Anche quest’anno la chiesa napoletana di Santa Maria della Rotonda ha ospitato la rassegna “Musica intorno all’organo”, la cui direzione artistica è curata da Roberta Schmid e Daniela del Monaco.
Due gli appuntamenti proposti, al centro dei quali vi era il Mascioni op. 1147, strumento a trasmissione meccanica collocato nel luogo di culto venti anni fa.
Il primo concerto, dedicato in buona parte al repertorio mariano, ha ospitato il mezzosoprano Silvia Martinelli e l’organista Andrea Trovato, che hanno aperto la serata con il Preludio in re minore del tedesco Pachelbel, oggi noto soprattutto per il suo Canone in re maggiore.
A seguire l’ Ave Maria di Vavilov, che risale al 1972 e, all’indomani della morte del liutista russo, venne attribuita a Giulio Caccini, al punto che ancora oggi molti la considerano erroneamente una composizione rinascimentale.
Si passava quindi a due pezzi bachiani, “Höchster, mache deine Güte”, dalla Cantata BWV 51 “Jauchzet Gott in allen Landen”, scritta a Lipsia e risalente al 1730 e la Fantasia (Concerto) in sol maggiore BWV 571, considerata spuria
Toccava poi all’aria “Nun beut die Flur” dall’oratorio di Haydn “La Creazione”, che esordì a Vienna nel 1798.
Una successiva parentesi, rivolta agli operisti, comprendeva “La vergine degli Angeli”, da “La forza del destino” di Verdi in un arrangiamento per organo del maestro Trovato, una Salve Regina giovanile di Bellini e il “Coro dei Pellegrini” dal Tannhäuser di Wagner nella versione per tastiera di Liszt.
Il programma si concludeva con tre brani di argomento mariano, Ecce Ancilla e Ave Maria di Trovato e Salve Maria di Mercadante.
Il secondo concerto è stato invece affidato al mezzosoprano Elisabetta Pallucchi e all’organista Maurizio Maffezzoli, che hanno proposto una panoramica legata prevalentemente agli albori delle principali scuole europee, partendo dal Plein jeu, Fugue e Grand Jeu del francese Pierre Du Mage (o Dumage), autore vissuto a cavallo fra Seicento e Settecento, molto meno noto dei coevi Clerambault e Marchand, in quanto la sua carriera si svolse lontano dai fasti parigini.
Più conosciuto Francisco Corrêa de Arauxo, attivo nel periodo di transizione tra Rinascimento e Barocco, a Siviglia, Jaen e Segovia, dove morì in condizioni di estrema indigenza nel 1654.
L’autore spagnolo è ricordato soprattutto per il trattato Facultad orgánica, pubblicato nel 1626, rivolto sia alla teoria che alla pratica organistica, contenente 69 brani (tra i quali il Canto Llano de la Inmaculada Concepción de la Virgen María e Tres Glosas Sobre el Canto Llano de la Immaculada Concepción de la Virgen María), suddivisi per gradi di difficoltà crescente, che rappresentano anche l’unica testimonianza della sua produzione giunta fino a noi.
La Germania risultava rappresentata da Johann Gottfried Walther (1684-1748) e Georg Philipp Telemann (1681-1767).
Del primo, cugino di Bach e figura eclettica di compositore, organista e anche lessicografo, è stato proposto il Preludio con Fuga LV 123, mentre dalla sterminata produzione del secondo, che fu per più di 40 anni direttore musicale di Amburgo, era tratta la revisione per alto e organo della cantata Ergeuß dich zur Salbung der schmachtenden Seele TWV 1:447, legata al periodo di Pentecoste
La pagina italiana aveva inizio con i Sette Versetti (dai Dodici versetti in re minore) del mantovano Paolo Benedetto Bellinzani (1682 o 1690 – 1757), ordinato sacerdote nel 1712, membro dell’Accademia Filarmonica di Bologna, che girò l’Italia, da Udine a Recanati (dove morì), passando per Fabriano, Pergola, Pesaro, Urbino, Fano e Orvieto.
Napoletano era invece Nicola Antonio Zingarelli (1752-1837), autore della Salve Regina per alto e organo.
Allievo di Fenaroli al Conservatorio di Santa Maria di Loreto, ebbe una carriera prestigiosa che lo portò anche fuori dai confini napoletani, sia per presenziare all’allestimento delle sue numerose opere, sia in qualità di maestro di cappella (Duomo di Milano, Santa Casa di Loreto, Cappella Giulia in Vaticano).
Fu quindi direttore del conservatorio di San Pietro a Majella quando era ancora denominato Real Collegio di Musica e maestro del coro del Duomo di Napoli, dal 1816 fino alla morte, succedendo al defunto Paisiello.
Altra figura prestigiosa, caduta nell’oblio, è quella di Bonaventura Somma (1893-1960), nativo di Chianciano e allievo di Perosi e Respighi, che divenne nel 1926 direttore del Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, portandolo a livelli mai raggiunti in precedenza.
La sua vasta produzione comprende anche brani sacri per organo come Angelo custode che abbiamo ascoltato durante il concerto.
Ultimo pezzo dedicato ad autori del nostro paese, O salutaris de Campagne, dal volume XI dei Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini (1792-1868), insieme comprendente circa 150 brani, composti nella residenza dell’autore a Passy, vicino Parigi, fra il 1857 ed il 1868, e suddivisi in 14 album.
La serata si chiudeva con un’Ave Maria per alto ed organo di Camille Saint-Saëns (1836-1921), uno dei più grandi compositori francesi di tutti i tempi.
Uno sguardo, ora, sugli interpreti, che hanno eseguito brani di grande interesse, portando alla ribalta diversi compositori che meriterebbero di essere rivalutati.
Ma, a parte le scelte musicali, utili anche ad evidenziare le notevoli potenzialità dello strumento, va sottolineata la bravura sia della coppia Martinelli-Trovato, sia del duo Pallucchi-Maffezzoli, caratterizzati dall’elevato valore dei singoli e dal loro ottimo affiatamento, frutto di una lunga consuetudine.
Chiudiamo rinnovando i nostri complimenti ai quattro bravissimi artisti, non prima di aver ringraziato anche Roberta Schmid e Daniela del Monaco che, superando le consuete mille difficoltà, sono riuscite anche nel 2019 ad organizzare una rassegna di alto livello, celebrando e festeggiando nel modo migliore i venti anni dell’organo Mascioni.
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