La stagione della Fondazione Pietà de’ Turchini apre con una splendida “prima esecuzione assoluta in tempi moderni” dei “Responsoria” di Leonardo Leo da parte dell’ensemble Nova Ars Cantandi diretto da Giovanni Acciai

Primo appuntamento con la stagione 2018-2019 della Fondazione Pietà de’ Turchini, intitolata quest’anno “Note d’altrove” in quanto avrà come filo conduttore il rapporto tra il patrimonio napoletano e le musiche dal mondo, tra musica classica e tradizioni popolari.
Ospite della serata inaugurale il prestigioso ensemble Nova Ars Cantandi, fondato nel 1988 dal maestro Giovanni Acciai, che lo dirige tuttora.
In programma la prima esecuzione in tempi moderni dei “Responsoria” di Leonardo Leo, al centro di un recente cd della collana Archiv della Deutsche Grammophon, che sta riscuotendo un grande successo mondiale.
L’enorme riscontro ha suggerito all’ensemble di intraprendere una tournée internazionale, facendola partire proprio da Napoli, dove il musicista svolse la sua prestigiosa carriera.
A proposito di Leonardo Leo (1694-1744), l’autore nacque in provincia di Brindisi, a San Vito degli Schiavoni (attualmente San Vito dei Normanni).
A quindici anni giunse a Napoli ed entrò nel Conservatorio della Pietà de’ Turchini, in qualità di allievo esterno, avendo Nicola Fago come docente.
Una volta diplomato, iniziò la sua attività di organista, alla quale aggiunse quella di maestro di cappella (presso nobili napoletani e, pochi mesi prima di morire, nella Real Cappella) e, naturalmente, di compositore.
Fu anche docente molto apprezzato, fino a divenire primo maestro sia del Conservatorio di Sant’Onofrio a Porta Capuana (1739), dove sostituì Feo, sia della Pietà de’ Turchini (1741), prendendo il posto del defunto Fago.
Ritornando ai Responsoria, essi furono concepiti per il triduo di celebrazioni della Settimana Santa del 1744, che partivano dal mercoledì sera (infatti il titolo originale è Responsorj del Mercoldì, Giovedì e Venerdì Santo, per Canto, Alto, Tenore, basso e basso continuo).
Una concessione ecclesiastica settecentesca, che aveva lo scopo di far partecipare anche i fedeli alle funzioni, per cui invece di iniziare all’alba del giovedì mattina (come da prassi stabilita nel Cinquecento), si cominciava la sera precedente, chiudendo così il venerdì sera (e non il sabato mattina), in coincidenza con la morte di Cristo.
Il testo utilizzato era quello del cosiddetto Officium tenebrarum, formato da 27 responsori, nove per ogni giornata, tratti da frammenti dei Vangeli della Passione, dal Libro dei Salmi, dal Libro dei Profeti, ma anche da brevi riassunti di vicende legate alle ultime ore di Cristo, di origine extra biblica.
Il tutto completato da alcuni passi appartenenti alle Lamentazioni del profeta Geremia, posti a capo della liturgia giornaliera e dalla presenza, sull’altare, di un candelabro a forma di freccia, contenente quindici candele, sette per lato ed una posta al vertice (corrispondenti agli undici apostoli, alle tre Marie ed a Cristo), che si spegnevano al termine di ogni sequenza.
Anche Leo utilizzò questo testo, pur con qualche piccola variazione linguistica e, facendo tesoro della sua abilità compositiva, profusa sia in ambito sacro che profano, diede vita ad un lavoro di notevole interesse, ultimo della sua produzione pasquale in quanto, nell’ottobre dello stesso anno, sarebbe passato a miglior vita, fulminato da un colpo apoplettico mentre era al cembalo e stava rimaneggiando la commedia per musica “Amor vuol sofferenza”.
Riguardo all’esito della serata, le intense suggestioni legate ai “Responsoria” sono state pienamente trasferite, ai numerosissimi e partecipi spettatori presenti, dalle voci strabilianti e perfettamente amalgamate dei solisti che costituiscono l’ensemble Nova Ars Cantandi, ovvero i controtenori Alessandro Carmignani (canto) e Andrea Arrivabene (alto), il tenore Gian Luca Ferrarini ed il basso Marcello Vargetto, accompagnati all’organo da Ivana Valotti e diretti ottimamente dal maestro Acciai.
Molto bravi anche i componenti del Gruppo Vocale della Pietà de’ Turchini, formato da Luigi Costabile, Giuseppe Di Prisco, Leopoldo Punziano (che aveva anche il compito di spegnere progressivamente i quindici ceri) e Davide Troìa (maestro del coro), impegnati nell’incipit delle diverse Lectio.
In conclusione un concerto di elevatissimo spessore, forse un po’ anomalo rispetto alla tematica, visto che siamo vicini al Natale (ma paradossalmente, se fosse stato proposto nei tempi “giusti”, avrebbe corso il rischio di perdersi nel calderone della programmazione cittadina), che ha ben inaugurato una stagione che si prevede quanto mai intrigante.

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