Con “ScarlattinJazz” il festival UniMusic dà vita ad un interessante connubio fra musica classica e ritmi d’oltreoceano

Il cortile del Maschio Angioino ha ospitato il penultimo appuntamento con il festival UniMusic, dal titolo “ScarlattinJazz”, che ha avuto come protagonista la Nuova Orchestra Scarlatti, diretta dal maestro Bruno Persico.
Il concerto, organizzato nell’ambito del festival UniMusic, dalla Nuova Orchestra Scarlatti, in partnership con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, risultava diviso in due parti.
Nella prima sono stati eseguiti alcuni brani del repertorio classico, nella sapiente elaborazione orchestrale di Bruno Persico.
Così, senza interruzioni, venivano proposte, in una particolare versione, un’aria di Alessandro Scarlatti, una sarabanda di Händel, una sonata di Domenico Scarlatti e l’arietta dalla Sonata per pianoforte in do minore n. 32, op. 111 di Beethoven.
Era poi la volta di 103, recentissimo pezzo creato dal maestro Persico, che fungeva da collegamento alla seconda parte, rivolta alla produzione di musica jazz del Novecento.
Si partiva dalla Pocket Size Sonata n. 2 (1959), di chiara matrice gershwiniana, del pianista e compositore non vedente Alec Templeton (1909-1963), nato a Cardiff e morto nel Connecticut.
A seguire un’ampia pagina rivolta al musical “West Side Story” di Leonard Bernstein (1918-1990), che esordì a Broadway nel 1957, comprendente i brani America, I feel pretty, One hand One heart, Mambo, I have a Love e Tonight, anch’essi elaborati da Persico.
Ultimi due brani in programma, risalenti entrambi alla fine degli anni ’30, il celeberrimo Take the “A” train (1939) di Billy Strayhorn, che divenne la sigla ufficiale dell’orchestra di Duke Ellington (1899-1974) e Jumpin’ for Joy, successo di Teddy Wilson (1912-1986).
Riguardo agli interpreti, iniziamo citando gli ottimi solisti che si sono ben amalgamati con l’orchestra, Luca Cipriano (clarinetto), Luciano Nini (sax), Enzo Amazio (chitarra) ed Enrico Del Gaudio (batteria).
Un discorso a parte merita Bruno Persico che, oltre ad essere l’autore di tutte le rielaborazioni, ha brillantemente ricoperto il duplice ruolo di direttore ed ispirato solista al pianoforte.
Molto buona anche la prova della Nuova Orchestra Scarlatti, apparsa quanto mai compatta e affiatata, che ha eseguito in modo impeccabile un repertorio di per sé difficile, reso ulteriormente complesso dagli apporti del maestro Persico.
Un breve approfondimento merita anche il contesto nel quale si è sviluppata la serata, in quanto vige da sempre una consuetudine non scritta, legata al fatto che il concerto tenuto all’aperto, ancor meglio se jazz, debba essere frequentato da un pubblico piuttosto incline alla irrequietezza.
In realtà, al netto del rumore provocato dagli aerei e della presenza di qualche gabbiano e di numerose rondini quanto mai instancabili nell’accompagnare la musica con il loro verso stridulo, sono fortunatamente mancate le bottigliette di birra rotolanti e le consuete “nubi tossiche” di fumo alternativo, così che l’unica accensione di una mefitica sigaretta da parte di una turista francese (forse qualcuno le avrà detto che in Italia tutto è permesso), è stata bloccata sul nascere in modo veemente, a costo di scatenare un incidente diplomatico.
Praticamente impossibile, porre invece freno all’entusiasmo sopra le righe di un fan locale che, rigorosamente ad alta voce, cercava di spiegare alla moglie, riscuotendo scarsissima attenzione, una serie di elementi tecnici, e che si è zittito solo quando la consorte, novella Mary Poppins, ha estratto da una capiente borsa un succulento panino imbottito (una scena che, in tanti lustri di onorato servizio, non ci era mai capitata).
Ma, a parte questi dettagli, gli spettatori hanno seguito con discreta disciplina e grande partecipazione, contribuendo a rendere elettrizzante la serata, chiusasi nel segno di “West Side Story”, con la riproposizione di America e Mambo, degno finale di un concerto piacevole e pieno di ritmo.

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