Prosegue la rassegna “E’ aperto a tutti quanti” – Musica a pranzo, affidata in questa parte della stagione al Conservatorio di Avellino che, nella splendida cornice di Palazzo Zevallos Stigliano, proporrà all’attenzione del pubblico i suoi migliori allievi.
In tale ambito si sono recentemente esibiti quattro musicisti, che hanno dato vita ad un concerto quanto mai corposo, diviso in due parti.
Nella prima, il duo formato da Emiliana Cannavale (violino) ed Elisabetta Furio (pianoforte) ha eseguito la Sonata op. 12 n. 2 in la maggiore di Ludwig van Beethoven e la Sonata K. 304 in mi minore di Wolfgang Amadeus Mozart.
Il brano beethoveniano apparteneva ad un trittico pubblicato nel 1798 dalla casa editrice viennese Artaria, con dedica a Salieri.
Punto di riferimento erano certamente le sonate mozartiane, ma in questo caso si puntava più al dialogo fra i due strumenti.
Dal canto suo la K. 304 risale al 1778 e venne pubblicata a Parigi da Sieber, nell’ambito di una raccolta di sei brani, con dedica alla principessa elettrice Maria Elisabetta del Palatinato, da cui l’appellativo di “Sonate Palatine” dato all’insieme.
Essa si distingue, inoltre, per essere l’unica sonata in tonalità minore nella produzione mozartiana destinata a tale organico, il che dipende quasi sicuramente dal fatto che, durante la sua stesura, il compositore perse la madre.
Protagonista della seconda parte è stato il duo costituito da Luigi Iuliano (violoncello) e Angelo Gala (pianoforte), confrontatosi con la Sonata in mi minore op. 38 n. 1 di Johannes Brahms e con l’Allegro appassionato op. 43 di Camille Saint-Saëns.
La prima è frutto di una lunga gestazione, cominciata nel 1862, durante il soggiorno estivo a Münster am Stein, e terminata presumibilmente nell’estate 1865 a Lichtenthal, nei pressi di Baden-Baden.
Dedicata a Joseph Gänsbacher, insegnante di canto al conservatorio di Vienna, violoncellista e giurista, il brano risulta diviso in tre movimenti e si caratterizza per l’ Allegro non troppo iniziale, ricco di toni drammatici e per l’austerità dell’Allegro conclusivo, di chiara matrice bachiana.
Inoltre si avverte la precisa volontà del compositore di porre sul medesimo piano i due strumenti, valorizzando il pianoforte che, all’epoca, aveva ancora un ruolo subordinato rispetto al violino.
Riguardo al secondo, si tratta di un breve e scoppiettante pezzo, scritto da Saint-Saëns nel 1875, poco tempo dopo il matrimonio con Marie Laurie Emilie Truffot, e dedicato all’amico violoncellista Jules-Bernard Lasserre.
Uno sguardo ora agli interpreti che, al cospetto di alcuni capisaldi della letteratura cameristica, hanno fornito un’ottima prova, e sia il duo Cannavale-Furio, sia il duo Iuliano-Gala, si sono distinti per un notevole affiatamento ed un suono accurato, molto apprezzati dal numerosissimo pubblico presente.
In conclusione un concerto di elevata fattura, caratterizzato da un programma di grande interesse, valorizzato da talentuosi esecutori.
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