mauch, penalizzata però dal fatto di essere posizionata, per dare vita a suggestivi giochi di luci ed ombre, dietro un panno trasparente, per cui ha potuto far emergere in pieno la sua splendida vocalità soltanto quando è uscita allo scoperto.
L’ideazione scenica, curata da Toni Casalonga, a parte il problema appena segnalato, ha sicuramente contribuito a sottolineare i sentimenti e le sensazioni legate alle musiche eseguite, con l’intento di prendere per mano il pubblico, pur se alcuni spettatori, sia nelle prime che nelle ultime file, non sempre si sono lasciati coinvolgere.
In conclusione un inizio di stagione di grande intensità e molto promettente, che ha portato alla ribalta una pagina della storia della musica britannica caratterizzata da una scarsa risonanza, soprattutto se paragonata al successo universale arriso alla coeva produzione shakespeariana, nel cui contesto i brani ascoltati si inseriscono a pieno titolo.

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