Fra gli anniversari musicali del 2021 spicca il centenario della nascita di Astor Piazzolla (1921-1992), universalmente noto sia come bandoneonista che in qualità di compositore.
Quest’ultima veste si deve innanzitutto agli studi portati avanti con il connazionale Alberto Ginastera negli anni ’40, che orientarono inizialmente Piazzolla verso la musicalità di Stravinskij e Bartók.
Tutto cambiò a partire dal 1954, quando la sua Sinfonía Buenos Aires vinse il Premio di composizione “Fabien Sevitky”, organizzato dall’omonimo direttore dell’Orchestra Sinfonica di Indianapolis e nipote del grande contrabbassista Serge Koussevitzky, che gli permise di usufruire di una borsa di studio annuale con Nadia Boulanger a Parigi.
La leggendaria docente di composizione, dopo aver analizzato gli spartiti di Piazzolla, si complimentò per la solidità strutturale dei suoi brani, ma tenne a sottolineare la loro scarsa originalità e di conseguenza la mancanza di uno stile personale.
Fu allora che il musicista, quasi con vergogna, eseguì al pianoforte un suo pezzo che attingeva alle tradizioni popolari argentine, al che la Boulanger sembra abbia affermato “Astor, questo è il tuo stile, non lo abbandonare mai!”.
Da quel momento Piazzolla decise di fondere ritmi popolari e sonorità contemporanee, introducendo nell’organico strumenti quali la chitarra elettrica ed il contrabbasso, attraverso un percorso approdato al cosiddetto “Nuevo Tango”.
Così facendo si attirò le ire di gran parte del popolo argentino, che considerava il tango una vera e propria religione e, in quanto tale, immodificabile.
Considerato quindi alla stregua di un rinnegato, Piazzolla fu condannato nel suo paese ad una emarginazione, che resiste tuttora in alcuni ambienti, ma contemporaneamente conobbe in Europa, dove ancora oggi è molto famoso, un successo sempre più crescente, contribuendo anche alla capillare diffusione del tango nel vecchio continente.
Il centenario della nascita di Piazzolla è stato celebrato un po’ ovunque, compatibilmente con i problemi legati alla pandemia, ed ha anche visto l’uscita di numerose incisioni rivolte a brani noti e meno conosciuti dell’autore argentino.
Buon ultima giunge ora la proposta del Parsifal Piano Trio, formato da Jalle Feest (violino), Emilia Slugocka (violoncello) e Anna Paola Milea (pianoforte), che ha registrato, con l’etichetta Luna Rossa Classic, il cd “Trio for Tango”.
Il disco si apre con Las cuatro Estaciones porteñas, dedicate alla città di Buenos Aires (l’aggettivo porteño si riferisce infatti ai nativi della capitale argentina).
Concepite originariamente per violino, pianoforte, chitarra elettrica, contrabbasso e bandoneón, e in tempi diversi (Verano porteño risale al 1965, Invierno porteño al 1969, Otoño porteño e Primavera porteña sono del 1970), furono riunite in un’unica composizione nel 1970.
In esse alcuni frammenti del pezzo vivaldiano più famoso, iniziale fonte di ispirazione, si inseriscono in uno stile che fonde musica occidentale e ritmi sudamericani, senza però trascurare intriganti sonorità contemporanee.
Il successivo Esqualo apparteneva all’omonimo album del 1979, registrato a Buenos Aires, mentre Oblivion fu composto nel 1984 per la colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio, ma ben presto è divenuto un brano di successo a sé stante.
Con La muerte del Ángel, si torna invece indietro, negli anni ’60, e alla cosiddetta “Suite dell’angelo”, formata da quattro movimenti, creata da Piazzolla per le musiche di scena di “Tango del Ángel”, opera teatrale dello scrittore Alberto Rodríguez Muñoz.
Chiusura con un trittico costituito da Meditango, Adiós Nonino (composto nel 1959 in memoria del padre) e il celeberrimo Libertango, pezzo di apertura dell’album registrato in Italia nel 1974, avente il medesimo titolo, che segnò il definitivo passaggio di Piazzolla dal tango tradizionale al “Nuevo Tango”.
Uno sguardo, ora, alle interpreti, Jalle Feest (violino), Emilia Slugocka (violoncello) e Anna Paola Milea (pianoforte), che costituiscono un trio molto affiatato e contraddistinto da intensità e raffinatezza esecutiva, capace di trasmettere forti emozioni all’ascoltatore, riportando all’originale splendore composizioni, per le quali la crescente celebrità è andata spesso di pari passo con un imbarazzante snaturamento.
Va inoltre citato Alessandro Monteduro, che con le sue percussioni fornisce il suo ottimo apporto ad una buona parte dei brani.
Da ricordare, infine, che la trascrizione di quasi tutti i pezzi venne curata da José Bragato, violoncellista di origini friulane, trapiantato in Argentina, dove fu per molti anni al fianco di Piazzolla, morto ultracentenario nel 2017.
Fanno eccezione Meditango e Libertango, curati da Gian Luigi Zampieri e Adiós Nonino, la cui trascrizione si deve a Roberto Piana, autore anche delle brevi ed esaurienti note illustrative presenti nel libretto di accompagnamento.
Concludendo, un cd che omaggia nel migliore dei modi Astor Piazzolla, nel centenario della nascita, grazie ad un ensemble di notevole livello come il Parsifal Piano Trio.
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