A “Miti di Musica” le Sibille del Coro Mysterium Vocis

Il ciclo “Miti di Musica”, organizzato dall’Associazione Alesssandro Scarlatti in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha ospitato il Coro Mysterium Vocis, diretto dal maestro Rosario Totaro, che si è confrontato con un repertorio compreso fra il Cinquecento ed i giorni nostri.
Diversi i musicisti presi in considerazione, con un occhio particolare al franco-fiammingo Orlando di Lasso (1532-1594), autore delle Prophetiae Sibyllarum, che hanno ispirato anche il titolo del concerto (“Dalla Sibilla alla Vergine”).
Pubblicate postume nel 1600 dal figlio Rodolfo, risultano formate da dodici mottetti (preceduti da un’introduzione), i cui testi sono collegati alle profezie di altrettante Sibille, incentrate sulla venuta di Cristo.
La raccolta venne regalata da Orlando di Lasso ad Alberto V di Baviera, in segno di ringraziamento per averlo assunto alla corte di Monaco, ma non se ne conosce l’esatta datazione.
Una piccola finestra è stata dedicata anche alle Harmoniae morales di Jakob Petelin (1550-1591), molto più noto come Jacobus Gallus o Jacob Handl (a seconda della latinizzazione o germanizzazione di nome e cognome).
Pubblicate a Praga nel 1589 e 1590, sono costituite da madrigali, basati su testi latini di natura filosofica e contraddistinte dal particolarissimo stile del compositore sloveno.
Un altro capitolo, piuttosto ampio, era dedicato agli autori attivi a Napoli, partendo dal contributo alla liturgia pasquale di Niccolò Jommelli (1714 – 1774) con Qual giglio candido (da “Agonia di Cristo”), il cui testo accompagnava la quinta delle “Sette ultime parole di Cristo sulla croce”.
Di Antonio Nola (1642 – dopo il 1701), che prestò la sua collaborazione presso il convento dei Girolamini, abbiamo ascoltato Resurrexit, mentre alla produzione di Giandomenico da Nola (1510/1520 ca. – 1592) appartenevano Credo ch’el paradiso al parer mio e Venga quel bel Narciso che nel fonte, entrambe tratte da “Il Primo Libro delle Villanelle alla Napolitana”, pubblicato nel 1570 a Venezia.
La panoramica legata alla scuola partenopea si chiudeva con il Novecento, grazie ad una suggestiva versione di Divuzzione, da Echi di Napoli, otto canzoni su vecchi testi popolari per canto e pianoforte (1933), del napoletano Mario Pilati, prematuramente scomparso nel 1938 e con Laudate et benedicete del contemporaneo Giacomo Vitale, professore del Conservatorio di Avellino.
Il programma comprendeva, infine, Veni Sancte Spiritus del britannico George Fenton (1950), noto soprattutto per le sue colonne sonore, Salve Regina del religioso portoghese Diogo Dias Melgás (1638 – 1700), la cui carriera si svolse interamente nella cittadina di Évora e Alleluja di un altro lusitano, Francisco António de Almeida (1702 ca. – 1755), operista che si perfezionò a Roma fra il 1722 ed il 1726 .
Nel complesso un concerto che ha proposto autori, a parte Orlando di Lasso, poco conosciuti e ancor meno eseguiti, al quale il Coro Mysterium Vocis, diretto dal maestro Rosario Totaro, ha fornito il consueto apporto di alto livello.
Ciò che colpisce favorevolmente per quanto riguarda la compagine, fondata nel 1992 e oggi in fase di ringiovanimento, è la presenza di cantanti di elevato spessore, molto bravi sia a fornire il loro indispensabile contributo all’equilibrio ed alla versatilità dell’ensemble, sia a sostenere ruoli solistici di notevole difficoltà.
In più, il “Mysterium Vocis” è riuscito anche nell’improbo compito di superare, in buona parte, i consueti problemi legati all’acustica della Sala del Toro Farnese, cornice prestigiosa ma musicalmente inadatta, che ci auguriamo possa essere sostituita il prima possibile dall’auditorium in via di completamente nella nuova ala del Museo Nazionale.
Ricordiamo, infine, Marina Esposito e Fiorella Orazzo, che hanno letto la traduzione dal latino delle liriche delle Prophetiae Sibyllarum, e Guglielmo Gisonni e Marcello Della Gatta, ai quali è stata affidata la lettura del testo delle due villanelle di Giandomenico da Nola, a completamento di una serata di indiscutibile valenza artistico-culturale, che ha meritatamente riscosso un caloroso successo di pubblico.

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