Al “Maggio della Musica” una suggestiva immersione nella tradizione popolare sarda con i Cuncordu e Tenore de Orosei

Cuncordu e Tenore de OroseiIl “canto a tenore” sardo costituisce un unicum in ambito musicale, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e sono ancora avvolte nel mistero, nonostante molti lo riconducano, per la sua affinità, al “canto armonico”, tecnica diffusa in particolare fra alcune popolazioni mongoliche e tibetane.
Fra i gruppi prestigiosi, che mantengono viva questa tradizione, inserita dal 2005 nell’elenco relativo al “Patrimonio orale e culturale immateriale dell’Umanità”, stilato dall’Unesco, si annoverano i “Cuncordu e Tenore de Orosei”, recentemente ospiti della stagione del “Maggio della Musica”.
Formato da Tonino Carta, voche del tenore, Gian Nicola Appeddu, cronta del tenore e del cuncordu, Mario Siotto, bassu del tenore e del cuncordu, Piero Pala, mesuvoche e voche del tenore e del cuncordu, Massimo Roych, voche del cuncordu e suonatore di pipiolos e benas, il gruppo ha inizialmente proposto alcuni canti “a cuncordu”, brani sacri in lingua sarda, concepiti per voce “liscia” (ovvero normale), che accompagnavano le processioni del tempo pasquale, nati intorno al 1600 con la diffusione delle diverse Confraternite.
Si tratta di pezzi, definiti gotzos, il cui scopo era quello di coinvolgere maggiormente i fedeli, che partecipavano ai riti della Settimana Santa, ovviando alla loro scarsa o nulla dimestichezza con il latino.
Diverso il discorso riguardante il già citato “canto a tenore”, al centro della seconda parte del concerto, in quanto contraddistinto da una emissione di suoni gutturali, curati da un quartetto formato da bassu, contra, mesu voche e voche (con la voche che intona il motivo e gli altri che la seguono in modo sfalsato), e caratterizzato da temi di argomento profano.
Uno sguardo, ora, sugli interpreti, per sottolineare la loro eccezionale bravura, che si traduce in un’intonazione e un affiatamento perfetti, abbinati ad un’estrema simpatia di tutti i componenti.
Ulteriore pregio è stato quello di esporre in modo breve ed esauriente alcune notizie legate ai due generi, compito brillantemente svolto da Massimo Roych, per cui l’unico rammarico consiste nella scarsa presenza di pubblico, anche se gli spettatori presenti si sono dimostrati calorosissimi, apprezzando una tradizione dalle sonorità suggestive, che in Sardegna risulta fortunatamente ancora molto radicata.

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