Il Libro di Giuditta, inserito nell’Antico Testamento, è dedicato alle vicende attorno alle quali ruota la figura di una ricca e pia vedova ebrea, giunta in soccorso di Betulia, piccola città di fede israelita, da tempo assediata dalle truppe di Oloferne, generale al servizio del re babilonese Nabucodonosor.
Grazie alla sua abilità, e guidata da Dio, Giuditta riuscirà ad entrare nelle grazie di Oloferne, per poi ucciderlo mediante decapitazione, portando lo scompiglio nell’esercito nemico e salvando così il suo popolo ormai vicino alla resa.
Nel complesso una storia piuttosto anomala, in quanto porta alla ribalta una donna energica, ricca (nonostante sia vedova), e con nessuna voglia di prendere un nuovo marito, pur essendo molto bella.
Va ancora ricordato come il Libro di Giuditta sia compreso fra i cosiddetti deuterocanonici, ovvero quei libri dell’Antico Testamento che sono accettati dai Cattolici e dagli Ortodossi, ma considerati apocrifi dai Protestanti e dagli stessi Ebrei, poiché basati su una versione greca e non ebraica.
Un personaggio come Giuditta non poteva passare inosservato in ambito artistico e numerosissime sono le sue raffigurazioni pittoriche, che quasi sempre la ritraggono trionfante, con in mano la testa di Oloferne.
Dal canto loro anche i compositori hanno voluto esaltare questa eroina per cui si contano, dal Seicento ad oggi, più di 200 lavori rivolti all’argomento.
Fra questi rientra il doppio contributo fornito da Alessandro Scarlatti, con un oratorio a cinque voci ed un oratorio a tre voci.
Il primo, risalente al 1693 (ma allestito l’anno successivo) su testi del cardinale Pietro Ottoboni, è noto come “La Giuditta” di Napoli, in quanto una sua copia risulta custodita nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella (l’originale si trova, invece, nella biblioteca di Morristown nel New Jersey, ma come sia giunta lì rappresenta ancora un mistero).
Il secondo, a tre voci, su testi di Antonio Ottoboni (padre di Pietro), completato ed allestito nel 1695, viene definito come “La Giuditta” di Cambridge, poiché conservato alla Rowe Music Library del King’s College della nota città britannica.
Entrambi vennero scritti a Napoli, dove Scarlatti ricopriva il ruolo di maestro della Real Cappella ma, data la committenza, esordirono a Roma, salutati da un notevole successo, che si estese anche in altre corti al di fuori di quelle italiane.
“La Giuditta” di Napoli è stata al centro del concerto inaugurale della stagione 2019-2020 dell’Associazione Alessandro Scarlatti, tenutosi nella Basilica di San Paolo Maggiore, dove cento anni fa iniziò l’avventura della gloriosa istituzione musicale partenopea.
L’oratorio, diviso in due parti, è stato eseguito dalla Cappella Neapolitana, diretta da Antonio Florio (che per l’occasione, ha anche curato la nuova edizione della partitura, secondo i canoni legati alla prassi esecutiva storicamente informata), e costituita da Alessandro Ciccolini (primo violino), Patrizio Focardi e Paolo Cantamessa (violini primi), Marco Piantoni, Nunzia Sorrentino e Massimo Percivaldi (violini secondi), Rosario Di Meglio (viola), Alberto Guerrero e Andrea Lattarulo (violoncelli), Giorgio Sanvito (contrabbasso), Luigi Trivisano (clavicembalo), Angelo Trancone (organo), Pierluigi Ciapparelli (tiorba), Domenico Passarelli e Giacomo Lapegna (flauti dolci), Michele Petrignani (tromba).
La parte vocale era invece affidata ai soprani Giuseppina Perna (Giuditta) e Ester Facchini (Ozia), al contraltista Aurelio Schiavoni (Oloferne), al tenore Leopoldo Punziano (Capitano) ed al basso Giuseppe Naviglio (Sacerdote).
Nel complesso un organico vocale-strumentale di grande prestigio, che ha contribuito ad evidenziare un oratorio, dove testi e musica descrivono alla perfezione gli stati d’animo dei vari personaggi, in un contesto particolarmente drammatico.
Per tale motivo a tutti va un enorme plauso, dalla affiatata e compatta Cappella Neapolitana, artefice di un’esecuzione di elevatissimo livello, che faceva emergere in pieno la raffinatezza delle sonorità scarlattiane, a un quintetto di interpreti straordinari, in perfetta sintonia con l’orchestra, ognuno dei quali si è saputo calare nel suo ruolo, abbinando ottima vocalità a notevole presenza scenica.
Pubblico numerosissimo ed entusiasta, che ha voluto riservare lunghi e scroscianti applausi agli ottimi protagonisti, al termine di una inaugurazione che verrà sicuramente ricordata a lungo.
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