Nuovo appuntamento, nel Salone delle Feste del Museo Duca di Martina, con i “Concerti in Villa Floridiana”, rassegna organizzata dall’Associazione Golfo Mistico”.
Ospiti della mattinata il soprano Ilaria Iaquinta e il pianista Giacomo Serra, confrontatisi prevalentemente con alcuni lieder e tre pezzi pianistici di Franz Schubert (1797-1828).
L’apertura era dedicata a Die Forelle (“La Trota”), scritto nel 1818 su testo di Christian Friedrich Daniel Schubart, poeta lirico del Settecento, originario del Württemberg.
Il motivo venne ripreso l’anno dopo, ed inserito nell’omonimo quintetto, nato su richiesta di Sylvester Paumgartner, ricco amico dell’autore e violoncellista dilettante.
A seguire Im Frühling (“In primavera”), su versi di Ernst Schulze, risalente al 1826 e Gretchen am Spinnrade (“Margherita all’arcolaio”), datato 1814 e considerato il punto di partenza del lied tedesco.
Per quest’ultimo brano, Schubert si ispirò al “Faust” di Wolfgang von Goethe e, nel 1825, volle inviarlo al poeta tedesco, dal quale si attendeva un illustre parere.
Non ebbe mai alcuna risposta, poiché Goethe, presumibilmente, si rese conto come la assoluta bellezza della musica finisse per mettere in ombra i suoi versi.
Ritornando al concerto, la parte liederistica schubertiana si completava con Ganymed (“Ganimede”) e Auf dem See (“Sul lago”), entrambi del 1817, sempre su testi di Goethe.
Per quanto riguarda i brani pianistici, sono stati scelti due degli otto Impromptus (rispettivamente in si bemolle, op. 142 n. 4 e in la bemolle, op. 90 n. 4) ed uno dei sei Moments Musicaux (in fa minore n. 3).
L’“Impromptu” era una forma musicale libera, che sarebbe stata portata alla massima espressione da Chopin e si affidava all’improvvisazione (naturalmente ben delineata nell’ambito della partitura), mentre i Momenti musicali, anch’essi caratterizzati da schemi molto liberi, furono pubblicati nel 1828.
Il loro nome si deve a Leidersdorf, editore viennese che, in realtà, li definì “Momens Musicals”, senza che Schubert potesse eventualmente opporsi a questo sciagurato titolo, storpiatura del francese Moments Musicaux, in quanto era in fin di vita e sarebbe morto di lì a poco.
Dopo la panoramica su Schubert toccava ad una breve incursione nella produzione di un altro austriaco, Hugo Wolf (1860-1903), sicuramente poco conosciuto e ancor meno eseguito dalle nostre parti, che concepì più di trecento lieder, su testi dei maggiori letterati tedeschi.
In questo ambito si inquadravano anche Im Frühling (“In primavera”), Verborgenheit (“Nascondimento”) e Er ist’s! (“E’ lei”) proposti durante il concerto, appartenenti ai “Mörike-Lieder”, raccolta di 53 brani, divisi in quattro parti, così definita in quanto basata su liriche di Eduard Mörike (1804-1875), pastore luterano ed esponente di spicco del Romanticismo, molto vicino alla cosiddetta “scuola sveva” che faceva capo a Ludwig Uhland.
Chiusura nel segno di Jacques Offenbach (1819-1880), considerato il padre dell’operetta, nato a Colonia in una famiglia di origini ebraiche, ma spostatosi giovanissimo a Parigi.
Dal suo corposo e scoppiettante repertorio abbiamo ascoltato la “Chanson de la fille du tambour-major”, appartenente a “La fille du tambour-major” (1879), su testi di Alfred Duru ed Henri Charles Chivot, e “Ah que j’aime les militaires”, da “La Grande-Duchesse de Gérolstein” (1867), feroce satira contro la guerra e la vita militare, ambientata in un granducato inesistente, per evitare noie da parte della censura, che si avvalse dell’illustre coppia di librettisti formata da Henry Meilhac e Ludovic Halévy (gli stessi della “Carmen” di Bizet).
Uno sguardo agli esecutori, iniziando dal soprano Ilaria Iaquinta che ha evidenziato la consueta bellissima voce, abbinata a grande versatilità e presenza scenica.
Perfetto è apparso il suo affiatamento con il pianista Giacomo Serra, frutto di un lungo sodalizio artistico, rinsaldato ulteriormente dal loro matrimonio.
A sua volta il maestro Serra è risultato un ottimo interprete dei brani solistici, dove ha saputo ricreare le particolari atmosfere schubertiane, davanti ad un pubblico partecipe e attento.
In conclusione una mattinata di grande musica, confortata dalla presenza di un cospicuo numero di spettatori, caso abbastanza raro quando il programma è incentrato sui lieder, che da queste parti riscuotono scarsissimi consensi.
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