La giovanissima chitarrista Cristina Galietto illumina con il suo enorme talento la stagione concertistica dell’Associazione Domenico Scarlatti

La stagione concertistica 2021 dell’Associazione Domenico Scarlatti ha ospitato, presso la Domus Ars, il recital di Cristina Galietto, reduce dalla recentissima vittoria all’ EuroStrings Guitar Competition, concorso svoltosi a Petrer in Spagna.
La chitarrista napoletana ha iniziato il concerto con due sonate in si minore di Domenico Scarlatti (1685-1757), la K. 408 e la K. 377, tratte dal corpus monumentale formato da 555 sonate, create prevalentemente per strumenti a tastiera.
I successivi Romanza e Andantino, secondo e terzo movimento della Grande Sonata in la maggiore M.S. 3 di Niccolò Paganini (1782-1840), appartenevano alla produzione meno nota del grande compositore che, oltre ad essere un virtuoso del violino, si distinse anche come chitarrista.
La prima parte si chiudeva con Mermaid, pezzo dedicato da Enzo Amato alla Galietto, quando era sua allieva, contraddistinto da sonorità moderne, che però non escono mai dall’alveo della tonalità e quindi apprezzabili da una vasta gamma di ascoltatori.
Dopo un breve intervallo, era la volta della Cavatine di Alexandre Tansman (1897-1986), compositore e pianista polacco naturalizzato francese.
Il brano vinse il concorso bandito dall’Accademia Chigiana di Siena nel 1951 per celebrare i venti anni di attività e, in origine, comprendeva quattro movimenti (Preludio, Sarabande, Scherzino e Barcarolle).
Le prime esecuzioni furono affidate al leggendario Segovia, che da poco aveva iniziato la sua collaborazione con l’istituzione, grande amico ed estimatore di Tansman, che consigliò al musicista di chiudere il lavoro con un movimento caratterizzato da maggiore energia rispetto alla Barcarolle.
Così nel 1952 venne aggiunta la Danza Pomposa, che rese decisamente più brillante il finale di un brano, pensato come un omaggio all’Italia e, soprattutto, a Venezia, dove era stato concepito.
Il programma si chiudeva con i Tres piezas españolas di Joaquín Rodrigo (1901-1999), formati da Fandango, Passacaglia e Zapateado, risalenti al 1954 e rivolti alle tradizioni iberiche di un autore ancora oggi molto celebre per lo struggente Adagio, movimento centrale del Concierto de Aranjuez.
Uno sguardo ora alla giovanissima interprete, classe 2000, che già avevamo avuto modo di apprezzare lo scorso anno, in occasione dell’inaugurazione della stagione organizzata dall’Associazione Domenico Scarlatti.
E’ trascorso, quindi, poco tempo e, nonostante questo breve (e complicatissimo) frangente, la Galietto ci è apparsa ulteriormente maturata, non tanto nella tecnica, già di per sé strepitosa, ma nella volontà di evidenziare ancor più approfonditamente le sfumature e le sfaccettature sottese ai brani eseguiti.
Pubblico numeroso (naturalmente sempre nei limiti del consentito) ed entusiasta, che ha chiesto a gran voce il bis ed è stato accontentato con l’esecuzione di altri due brani, lo Studio n. 11 in mi minore di Heitor Villa-Lobos e Recuerdos de la Alhambra di Francisco Tárrega, splendida conclusione di un concerto di altissimo livello.

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