A Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto di Studi Filosofici, prosegue l’XI edizione del Festival di Musica da Camera, rassegna curata da Riccardo Scognamiglio.
Ospite del terzo appuntamento il grande pianista Bruno Canino, che si è confrontato con alcuni brani di Ludwig van Beethoven (1770-1827), iniziando dalla Sonata n. 8 in do minore, op. 13, dedicata al principe Karl von Lichnowsky, uno dei maggiori mecenati viennesi, che ospitò a lungo il musicista.
La composizione venne pubblicata nel 1799 da Eder, ed è passata alla storia con l’appellativo di “Patetica” che, in questo caso, si deve all’autore e non fu aggiunta dall’editore, come avveniva molto frequentemente durante il periodo romantico.
Si passava quindi alla Sonata n. 14 in do diesis minore op. 27, n. 2, risalente al 1801, dedicata alla contessa diciassettenne Giulietta Guicciardi.
Definita da Beethoven “Sonata quasi una fantasia”, in quanto si allontanava dalla forma canonica, fu ribattezzata “Al chiaro di luna” dal critico musicale e poeta Ludwig Rellstab poiché, nell’andante sostenuto del primo movimento scorse l’immagine della luna riflessa sul lago di Lucerna.
Terzo ed ultimo brano in programma le 15 Variazioni e fuga per pianoforte in mi bemolle maggiore, op. 35, dette anche “Variazioni Eroica” in quanto costituiscono una sorta di prova generale del Finale della Sinfonia n. 3 “Eroica”, tramite un tema già sfruttato da Beethoven anche in una Contraddanza e nel balletto “Le creature di Prometeo”.
Edite a Lipsia nel 1803 da Breitkopf e Härtel, cambiarono dedicatario in corso di pubblicazione, per cui Beethoven sostituì l’abate Maximilian Stadler con il conte Moritz Lichnowsky, con lo scopo di sdebitarsi nel più breve tempo possibile con quest’ultimo per un favore ricevuto.
Per quanto riguarda l’interprete, possiamo affermare che ogni concerto di Bruno Canino rappresenti sempre un evento imperdibile, peculiarità confermata anche in questa occasione, durante la quale il musicista ha fornito l’ennesimo saggio della sua bravura, dando vita ad esecuzioni straordinarie per intensità e raffinatezza, che lo collocano fra gli ultimi rappresentanti di un pianismo d’altri tempi.
E, nell’ambito di un recital di grandissimo spessore, forse l’apice è stato toccato dal primo movimento della Sonata “Al chiaro di luna”, che ha trasmesso una serie di emozioni difficili da dimenticare.
Pubblico che ha gremito all’inverosimile il “salone degli specchi” di Palazzo Serra di Cassano, mostrando interesse ed attenzione costanti, e si è prodotto in un applauso scrosciante al termine del concerto, chiedendo un bis, prontamente concesso dal maestro, che ha voluto chiudere in bellezza il suo omaggio beethoveniano con il terzo ed ultimo movimento della Sonata in sol maggiore, op. 79.
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