Al Teatro Sannazaro la Cappella Neapolitana, diretta da Antonio Florio, riporta a Napoli una serenata giovanile di Hasse dopo circa tre secoli

Foto Giancarlo de Luca

Al Teatro Sannazaro si è svolto, nell’ambito della stagione dell’Associazione Scarlatti, il secondo e conclusivo appuntamento di “Napoli, 1725”, progetto inserito nelle attività dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale 2018, che si avvaleva del patrocinio Morale del Centre Lyrique Clermont-Auvergne e della collaborazione del Goethe Insitute.
Al centro della serata un’opera giovanile di Johann Adolf Hasse (1699-1783), la Serenata a due voci in due parti Marc’Antonio e Cleopatra, su libretto di Francesco Ricciardi, eseguita dalla Cappella Neapolitana, diretta dal maestro Antonio Florio (che ha curato una versione personale, legata alla sua lunghissima esperienza, avendo come riferimento l’edizione critica di Reinhard Wiesen, pubblicata nel 2001 dalla casa editrice Carus di Stoccarda) e affidata, per la parte vocale, al soprano Leslie Visco e al contralto Marta Fumagalli.
Il lavoro esordì a Napoli nel settembre del 1725, presso il casino di campagna di Carlo Carmignano, influente Consigliere Regio, in occasione del compleanno della imperatrice Elisabetta Cristina, consorte dell’imperatore Carlo VI.
All’evento presenziò l’intera corte partenopea, con a capo il viceré dell’epoca, il cardinale Michael Friedrich Graf von Althann e la rappresentazione, oltre a segnare l’inizio dei successi del giovane sassone, giunto a Napoli nel 1722 (dove prese prima lezioni da Porpora per poi diventare allievo di Alessandro Scarlatti), fu anche il trampolino di lancio per Carlo Broschi, il leggendario “Farinelli”.
Quest’ultimo ricoprì il ruolo di Cleopatra, mentre per quello di Marc’Antonio la scelta cadde su Vittoria Tesi, detta “la Moretta”, contralto già molto famoso.
La serenata narrava il tragico epilogo della storia d’amore fra il triumviro romano Marco Antonio e la regina egiziana Cleopatra, anche se nel finale, per ovvie ragioni, il dramma lasciava il posto al panegirico in onore della festeggiata e del marito, indicati quali rinnovatori dei fasti dell’Impero Romano.
Venendo ai protagonisti della serata, iniziamo dalle due cantanti, il soprano Leslie Visco ed il contralto Marta Fumagalli, entrambe caratterizzate da voci di livello molto elevato, con la prima che doveva inoltre superare le difficoltà di una partitura concepita originariamente per un castrato.
Dal suo canto, la Cappella Neapolitana, ottimamente diretta dal maestro Antonio Florio, rappresenta da molti anni una delle massime eccellenze internazionali nell’ambito del barocco.
Anche questa volta, come sempre, ha evidenziato grande compattezza e notevolissima bravura dei singoli componenti che la costituiscono, che nell’occasione erano Alessandro Ciccolini (primo violino), Patrizio Focardi e Paolo Cantamessa (violini primi), Marco Piantoni, Nunzia Sorrentino, Claudia Combs (violini secondi), Massimo Percivaldi (viola), Alberto Guerrero (violoncello), Giorgio Sanvito (contrabbasso), Andrea Perugi (cembalo) e Pierluigi Ciapparelli (tiorba).
Unico neo della serata i troppi vuoti in platea, dove normalmente siede la maggior parte degli abbonati, per cui è piuttosto probabile che molti di loro siano rimasti a casa per motivi di salute.
In conclusione si può affermare che, grazie al contributo del maestro Florio e della sua Cappella Neapolitana, di due cantanti molto brave e del musicologo Dinko Fabris, autore di un esauriente ed interessantissimo programma di sala, un altro tassello della musica barocca è ritornato, dopo tre secoli, da dove era partito.

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