Al Festival del Barocco Napoletano una piacevole serata rivolta alle danze antiche

Foto Angela Bosco

Come di consueto, anche la terza edizione del Festival del Barocco Napoletano ha proposto un appuntamento rivolto alle danze d’epoca, con un approfondimento sulla cosiddetta “Follia di Spagna”, e ad alcune villanelle, ospitando il Gruppo di Danze storiche “La Stravaganza” e l’Ensemble Barocco “Accademia Reale” con il soprano Miriam Artiaco.
Un programma nutrito, iniziato con la Pavane d’Espagne o Pavaniglia, contenuta sia nel trattato Orchésographie di Thoinot Arbeau (1589), in una versione di Pierre-Francisque Caroubel (1556-1615), che ne “Il Ballarino” di Fabrizio Caroso (1581).
A seguire una Passacaglia, tratta da “Armide”, opera di Jean-Baptiste Lully (1632-1687), che conobbe il suo esordio al Théâtre du Palais-Royal di Parigi nel 1686, e Il Canario da “Le Gratie d’Amore”, trattato manuale risalente al 1602 del maestro di ballo milanese Cesare Negri (1536-1604).
Toccava quindi al primo esempio di “Folia” o Follia, di Gaspar Sanz (1620-1710) tratta dal Libro segundo de cifras sobre la guitarra española, edito a Saragozza nel 1675.
A proposito della folia, sarebbe ormai accertata la sua origine portoghese in quanto citata già nel 1504 dal poeta lusitano Gil Vicente nel suo dramma sacro “Auto da Sibilla Cassandra”, mentre il motivo che la caratterizza apparve per la prima volta nel trattato De musica libri septem (1577) del compositore iberico Francisco de Salinas.
Il brano rappresenta un fenomeno unico nella storia della musica in quanto, nel corso dei secoli, ha attirato l’attenzione di più di un centinaio di compositori, da Falconieri a Vangelis, passando per Vivaldi, Corelli, Alessandro Scarlatti, Rachmaninov, giusto per nominarne qualcuno.
Il concerto ha dedicato ampio spazio anche ad Andrea Falconieri (1586-1656), musicista napoletano fra i più prestigiosi del Seicento, che prestò servizio in numerose corti italiane e straniere, fino al 1639, anno del suo ritorno nella città natale, dove ricoprì anche il ruolo di maestro della Cappella Real e morì a causa della terribile peste del 1656.
Dalla sua produzione abbiamo ascoltato la Sinfonia detta la buon’hora, la Passacalle e la Folias echa para mi Señora Doña Tarolilla de Carallenos (ultimo brano della serata), appartenenti alla raccolta “Il primo libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie, Capricci”, Brandi, Correnti, Gagliarde, Alemane, Volte per violini e viole con il basso continuo, pubblicata a Napoli nel 1650 e O bellissimi capelli, Cara è la rosa e Bella porta di rubini, da “Il libro primo di Villanelle a 1, 2, 3 voci con l’alfabeto per la chitarra spagnola”, edito a Roma nel 1616.
Il programma si completava con l’Alta Mendozza, presente ne “Le Gratie d’Amore” di Caroso, su testo di Giovanni Giacomo Gastoldi (1555-1622), la Spagnoletta nuova da Nobiltà di dame (1600), versione riveduta ed ampliata de “Il ballarino” di Caroso, e tre pezzi (Les Folies d’Espagne, Ouverture e Marche pour la cérémonie des Turcs) appartenenti a Le bourgeois gentilhomme (1670), comedie-ballet su testi di Molière, musiche di Lully e coreografie di Pierre Beauchamp, che ebbe la prima alla corte di Luigi XIV, nel Castello di Chambord.
Uno sguardo ora sugli ottimi protagonisti, a partire dal Gruppo di Danze storiche “La Stravaganza”, che si avvaleva delle ricostruzioni coreografiche di Letizia Dradi, Gloria Giordano, Bruna Gondoni, Ana Yepes, formato dai ballerini Marinella Capozzi, Paola Cassella, Simona Cavaliere, Fabio De Bardi, Angelo Paolo De Lucia, Giulio D’Amore, Patrizia Sarzi, Daniela Zappa.
La parte vocale e strumentale era invece affidata all’Ensemble Barocco “Accademia Reale” costituito da Miriam Artiaco (soprano), Giovanni Borrelli (violino barocco di concerto), Isabella Parmiciano (violino barocco), Carmine Matino (viola barocca), Francesco Scalzo(violoncello barocco), Michele Del Canto (contrabbasso), Peppe Copia (chitarra barocca e tiorba), Antonio Falco (chitarra battente), Tina Soldi (clavicembalo), Romeo Barbaro (percussioni).
Pubblico numerosissimo, che ha apprezzato sia i danzatori (e i loro splendidi costumi d’epoca), sia gli interpreti musicali, confermando il costante successo della rassegna, ospitata nella prestigiosa cornice della Sala del Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale.

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