Nato a New York nel 1894, il disegnatore Norman Rockwell mostrò fin da adolescente un enorme talento artistico.
Formatosi alla National Academy School e all’Art Students Leaguee, già diciottenne entrò a far parte dell’organico di Boys’ Life, per poi approdare al Saturday Evening Post nel 1916, anno di pubblicazione della prima delle sue 323 copertine disegnate per tale settimanale, prevalentemente rivolte a tranquillizzanti scene di vita familiare, nell’ambito di una collaborazione che si chiuse nel 1963, quando passò a Look, cambiando i temi delle sue illustrazioni, in quanto spostò la sua attenzione sui tanti problemi sociali che attanagliavano la nazione.
Gran parte delle sue opere, da lui donate alla cittadina di Stockbridge, nel Massachussetts, dove l’artista trascorse gli ultimi 25 anni della sua vita (dal 1963 al 1978), sono attualmente conservate nel Norman Rockwell Museum.
Dotato di un tratto inconfondibile, in Italia il suo nome è poco noto, anche perché raramente associato a copertine e illustrazioni famosissime, che hanno fatto il giro del mondo.
Chi invece lo conosce, tende spesso a stigmatizzarne i soggetti, quasi sempre rassicuranti ai limiti del verosimile ma, aggiungiamo noi, unici nel descrivere il cosiddetto “sogno americano” in quanto i personaggi raffigurati provenivano dalla realtà (Rockwell amava fotografare amici e parenti, che divenivano poi oggetto dei suoi disegni, a loro volta più realistici delle foto di partenza).
Non è un caso che la sua fama si consolidò durante la Grande Depressione e che, per difendere il suo operato, egli soleva affermare “Ho ritratto l’America che conosco, osservando coloro che potevano passare inosservati”.
La figura di Rockwell è stata al centro del “Christmas Show”, appuntamento conclusivo dei “Concerti di Autunno”, rassegna organizzata dalla Comunità Evangelica Luterana di Napoli e affidata alla direzione artistica di Luciana Renzetti.
Ideato dallo scrittore, giornalista e musicista ligure Ferdinando Molteni, che ha coinvolto la cantautrice e artista figurativa Marta Delfino e la pianista Elena Buttiero, lo spettacolo si muoveva essenzialmente su due piani, che talora interagivano, uno strettamente legato al grande disegnatore, l’altro relativo a canti di argomento natalizio.
Il primo, affidato alla voce di Molteni, concerneva la biografia e le tematiche toccate da Rockwell, durante la sua quasi sessantennale carriera.
Si partiva da una veduta di Stockbridge nel Massachussetts, passando poi per i manifesti propagandistici, i rassicuranti ritratti delle famiglie americane (quasi da “Mulino Bianco” ante litteram), gli ironici e panciuti babbi Natale, fino ad arrivare a fatti di attualità, quali il ritratto di John Kennedy, pubblicato sulla copertina del numero del Saturday Evening Post Magazine, bardato a lutto, che commemorava la scomparsa del Presidente, o come la bimba di colore scortata dalla polizia per poter raggiungere incolume la sua scuola.
Riguardo alla propaganda, un breve capitolo era dedicato al cosiddetto “discorso delle Quattro Libertà” (Libertà di espressione, Libertà religiosa, Diritto ad un livello di vita sufficiente e Libertà dalla paura), tenuto dal presidente Roosevelt nel 1941 davanti al Congresso, mirabilmente tradotto in immagini da Rockwell.
La parte musicale consisteva, invece, nella proposizione di brani natalizi, sottoposti ad originali arrangiamenti, tratti prevalentemente dal repertorio americano e affidati, di volta in volta, a una o due voci, accompagnate dal pianoforte o al solo pianoforte.
Così, abbiamo ascoltato melodie celebri come “Hark! The herald angels sing” (Cantan gli angeli nel cielo), su musica di Mendelssohn, “O tannenbaum” (tradizionale tedesco), “Stille Nacht”, “Adeste fideles”, “White Christmas”, e canzoni da noi meno note, ma appartenenti alla tradizione statunitense, portate al successo da noti artisti, quali “I’ll be home for Christmas”, “Pretty Paper”, “Rudolph the Red Nosed Reindeer”, “Let it snow”, “How lovely is Christmas”, “Frosty the Snowman” e “Jingle Bell Rock”.
Nel complesso uno spettacolo di alto livello, a conferma della bravura di Molteni nel proporre personaggi e fenomeni artistico-musicali avvincenti, sostenuti da una ricca e seria documentazione (ne ricordiamo altri due, di notevole impatto, incentrati rispettivamente sul centenario del Futurismo e sulla storia dell’emigrazione italiana in Argentina, entrambi presentati in passate edizioni della rassegna della chiesa luterana).
Altro punto a suo favore è quello di circondarsi sempre di validissimi collaboratori (in questo caso una pianista versatile e di grande esperienza come Elena Buttiero, ed una artista a tutto tondo, caratterizzata da entusiasmo e simpatia travolgenti, quale Marta Delfino), creando elevate sinergie che il pubblico percepisce e apprezza immediatamente.
Peccato quindi che, unica nota dolente, gli spettatori fossero meno di quanto l’evento meritasse, ma gli intervenuti hanno mostrato estremo interesse, rimanendo affascinati da uno spettacolo sicuramente particolare e ben congegnato, splendida chiusura dei “Concerti di Autunno”, rassegna giunta alla ventitreesima edizione, confermatasi anche quest’anno una delle stagioni più varie, valide ed interessanti del panorama musicale napoletano.
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