Al Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano, il Coro Filarmonico Jubilate Deo omaggia la produzione dei quattro conservatori

Foto Max Cerrito

Nuovo appuntamento al Centro di Cultura Domus Ars con il Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano che ha ospitato il Coro Filarmonico Jubilate Deo, diretto da Giuseppe Polese.
In programma alcuni autori della Scuola partenopea, in rappresentanza dei quattro conservatori di Napoli, iniziando da Domenico Cimarosa (1749-1801), nato ad Aversa, che studiò al “S. Maria di Loreto” con Gennaro Manna, Antonio Sacchini e Fedele Fenaroli.
La sua figura è strettamente legata all’opera buffa della seconda metà del Settecento, anche se nell’occasione sono stati eseguiti tre lavori sacri, legati all’apprendistato giovanile, un Magnificat, datato 1769, le Litanie a 4 voci, risalenti al 1775 e Domine ad adiuvandum (1767), tutti e tre custoditi nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella.
La successiva “Ninna nanna” poneva in evidenza Carmine Giordano (1685-1758), nato a Cerreto Sannita (BN), allievo al Conservatorio della Pietà dei Turchini di Gennaro Ursino e Nicola Fago, che divenne organista della Cappella Reale.
In tale contesto non poteva mancare Alessandro Scarlatti (1660-1725), presente con l’aria “Già il sole dal Gange”, tratta da L’honestà negli amori, opera allestita nel 1680, su diretto interessamento della regina Cristina di Svezia, al Teatro Barberini di Roma.
Di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), allievo del Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, sono invece stati eseguiti due brani dal celeberrimo Stabat Mater, scritto nel 1736 a seguito di una richiesta della Confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo.
La tradizione vuole che l’autore iesino abbia completato il brano in punto di morte, nel convento dei Cappuccini di Pozzuoli, dove era ricoverato per una tubercolosi che lo avrebbe stroncato ad appena 26 anni.
Dall’allievo ad uno dei suoi docenti, Francesco Durante (1684-1755), che insegnò anche al Conservatorio di S. Onofrio a Porta Capuana e al Conservatorio di S. Maria di Loreto.
Oltre ad essere un insegnante prestigioso, Durante viene annoverato fra i maggiori autori di musica religiosa del Settecento, come si poteva apprezzare anche dal brano Vergin, tutto amor, caratterizzato da una incredibile modernità.
Chiusura rivolta a Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) che ebbe modo, durante il pur breve soggiorno a Napoli nel 1770, di verificare l’enorme fermento musicale che contraddistingueva la città in quel periodo.
Del genio salisburghese sono stati eseguiti il mottetto Ave Verum Corpus K. 618 in re maggiore e il Laudate Dominum per soprano ed organo.
Il primo fu composto per sanare un debito contratto con l’amico Anton Stoll, Kappelmeister della chiesa parrocchiale di Baden, dove il pezzo esordì nel 1791 in occasione della festa del Corpus Domini, mentre il secondo, tratto dai Vesperae solemnes de confessore K. 339, risaliva al 1780 e venne concepito presumibilmente per accompagnare i riti liturgici vespertini che precedevano la festa di San Ruperto, patrono di Salisburgo.
Riguardo agli interpreti, il Coro Filarmonico Jubilate Deo di Torre del Greco, diretto da Giuseppe Polese e ben accompagnato al pianoforte da Nicola Polese, si è confermato compagine di alto livello.
Molto bravi sono risultati anche il soprano Mariateresa Polese, il contralto Martina Sannino, il tenore Gianluca Pantaleone ed il baritono Giuseppe Todisco, chiamati a ricoprire i diversi ruoli solistici dei brani proposti.
Pubblico numeroso, nonostante un freddo particolarmente intenso, che ha salutato con un lungo applauso i protagonisti, rendendosi conto che la richiesta di aggiungere la Scuola Napoletana del Settecento nell’elenco del Patrimonio immateriale dell’UNESCO, ribadita  prima del concerto dal direttore artistico Enzo Amato, si basa su dati estremamente concreti.

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