Nell’ambito della stagione organizzata dall’Associazione “Maggio della Musica”, che si avvale della direzione artistica del maestro Michele Campanella, il Teatro Diana ha ospitato il concerto dal titolo “Gouache 2” avente come protagonista il duo minimoEnsemble, formato da Daniela del Monaco (contralto) e Antonio Grande (chitarra).
Al centro della serata la musica napoletana classica nel periodo fra la fine del Settecento e gli albori dell’Unità d’Italia, partendo da Domenico Cimarosa con “Quaglia, quaglia”, aria di Pulcinella, tratta dalla farsa in un atto “La baronessa stramba” e “Che terrore, che paura…”, aria di Carmosina, appartenente alla commedia per musica “I finti nobili”.
Entrambi i lavori esordirono a Napoli durante il periodo carnevalesco, il primo nel 1786 al Teatro Nuovo, il secondo al Teatro dei Fiorentini nel 1780.
Dalla farsa alla satira politica con “La serpe a Carolina”, invettiva contro Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando I di Borbone, motivo portato alla ribalta da Roberto De Simone, che trasse ispirazione dalla “ ’Ngiuriata de la Coccovaja de Puorto all’ex Regina de Napole” (1799), pezzo abbinato poi all’aria di anonimo “Bello ni’ si m’amave n’ at’ anno”.
Attribuito a Donizetti, ma quasi sicuramente frutto della collaborazione fra Filippo Campanella e l’ottico e poeta Raffaele Sacco, “Te voglio bene assaje”, datata 1839, fu per molti mesi un vero e proprio tormentone, vendendo la bellezza di 180.000 copielle (spartiti delle canzoni più in voga del momento, contenenti il testo e la parte per pianoforte, offerti per poche lire dai suonatori di pianino).
L’enorme diffusione scatenò anche tutta una serie di liriche “alternative”, che avevano lo scopo di parodiare quello che era diventato un fenomeno ai limiti della paranoia.
Al proposito riportiamo i seguenti versi di anonimo: “…giovani, vecchi, bamboli, Ognuno convien che abbai: Ti voglio bene assai, E tu non pensi a me”.
Altra attribuzione dubbia riguarda “Fenesta ca lucive”, edito da Girard nel 1842, probabilmente ispirato ad una ballata siciliana del Cinquecento, che narrava la triste storia della baronessa di Carini, sorpresa in flagrante adulterio ed uccisa dal padre e dal marito.
Come autore della musica fu indicato, al fianco di Guglielmo Cottrau, Vincenzo Bellini, ma molto probabilmente vi era la mano di Luigi Ricci, noto soprattutto per la tarantella che chiude l’opera “La Festa di Piedigrotta”.
A Teodoro Cottrau si devono invece “Santa Lucia” (1849), nella doppia versione in napoletano ed in italiano, e “L’addio a Napoli” (1868) in italiano, mentre Lo cardillo, di autore anonimo del Sei-Settecento, venne rielaborata a metà dell’Ottocento da Ernesto Del Preite e Pietro Labriola.
Chiusura con “Canzone marenara”, scritta da Gaetano Donizetti nel 1835, e pubblicata nel 1837 nella raccolta Soirées d’automne à l’Infrascata.
E veniamo agli interpreti, il contralto Daniela del Monaco e il chitarrista Antonio Grande, entrambi visibilmente emozionati per essere finalmente tornati a calcare il palcoscenico dopo la sosta forzata causata dalla pandemia.
Il loro sodalizio, nato nel 1996, si è sviluppato attraverso vari filoni, con una predilezione nei confronti della storia della canzone napoletana classica, portata avanti attraverso studi molto approfonditi.
E, in effetti, Daniela del Monaco, oltre a fornire una serie di straordinarie interpretazioni, frutto di un sapiente connubio fra musica e presenza scenica, le ha intervallate con la descrizione di interessanti episodi risalenti al periodo ottocentesco e di curiosità legate ad alcune delle canzoni proposte.
Fra queste, forse, la più particolare riguardava “Santa Lucia” e “L’addio a Napoli”, poste rispettivamente all’inizio ed alla fine del cartone animato della serie “Tom & Jerry”, ambientato nella città partenopea, dal titolo “Neapolitan Mouse” (1954).
Riguardo ad Antonio Grande, autore anche delle trascrizioni per chitarra delle canzoni, ha evidenziato la consueta nitidezza timbrica abbinata ad un tocco raffinatissimo, supportando alla perfezione le evoluzioni canore di Daniela del Monaco.
Pubblico numeroso, compatibilmente con le limitazioni ancora in atto, che ha gradito moltissimo la serata, chiedendo a gran voce un bis e ottenendone ben due.
Il minimoEnsemble ha infatti eseguito prima “Palummella”, dall’opera buffa “La Molinarella” di Niccolò Piccinni, andata in scena a Napoli nel 1766, e poi “La serenata del cuoco”, motivo del 1913 di E. A. Mario (noto soprattutto per aver concepito “La leggenda del Piave”), briosa anticipazione del prossimo concerto che speriamo di poter ascoltare quanto prima.
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