Umberto Garberini e Shizuka Susanna Salvemini grandi protagonisti del concerto inaugurale della terza edizione della rassegna “ArteSalvArte”

Si è svolto, nella Sala Maria Lorenza Longo, ex refettorio del Complesso Monastico di S. Maria in Gerusalemme, il primo appuntamento di “ArteSalvArte”, rassegna organizzata dall’Associazione Onlus “L’Atrio delle Trentatré”, presieduta da Francesco Galluccio, in collaborazione con il maestro Antonello Cannavale.
Secondo lo spirito che anima la manifestazione, giunta al terzo anno di vita, i proventi degli appuntamenti musicali saranno utilizzati per il restauro di un’opera d’arte, e quest’anno la scelta è caduta su una tela dell’Ottocento raffigurante Santa Veronica che riceve le stimmate.
La serata inaugurale ha ospitato il duo costituito da Umberto Garberini e Shizuka Susanna Salvemini, che ha proposto alcuni brani per pianoforte a quattro mani, genere poco noto al quale hanno contribuito anche compositori molto famosi.
Non a caso il primo brano era la Sonata in re maggiore K. 381 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), risalente al 1772, anno che segnò il suo ritorno in Italia, dove diresse la “prima” di Lucio Silla.
Una certa aria operistica è presente anche in questo pezzo, scritto per essere eseguito in coppia con la sorella Nannerl, il che accadde in diverse occasioni ufficiali.
Le successive Variazioni su un tema di Robert Schumann, op. 23 di Johannes Brahms (1833-1897), furono concepite nel 1861, probabilmente per esecuzioni in ambito familiare, in quanto l’autore amburghese le dedicò a Clara Schumann ed alla figlia Julie.
Si tratta di un commosso omaggio all’amico Robert, che si basa sul cosiddetto Geister-Thema o “Tema degli spiriti”, scritto da Schumann su un motivo che, a suo dire, gli era stato recapitato dagli spiriti beati di Schubert e Mendelssohn, tramite una delegazione angelica.
Chiusura con Six Morceaux, op. 11 che Sergej Rachmaninov (1873-1943) compose nel 1894, appena diplomatosi al Conservatorio di Mosca, avvalendosi di reminiscenze legate ai suoi studi, come nel quarto movimento, ispirato ai valzer di Chopin o, nell’ultimo, avente come riferimento un canto russo tratto dal “Boris Godunov” di Musorgskij.
Nel complesso un programma molto impegnativo, che i due pianisti hanno ottimamente eseguito, evidenziando un perfetto affiatamento e una grande solidità esecutiva.
Pubblico che ha mostrato di apprezzare i brani proposti ed ha chiesto e ottenuto un bis, consistente in una trascrizioni bachiana di Busoni, conclusione di grande suggestione a coronamento di un recital di alto livello.

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