Bianca Maria Meda: Mottetti sacri

Nel Seicento e nel Settecento, l’elevatissimo costo delle doti consigliava le famiglie ricche, per salvaguardare il loro patrimonio, ad indirizzare buona parte della discendenza femminile verso la vita religiosa.
Si trattava, in effetti, di una vera e propria monacazione forzata, ufficialmente condannata dalla Chiesa, ma divenuta molto comune fra le classi abbienti.
Le novizie, oltre all’istruzione religiosa, erano tenute a studiare la musica, per cui chi era abile a suonare o a cantare, otteneva il permesso di esibirsi nelle case dei nobili, mantenendo così un minimo di contatto con il mondo esterno.
In tale contesto si inserisce anche la figura di Donna Bianca Maria Meda, suora benedettina del Monastero di San Martino del Leano a Pavia, nata presumibilmente nel 1661 e morta nel 1732 o nel 1733.
Proveniente da una famiglia piuttosto agiata, che per più di un secolo fu rappresentata nel convento pavese, la religiosa pubblicò nel 1691 una raccolta di dodici mottetti sacri, dati alle stampe dall’editore bolognese Pier Maria Monti.
Parte di questo materiale è stato recentemente oggetto di una incisione della Brilliant Classics (casa distribuita in Italia da Ducale Music), affidata alla Cappella Artemisia, diretta da Candace Smith.
Benché limitato a nove dei dodici mottetti (concepiti per due, tre o quattro voci), che a loro volta costituiscono l’unica testimonianza della produzione della Meda, il disco fornisce un’idea piuttosto esauriente del valore della compositrice, abile nell’utilizzare la materia polifonica, adattandola a temi religiosi, ma non liturgici.
Siamo infatti di fronte a testi, caratterizzati da un linguaggio frutto di una fusione fra latino e “volgare”, che evidenziano il dialogo diretto di una figura femminile, presumibilmente la stessa monaca, con Cristo (Jesu mi clementissime, In foco ardentissimo), esaltano la Madonna (Anime belle, Spirate vos Zeffiri), oppure affrontano tematiche quali la rinuncia ai piaceri terreni, fonte sia di tentazione che di gioie (O quante contra me, Vibrate, O lacrime amare, Volo vivere, No non tentate).
Il tutto è accompagnato da una musica ben strutturata, intensa e molto raffinata, che la Cappella Artemisia, ensemble vocale-strumentale diretto da Candace Smith, specializzato nella proposizione di musica al femminile, restituisce in modo splendido, introducendo l’ascoltatore ad un capitolo praticamente sconosciuto del periodo barocco.

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