Il secondo appuntamento della stagione in streaming della Associazione Alessandro Scarlatti, inserito nel progetto “Silenzio in sala a tempo di musica”, realizzato dal Comitato nazionale Amur (da un’idea del fotografo Daniele Ratti), ha avuto come splendidi protagonisti il soprano Maria Grazia Schiavo ed il pianista Maurizio Iaccarino.
Il concerto, tenutosi al Teatro delle Palme, dal titolo “Passeggiate amorose da Napoli a Parigi tra il XVIII e il XIX secolo”, consisteva in una panoramica rivolta a brani, spesso poco conosciuti, di autori celebri e meno noti, che studiarono nella città partenopea o furono allievi di docenti formatisi nei conservatori napoletani, oppure fecero parte degli ambienti culturali della capitale francese.
In apertura due esempi che coprivano tutte le suddette categorie, in quanto Antonio Sacchini (1730-1786), nato a Firenze, si spostò a Napoli dove ebbe Durante come maestro e terminò la sua carriera a Parigi, mentre il parmense di famiglia austriaca Ferdinando Paër (1771-1839), studiò, fra gli altri, con Gaspare Ghiretti (allievo del Conservatorio della Pietà de’ Turchini) e anch’egli fu molto attivo a Parigi dove finì i suoi giorni.
Del primo è stato proposto “Non cerchi innamorarsi”, tratto da A treatise of singing, raccolta del 1799 curata dall’organista, cantante e compositore britannico Joseph Corfe, mentre il secondo era presente con “Pupille tenere” e “Capriccio melancolico”, appartenenti a Douze ariettes en differentes langues.
A seguire altri due autori che riscossero notevole successo a Napoli, Francesco Mancini (1672-1737), allievo di Provenzale, rappresentato da “Dir ch’io t’ami” e Domenico Cimarosa (1749-1801), a cui si deve “Necessaria è lla femmena”.
Il successivo “La fata dello Scodillo”, di anonimo, metteva in luce Vincenzo de Meglio (1825-1883), un compositore noto soprattutto per le sue trascrizione pianistiche di alcune fra le più belle canzoni della tradizione napoletana, pubblicate nella raccolta in tre volumi “Eco di Napoli”, alla quale appartenevano anche “Raziella” del parigino trapiantato a Napoli Guillaume Cottrau (1797-1847) e “La sorrentina” del figlio Teodoro (1827-1879), eseguite al termine della prima parte e precedute da “La zingara, dal ciclo Ispirazioni viennesi di Gaetano Donizetti (1797-1848) e “Il rimprovero”, da Soirées musicales di Gioachino Rossini (1792-1868).
La seconda parte iniziava con “L’abbandono”, struggente romanza da camera scritta da Vincenzo Bellini (1801-1835), che studiò a Napoli con Tritto e Zingarelli quando la sede del Conservatorio era l’ex convento di San Sebastiano.
Si passava quindi al parigino Charles Gounod (1818-1893) con “Venise” su testo di Alfred de Musset e al venezuelano, naturalizzato francese Reynaldo Hahn (1874-1947), che strinse una amicizia intensa e duratura con Proust e compose molti brani per voce e pianoforte, utilizzando liriche di grandi letterati transalpini, come Victor Hugo (“Si mes vers avaient des ailes”) e Théophile de Viau (“À Chloris”).
Toccava quindi a Giacomo Puccini (1858-1924) con due sue poco note incursioni nell’ambito della musica salottiera, la ninna nanna “E l’uccellino” (1899), su una poesia di Renato Fucini, e “Sole e amore” (1888), dove si può riconoscere, allo stato embrionale, il celebre quartetto del terzo atto de “La Bohème”.
Praticamente sconosciuto oggi, ma piuttosto famoso ai suoi tempi, il palermitano Stefano Donaudy (1879-1925), presente con “No, non mi guardate” e “Perché dolce, caro bene”, tratte dalle 36 arie di stile antico, composte su testi del fratello Alberto, poeta e commediografo, e pubblicate da Ricordi nel 1915.
Al termine di questa coltissima passeggiata non poteva mancare il partenopeo Mario Pilati, prematuramente scomparso nel 1938 ad appena 35 anni.
Nella sua “Tammurriata”, tratta da Echi di Napoli (1933), si respira un forte attaccamento alle origini, abbinato ad una discreta dose di ironia, propria del carattere dell’autore.
Prima di chiudere, in una sorta di bis, che sicuramente il pubblico avrebbe richiesto se fosse stato presente in sala, uno sguardo oltreoceano con “Kiss me again”, da Mlle. Modiste, operetta di Victor Herbert (1859-1924).
Quest’ultimo, violoncellista, compositore e direttore d’orchestra irlandese, si spostò negli USA nel 1886 e lì porto avanti una carriera di grande successo grazie ai suoi lavori che contribuirono ai fasti di Broadway a cavallo fra la fine dell’Ottocento e gli albori del Novecento.
Per quanto riguarda i due protagonisti, il soprano Maria Grazia Schiavo ed il pianista Maurizio Iaccarino hanno dato vita ad un concerto di elevatissimo livello, innanzitutto per il repertorio scelto, formato da una serie di pezzi, belli e raffinati, che inquadravano molto bene i diversi periodi presi in considerazione.
A ciò si deve aggiungere l’eccezionale bravura del duo, formato da artisti che hanno entrambi alle spalle una carriera prestigiosa come singoli interpreti, e costituiscono un fiore all’occhiello del panorama musicale, non solo napoletano ma internazionale, e rappresentano un sodalizio artistico che denota un perfetto affiatamento, raggiunto grazie ad una lunga frequentazione, abbinata ad una grande stima reciproca.
E, come ulteriore merito, va dato loro quello di essere riusciti a forare lo schermo, entrando nelle case dei tanti appassionati che hanno seguito il concerto, per cui consigliamo caldamente, a chi non l’abbia ancora fatto, di rivivere la serata collegandosi con il canale YouTube della Associazione Alessandro Scarlatti (https://www.youtube.com/watch?v=w2VeW0z8lrw) o con il sito del Comitato nazionale AMUR (https://www.comitatoamur.it/), perché ne vale assolutamente la pena.
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