L’Ensemble “Le Musiche da Camera” celebra il napoletano Emanuele Barbella a 300 anni dalla nascita nell’ambito di Convivio Armonico di Area Arte Associazione

Pietro Fabris – Emanuele Barbella

Il secondo appuntamento del ciclo “Suoni in Basilica” – I Concerti della Sacrestia Papale, nell’ambito di Convivio Armonico di Area Arte Associazione, ha ospitato l’Ensemble “Le Musiche da Camera” con strumenti d’epoca, formato per l’occasione da Egidio Mastrominico (violino barocco di concerto), Giovanni Rota (violino barocco), Leonardo Massa (violoncello barocco) e Debora Capitanio (clavicembalo).
Il concerto, svoltosi nella Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola era interamente incentrato sulla produzione di Emanuele Barbella (1718-1777), del quale cade il trecentesimo della nascita.
Vale la pena, quindi, di approfondire brevemente la biografia di una figura, ai suoi tempi prestigiosa, oggi abbastanza in ombra, che l’Ensemble “Le Musiche da Camera” ha per primo cercato di riportare nella giusta collocazione.
Nato nel 1718 a Napoli, Emanuele Barbella era figlio di Francesco, anch’egli compositore e docente al “Conservatorio di S. Maria di Loreto”.
A quindici anni perse il padre, che lo aveva iniziato agli studi violinisitici, proseguendo il suo apprendimento musicale con Angelo Zago e Pasquale Bini.
Contemporaneamente approfondì la tecnica compositiva con Michele Caballone, Leonardo Leo e, si presume, anche con il celebre padre Martini a Bologna.
La sua carriera ebbe una prima svolta nel 1753, quando divenne primo violino dell’orchestra del Teatro Nuovo di Napoli.
Nel 1756 entrò nell’organico della Cappella Reale e, cinque anni dopo, lo ritroviamo fra i componenti dell’Orchestra del Teatro di S. Carlo, oltre che docente del “Conservatorio di S. Onofrio”.
Intanto cresceva la sua fama di compositore, se pensiamo che, dal 1762 al 1774, dieci raccolte di sonate (a due o a tre strumenti) vennero pubblicate a Londra e Parigi che allora rappresentavano i centri più importanti dell’editoria specializzata.
Nel 1770, l’inglese Charles Burney, di passaggio a Napoli, ebbe modo di incontrare Barbella e di apprezzarlo soprattutto come compositore.
Le notizie da lui diffuse nel libro “Viaggio musicale in Italia” (1771) non solo contribuirono a consolidare, all’epoca, la fama del musicista, ma sono risultate molto utili, nel momento in cui Barbella cadde nel dimenticatoio.
Altra figura fondamentale nella vita di Barbella fu quella di lord William Hamilton, ambasciatore inglese alla corte dei Borbone, che soggiornò più di trent’anni a Napoli.
Uomo di grande spessore culturale, Hamilton fu un grande estimatore del compositore napoletano e, molto probabilmente, fece sì che l’editoria musicale londinese desse risalto ai suoi brani.
Questo spiegherebbe il motivo che spinse Barbella a dedicargli i “Sei trii per violino e violoncello”, pubblicati da Welcker nel 1772, con il titolo di “Hamilton Trios”.
Proprio partendo da questa raccolta, incisa in prima mondiale nel 2004 dalla Tactus, con notevole riscontro in ambito internazionale, Egidio Mastrominico, insieme all’ Ensemble “Le Musiche da Camera” (da lui fondato nel 1993), ha dato inizio al recupero della produzione del compositore napoletano.
Ritornando al concerto dedicato all’anniversario di Barbella, il programma comprendeva tre delle Six Sonatas, op. 1 for two Violins and a Violoncello With a Thorough Bass for the Harpsichord, che l’autore pubblicò a sue spese a Londra nel 1762 (n. 1 in re maggiore, n. 3 in la maggiore e n. 4 in sol maggiore), e la Sonata VI in sol maggiore, ultima degli “Hamilton Trios”.
Soffermandoci sui brani tratti dall’op. 1, è interessante notare varietà di soluzioni, concepite per fornire al pubblico momenti di svago, che però denotano una salda arte del comporre, frutto degli insegnamenti ricevuti da docenti di altissimo livello, a loro volta prosecutori di scuole prestigiose (Bini, ad esempio, fu allievo di Tartini).
Il tutto ben evidenziato dall’interpretazione dell’Ensemble “Le Musiche da Camera”, che porta avanti da tempo la sua meritoria opera di divulgazione del repertorio di Barbella, con il quale sembra avere un feeling particolare.
In conclusione, siamo certi che Egidio Mastrominico e la sua compagine non si fermeranno, come spesso accade al termine di un anniversario, ma proseguiranno il loro cammino di approfondimento, proprio perché iniziato al di fuori del contesto celebrativo, per cui prossimamente ci attendiamo ulteriori novità legate a Barbella, che possano restituire alla ribalta della storia del Settecento napoletano un autore ancora troppo poco frequentato.

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