Lewandowski: Diciotto Salmi liturgici

Nato a Wreschen nel 1821 in una famiglia di ebrei polacchi, Louis Lewandowski si spostò a Berlino quando aveva 12 anni.
Grazie ai buoni uffici di Alexander Mendelssohn, cugino del più noto Felix, riuscì ad entrare nel conservatorio della città tedesca, che solitamente non ammetteva alunni di origini ebraiche, dove studiò pianoforte e canto.
Nel 1840 fu chiamato dalla locale sinagoga per ricoprire il ruolo di direttore del coro, dando vita ad un radicale rinnovamento musicale in ambito liturgico.
Ottenne il medesimo incarico nel 1866 quando, sempre a Berlino, venne inaugurata la nuova sinagoga, che poteva ospitare più di tremila fedeli, alla presenza di Otto von Bismarck, primo ministro della Prussia e fra le personalità più influenti della politica di fine Ottocento.
Lì Lewandowski portò avanti una notevole attività fino al 1894, anno della sua morte, pubblicando, fra l’altro, due volumi di brani per il servizio sacro, concepiti per coro e cantor (la voce solista delle funzioni ebraiche), con o senza l’accompagnamento d’organo, in quanto la presenza dello strumento non era accettata da tutte le correnti dell’Ebraismo.
Degna di nota fu anche la fondazione dell’Istituto per musicisti anziani ed indigenti, che ebbe grande sviluppo finché visse l’autore.
Alla produzione di Lewandowski appartiene anche la raccolta di Diciotto Salmi liturgici, datata 1879, che la Deutsche Grammophon ha recentemente registrato, in “prima assoluta integrale” (in quanto solo una parte era già stata incisa), utilizzando come sede la sinagoga di Budapest.
Dall’ascolto complessivo dei brani, si evince come Lewandowski pur non rinnegando le sue origini, propenda maggiormente verso uno stile romantico, sicuramente influenzato da Mendelssohn, abbastanza vicino alle melodie della chiesa Protestante, e per questo motivo si guadagnò una decisa avversione da parte delle frange religiose più conservatrici.
Per quanto riguarda gli interpreti, riuniti sotto la splendida direzione di Andor Izsák, troviamo le voci soliste di Lúcia Megyesi Schwartz (mezzosoprano), Rózsa Kiss (soprano), Viola Thurnay (contralto), Gábor Pivarcsi (tenore) e Szabolcs Hámori (basso), ed il Coro della Radio Ungherese, accompagnati all’organo da Márton Levente Horváth.
Il risultato complessivo è di grande spessore e contribuisce a mettere in luce un valido autore, sconosciuto al di fuori del contesto musicale religioso legato all’Ebraismo.

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