Nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino ha avuto luogo l’anteprima della diciannovesima edizione del Festival di Musica da Camera, rassegna organizzata dall’Associazione Napolinova e affidata alla direzione artistica del maestro Alfredo de Pascale.
Protagonisti di questo prologo, tre prestigiosi artisti, Gabriele Pieranunzi (primo violino di spalla del Teatro San Carlo di Napoli), Fabrizio Falasca (spalla dei primi violini della Philharmonia Orchestra di Londra) e Francesco Fiore, viola solista del Teatro dell’Opera di Roma.
La serata si è aperta con il Gran duo in re maggiore per due violini, primo dei tre duetti dell’op. 39, appartenenti alla produzione di Louis Spohr (1784-1859), autore tedesco oggi noto soprattutto come direttore d’orchestra e violinista.
Il successivo Duo n. 1 in sol maggiore per violino e viola KV. 423 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), risaliva al 1783, data del provvisorio ritorno del compositore a Salisburgo, dove il suo grande amico Michael Haydn, fratello del celebre Franz Joseph, ricopriva il ruolo di maestro di cappella alla corte dell’arcivescovo Hieronymus von Colloredo.
Quest’ultimo aveva commissionato sei duetti ad Haydn che, dopo averne composti quattro, si fermò per problemi di salute e la tradizione vuole che sia stato proprio Mozart, venuto in suo soccorso, a completare la raccolta.
Ciò spiegherebbe la presenza, nel catalogo di Haydn, di quattro duetti e, in quello di Mozart, di due (quello proposto in concerto e il n. 2 in si bemolle maggiore KV. 424).
Con un salto di un secolo e mezzo si arrivava alla Sonata in do maggiore per due violini, op. 56 di Sergej Prokofiev (1891-1953), scritta durante il soggiorno francese, in seguito ad una commissione della associazione parigina “Le Triton”, nata nel 1932 con lo scopo di diffondere la musica cameristica contemporanea.
La sonata, che fu eseguita al concerto inaugurale della stagione 1933, da Samuel Dushkin e Robert Söetans, rappresenta una pagina molto particolare di Prokofiev, per l’organico scelto, per lo stile, che inizia a distaccarsi da quello giovanile, sebbene non ne ripudi completamente l’essenza (al punto che venne definita “lirica, briosa, fantastica e violenta” dal figlio Sviatoslav) ed anche per il periodo in cui fu composta, in quanto l’autore di lì a poco sarebbe ritornato in Russia dopo 15 anni di forzata assenza.
Era poi la volta di un connubio fra barocco e fine Ottocento, la Passacaglia in sol minore su un tema di Georg Friedrich Händel per violino e viola del norvegese Johan Halvorsen (1864-1935).
Risalente al 1897, si basava sul noto motivo haendeliano, ultimo movimento della Suite in sol minore n. 7 HWV 432, che i telespettatori italiani di una certa età ricorderanno, in quanto era fra i motivi che accompagnavano, fino agli anni ’80, gli intervalli della RAI.
Non poteva mancare un omaggio a Niccolò Paganini (1782-1840) consistente nella trascrizione per due violini e viola, curata da Francesco Fiore, del primo movimento (allegro maestoso) del Concerto in si minore n. 2, op. 7 per violino e orchestra, che curiosamente venne composto proprio a Napoli nel 1826.
Il concerto si chiudeva con una versione appositamente creata per il trio da Francesco Fiore, di Liebeslied e Liebesfreud, due famosi pezzi di Fritz Kreisler (1875-1962), virtuoso violinista austriaco la cui fama è legata soprattutto ai diversi brani, ispirati ad autori del passato, creati intorno agli anni ’10 del Novecento, da lui spacciati inizialmente per originali.
Un tranello nel quale caddero schiere di musicologi che, quando Kreisler rese nota la verità, si adirarono fortemente nei suoi confronti.
Veniamo ora agli interpreti di un concerto estremamente corposo, per sottolineare innanzitutto il rischio insito in casi come questi, scherzosamente ma non troppo evocato nel titolo, legato al fatto che il confronto può portare a situazioni dove c’è chi vuole prevalere sugli altri, in particolare se fra il più giovane (Falasca) e gli altri due (Pieranunzi e Fiore), il divario risulta di circa venti anni.
Ciò non è accaduto in quanto gli esecutori, oltre alla bravura che li contraddistingue, hanno evidenziato un rispetto reciproco ed un notevole affiatamento, dando vita ad una splendida sinergia, il cui apice è stato toccato nella parte finale del programma, dove era coinvolto l’intero terzetto.
Pubblico numeroso, nonostante una serata gelida, che ha apprezzato i protagonisti, salutandoli con applausi scroscianti, degna conclusione dell’ottimo prologo di una rassegna che, a partire dal prossimo gennaio, porterà a Napoli altri artisti di fama internazionale.
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