Il terzo appuntamento con la rassegna “Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli – Vespri d’organo”, organizzata dall’Associazione Trabaci, il cui presidente è il maestro Mauro Castaldo, ha ospitato Luigi Zanni, organista del Santuario dei Frati Minori di S. Antonio a Teano (CE).
Il suo recital, dal titolo “Italia e Francia tra Ottocento e Novecento”, ha alternato autori dei due paesi, talora poco noti, che hanno fornito il loro fattivo contributo al repertorio organistico.
Apertura con Marco Enrico Bossi (1861-1925), compositore e bravissimo solista, fra i pochi compositori italiani degli ultimi due secoli a godere di una notorietà internazionale in un settore dominato da francesi e tedeschi.
Fu anche un apprezzato docente e, nel 1890, venne chiamato a Napoli per inaugurare la cattedra d’organo del Conservatorio di San Pietro a Majella, posizione mantenuta fino al 1896.
A tale periodo risalirebbe l’Entrata proposta nel concerto, frutto di una ricostruzione operata dal compositore e organista modenese Riccardo Castagnetti.
Inspiegabilmente meno famoso di tanti suoi colleghi, pur se considerato uno dei migliori autori transalpini nel periodo fra fine Ottocento e inizio Novecento, Gabriel Pierné (1863–1937) fu anche un grande interprete (successe al suo maestro César Franck come organista titolare della Basilica parigina di Santa Clotilde) e un apprezzatissimo direttore d’orchestra.
Nell’ambito della sua produzione spiccano i Trois Pièces pour Grande Orgue à pédales, op. 29 (1892), al quale apparteneva il Prélude.
La successiva Elevazione, dal carattere marcatamente operistico, proveniva dalla produzione di Felice Moretti, meglio conosciuto come Padre Davide da Bergamo (1791-1863), apprezzato organista nonché richiestissimo collaudatore di organi.
Non ha bisogno invece di presentazione César Franck (1822-1890), belga trapiantato in Francia, che rappresenta una delle figure di spicco della gloriosa scuola transalpina dell’Ottocento.
Il suo Corale n. 3 in la minore, dedicato all’allieva ed amica Augusta Holmès, era tratto dai Trois chorals pour grande orgue e, al proposito, va ricordato che il termine corale in questo caso è inteso come sinonimo di fantasia e quindi non ha affinità con l’omonimo genere della tradizione luterana.
Sempre rimanendo ai Trois chorals, essi possono essere considerati il testamento artistico del musicista, in quanto vennero completati pochi giorni prima della sua morte, avvenuta nel 1890 per i postumi di un incidente stradale.
Ultima finestra sull’Italia, i Sei Versetti per il Gloria in re maggiore del cremasco Vincenzo Petrali (1830-1889), autore eclettico che all’organo dava vita a sbalorditive improvvisazioni.
Fu anche collaudatore per varie ditte lombarde e, nella maturità, aderì al movimento ceciliano, che si opponeva all’utilizzazione di brani di chiara origine profana nell’accompagnamento delle funzioni liturgiche, consuetudine piuttosto frequente nell’Ottocento.
Chiusura con Grands Jeux e Dialogue sur les Mixtures, dalla Suite Brève di Jean Langlais (1907-1991), risalente al 1947.
Cieco dall’età di due anni e allievo di Dupré e Tournemire, Langlais è stato fra gli assoluti protagonisti del Novecento ed ha ricoperto, dal 1945 al 1987, il posto di organista titolare della chiesa parigina di Santa Clotilde, dove César Franck fece collocare il monumentale Cavaillé-Coll, costruito su sue indicazioni e da lui inaugurato nel 1859.
Uno sguardo all’interprete, che abbiamo seguito fin dall’esordio in pubblico, avvenuto nel 2011 proprio nella chiesa dell’Immacolata al Vomero.
In questi anni, grazie anche al maestro Mauro Castaldo che lo ha seguito nel suo iter al conservatorio di Benevento (dove si è diplomato nel 2015), Luigi Zanni è stato sempre protagonista di concerti dove ha abbinato virtuosismo e abilità esecutiva con programmi ben concepiti e molto originali.
Anche in questa occasione il musicista ha pienamente risposto alle aspettative, offrendo un panorama quanto mai vario, grazie ad una notevole e consolidata versatilità, che gli ha permesso di sfruttare appieno le potenzialità dello splendido Mascioni, op. 1072, strumento in grado di adattarsi ad un repertorio vastissimo che parte dagli albori della letteratura fino a giungere ai giorni nostri.
Pubblico ancora una volta numeroso, a conferma della validità dell’idea partita quest’anno di far suonare l’organista ospite durante la messa serale della domenica, e cominciare il recital subito dopo la fine della funzione, incuriosendo così un buon numero di persone che difficilmente verrebbero solo per il concerto.
Prossimo appuntamento domenica 7 aprile, con un altro attesissimo recital che avrà il maestro Graziano Fronzuto come protagonista.
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