Gli ultimi anni del XVI secolo segnarono il progressivo passaggio, particolarmente nell’ambito della musica liturgica corale, dalla polifonia alla monodia.
Fra i motivi di questo cambiamento, di enorme portata, possiamo ricordare la scarsa comprensione del testo che si riscontrava quando si intrecciavano più voci, l’impossibilità di comunicare le emozioni del singolo (allora definiti affetti) da parte di un ensemble formato da molte persone e, non meno importante, l’aumentata difficoltà di assemblare un organico numericamente sufficiente per poter eseguire al meglio i complessi brani polifonici.
Uno dei primi autori che diede voce a tale transizione fu il milanese Giovanni Paolo Cima (ca. 1570–1630), appartenente ad una famiglia di grandi tradizioni musicali che, nella città natale portò avanti la sua attività come maestro di cappella e organista titolare della chiesa di S. Maria presso S. Celso.
Sempre a Milano, Cima pubblicò, nel 1610, la raccolta “Concerti Ecclesiastici” che, insieme al più famoso “Vespro della Beata Vergine” di Claudio Monteverdi, dato alle stampe lo stesso anno a Venezia, fornì una spinta decisiva verso le nuove istanze del periodo.
Parte dei “Concerti Ecclesiastici” sono stati incisi in un cd della Pan Classics, intitolato “Vespro della Beata Virgine”, che comprende brani strumentali e vocali della sunnominata raccolta, alternati ad alcuni canti gregoriani di argomento mariano e completati da un paio di composizioni di Giovanni Andrea Cima, fratello minore di Giovanni Paolo.
Dal punto di vista stilistico, si avverte la decisa volontà di apportare una serie di innovazioni, avendo l’accortezza di non rinnegare completamente il passato, in virtù anche del fatto che il cambiamento in atto fosse appena agli albori e quindi abbastanza lontano dal riscuotere unanimi consensi.
Il tutto ci proietta verso sonorità particolari, meno solenni, ma maggiormente intime e quindi più vicine ad una religiosità raccolta, sottolineate da due prestigiose compagini quali Musica Fiorita, alla quale sono affidati i pezzi vocali e strumentali, e Cantilena Antiqua, interprete dei canti gregoriani, entrambe ottimamente dirette da Daniela Dolci (solista all’organo).
In conclusione uno splendido disco, che riporta in auge Giovanni Paolo Cima, compositore oggi praticamente sconosciuto, che alla sua epoca era considerato uno dei più grandi musicisti dell’Italia del Nord.
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