Il duo Gringolts-Laul continua il suo significativo viaggio attraverso l’integrale delle sonate di Beethoven

Si è tenuto, al Teatro delle Palme, il terzo appuntamento con il ciclo integrale delle Sonate per violino e pianoforte di Ludwig van Beethoven, proposto all’interno della rassegna in streaming dell’Associazione Alessandro Scarlatti, ed affidato al duo costituito da Ilya Gringolts e Peter Laul.
Anche stavolta erano tre i brani in programma, iniziando dalla Sonata n. 2 in la maggiore op. 12, appartenente ad un trittico che segnò l’esordio di Beethoven in questo genere cameristico.
Data alle stampe dalla casa editrice viennese Artaria alla fine del 1798, con dedica a Salieri, l’op. 12 conobbe una stroncatura feroce, dopo la “prima” tenutasi l’anno successivo, da parte del critico dell’ Allgemeine Musikalische Zeitung, autorevole giornale di Lipsia, che accusò l’autore di “… accatastare difficoltà su difficoltà, fino a far perdere la pazienza e la gioia”.
La successiva Sonata n. 7 in do minore op. 30 n.2 era anch’essa parte di un trittico, completato nel 1802 e dedicato addirittura allo zar Alessandro I.
La raccolta venne consegnata al sovrano dal conte Razumovsky, ambasciatore russo a Vienna, mecenate di Beethoven, ed anche discreto musicista, che chiamò al suo servizio il quartetto di Ignaz Schuppanzigh, suonando spesso nell’ensemble come secondo violino.
Lo zar risultò abbastanza indifferente all’omaggio, e solo molti anni dopo, trovandosi a Vienna per partecipare allo storico Congresso, a seguito delle forti pressioni della consorte Elisabetta, fece dono a Beethoven di 100 ducati ed un anello.
Chiusura con la Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96, iniziata nel 1810 e terminata nel 1812, ultimo contributo del grande compositore alla produzione per violino e pianoforte.
Il suo esordio avvenne nel palazzo del principe Lobkowitz, dove il brano fu eseguito dal virtuoso francese Pierre Rode al violino e dall’Arciduca Rodolfo (dedicatario del pezzo) al pianoforte.
Scritta circa dieci anni dopo la celeberrima sonata “a Kreutzer”, è stata oggetto di approfonditi studi e paragoni con quest’ultima, relativi all’evoluzione stilistica di Beethoven e all’atmosfera che in questo caso risultava contraddistinta da una tensione decisamente minore.
Per quanto riguarda Ilya Gringolts e Peter Laul, i due musicisti anche in questo ulteriore confronto con le sonate di Beethoven hanno evidenziato grande bravura, nitidezza del suono e ottimo affiatamento, peculiarità che il pubblico in rete avrà sicuramente apprezzato.
Ricordiamo ancora che, come ormai è consuetudine, le esecuzioni dei brani sono state precedute da brevi interventi del noto giornalista e critico musicale Stefano Valanzuolo, soffermatosi sulla feroce critica all’op. 12 da parte dell’Allgemeine Musikalische Zeitung, sul ringraziamento molto tardivo dello zar in risposta alla dedica dell’op. 30 e del drammatico incedere della sordità di Beethoven durante la sua stesura e, infine, sulla bellezza pari alla difficoltà dell’op. 96, scritta forse durante un periodo di innamoramento del compositore, che all’epoca venne accolta positivamente dalla critica e, nel corso del tempo, è stata eseguita da prestigiosissime coppie di interpreti.
Non ci resta che darvi appuntamento al prossimo fine settimana con il concerto in streaming (sabato 30 gennaio, con una replica sempre sabato e due repliche domenica 31 gennaio), che chiuderà questo splendido ciclo rivolto alle sonate di Beethoven per violino e pianoforte.

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