Dopo il grande successo del concerto inaugurale, affidato all’Orchestra Scarlatti Junior ed al coro Chopin, la seconda edizione del Festival UniMusic, organizzato dalla Nuova Orchestra Scarlatti in partnership con l’Università “Federico II” è ritornato nel Cortile delle Statue.
Ospiti del recente appuntamento il formidabile violinista Salvatore Quaranta e gli Archi della Nuova Orchestra Scarlatti, con un programma incentrato sulle celeberrime “Quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, precedute dalla Piccola suite per archi, basata su motivi tratti dalla copiosa produzione di Alessandro Scarlatti (1660-1725) e dal Concerto in sol minore per due violoncelli, archi e basso continuo RV 531 di Antonio Vivaldi.
Un breve approfondimento legato al clou della serata, per ricordare come “Le Quattro stagioni” siano costituite dai Concerti per violino, archi e basso continuo, rispettivamente in mi maggiore RV 269 “La Primavera”, in sol minore RV 315 “L’Estate”, in fa maggiore RV 293 “L’Autunno” e in fa minore RV 297 “L’Inverno”.
Posti a capo dell’op. 8, fanno parte di una raccolta di dodici brani, concepiti per il medesimo organico, che Vivaldi chiamò “Il cimento dell’Armonia e dell’Inventione”, poiché intendeva proporre un abbinamento fra razionalità musicale e fantasia.
Pubblicati nel 1725 ad Amsterdam, dall’editore Le Cène, con dedica al conte di Marzin, le composizioni erano accompagnate da sonetti descrittivi dello stesso Vivaldi, e possono quindi essere considerate uno dei primi esempi di “musica a programma”.
A quasi tre secoli di distanza, i quattro concerti vivaldiani godono di una fama costante e universale, in quanto capaci di soddisfare l’appassionato più esigente, come l’ascoltatore occasionale, per cui ancora oggi sono molto eseguiti in pubblico e continuano ad essere oggetto di nuove incisioni.
Gli ultimi decenni hanno poi aperto ampi spazi a nuove congetture, per quanto riguarda l’esecuzione dei pezzi barocchi e, fra le altre cose, un’ipotesi piuttosto accreditata vuole che le partiture, soprattutto quelle concepite per gli strumenti solisti, non fossero altro che basi, sulle quali dare libero spazio all’improvvisazione (il che avvicina in modo sorprendente il barocco al jazz).
Ritornando al concerto, il grande protagonista della serata è stato indubbiamente il violinista Salvatore Quaranta, che ha evidenziato una tecnica raffinata, un virtuosismo mai fine a sé stesso ed un suono di estrema nitidezza anche nei passaggi più complessi.
Inoltre ha trascinato gli archi della Nuova Orchestra Scarlatti, ben compattati attorno al primo violino Pasquale Faucitano, in una interpretazione del capolavoro vivaldiano quanto mai equilibrata, costantemente ricca di tensione che, da una parte, ha evitato l’appiattimento tipico delle versioni routinarie del secolo scorso, mentre dall’altra non si è avventurata in soluzioni innovative, molto intriganti ma ancora troppo avveniristiche per il pubblico.
Un cenno meritano anche i giovanissimi Ludovica Ventre e Vittorio Infermo, componenti dell’Orchestra Scarlatti Junior, solisti del Concerto in sol minore per due violoncelli, archi e basso continuo RV 531 di Vivaldi, che hanno mostrato grandi potenzialità e notevole passione, presupposti per una futura carriera di grande prestigio.
Pubblico numeroso (compatibilmente con le attuali restrizioni legate alla pandemia in atto) e molto attento, che ha lungamente omaggiato tutti i musicisti, iniziando da Salvatore Quaranta, con applausi lunghi e scroscianti, chiedendo ed ottenendo un bis, naturalmente vivaldiano, a coronamento di una serata di ottima musica.
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