Ai “Vespri d’organo” il maestro Nicola Florio pone a confronto i preludi di ieri e di oggi

Foto Fulvio Calzolaio

Il secondo appuntamento della rassegna “Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli – Vespri d’organo”, organizzata dall’Associazione Trabaci, il cui presidente è il maestro Mauro Castaldo, ha avuto come protagonista Nicola Florio, organista della Cattedrale di Cerreto Sannita (BN).
Nella chiesa dell’Immacolata al Vomero, il musicista ha proposto un recital diviso in due parti, con la prima dedicata interamente a brani tratti dai “Preludes for Worship”, raccolta di pezzi giovanili dello statunitense Gordon Young (1919-1998).
Autore pluripremiato e prolifico, famosissimo negli USA, Young ha fornito alle musiche liturgiche una impronta personale, come si è potuto apprezzare nei brani ascoltati e la sua produzione va sicuramente approfondita.
Se i preludi di Young non prevedevano alcuno sviluppo successivo, come molti di quelli scritti a cominciare dalla fine dell’Ottocento, il maestro Florio si è poi confrontato con una serie di preludi che rispondevano alla definizione classica, seguiti dalle rispettive fughe.
Una panoramica, quest’ultima, rivolta prevalentemente alla scuola tedesca, che si apriva con il Praeludium in mi (detto “Il Grande”) di Nicolaus Bruhns (1665-1697), che si spostò a Lubecca dove studiò organo e composizione con Buxtehude, divenendo uno dei suoi allievi prediletti.
La morte prematura stroncò una carriera di grande successo e, sfortunatamente, quasi tutte le sue composizioni, che non si limitavano alla musica organistica, sono andate perdute.
Il successivo Preludio con fuga in re minore portava alla ribalta Johann Gottfried Walther (1684-1748), cugino di Bach e figura eclettica di compositore, organista e lessicografo, in quanto autore del Musicalisches Lexicon, contenente il significato di circa tremila vocaboli legati al campo musicale e le biografie di molti compositori.
Era poi la volta di un omaggio alla gloriosa scuola francese, con Preludio, fuga e variazione in si minore, op. 18 di César Franck (1822-1890), dai Six Pièces pour grande orgue , raccolta concepita dal musicista belga, trapiantato a Parigi, quando ricopriva l’incarico di organista titolare della chiesa di Santa Clotilde, dove nel 1859 era stato collocato uno splendido Cavaillé-Coll.
Si ritornava quindi in Germania con il Praeludium und Fuge in si bemolle maggiore di Johann Kuhnau (1660-1722), passato alla storia soprattutto per essere stato Kantor della chiesa di San Tommaso a Lipsia prima di Bach.
E proprio al sommo Johann Sebastian Bach (1685-1750) era affidata la chiusura, con il giovanile Praeludium – Pièce d’Orgue und Fuge in re maggiore BWV 532, presumibilmente concepito durante la sua permanenza ad Arnstadt
Uno sguardo, ora, all’organista, che nella vita di tutti i giorni lavora nel settore bancario, per cui si dedica allo strumento solo nel tempo libero.
Ciò non gli vieta, comunque, di concepire programmi sempre nuovi ed interessanti, ai quali fornisce un ottimo apporto esecutivo, per cui merita tutti i nostri complimenti.
Pubblico numeroso, partecipe ed entusiasta, a riprova del crescente riscontro ottenuto dalla rassegna, che al termine ha salutato l’interprete con un lungo, scrosciante e meritato applauso, che in parte ripaga  i tanti sacrifici fatti in questi anni dal maestro Nicola Florio per coltivare la sua grande passione.

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