Ai “Concerti di Autunno” una straordinaria serata con “I talenti di Ilie Ionescu”

Doveva essere il Quartetto Auris, formato interamente da sassofonisti, l’ensemble ospite del terzultimo appuntamento dei “Concerti di Autunno”, ma un problema avuto qualche tempo fa da uno dei componenti, ha costretto il direttore artistico Luciana Renzetti a modificare il programma, proponendo comunque un’intrigante alternativa.
Infatti, ad esibirsi nella Chiesa Evangelica Luterana di Napoli, sono stati chiamati tre violoncellisti in età compresa fra 15 e 16 anni, ma già ricchi di esperienza, Martina Tranzillo, Alessandro De Feo e Gabriele Melone che, contemporaneamente agli studi portati avanti al conservatorio, si stanno perfezionando con il maestro Ilie Ionescu.
E’ nato così un concerto molto particolare, ribattezzato “I talenti di Ilie Ionescu”, al quale ha partecipato anche il ventunenne Aldo Roberto Pessolano come pianista accompagnatore.
Sei i brani proposti, tre nella prima e altrettanti nella seconda parte, che hanno visto alternarsi, nell’ordine,  De Feo,  Melone e la Tranzillo.
Alessandro De Feo ha eseguito la Sonata in re maggiore di Pietro Locatelli (1695-1764) ed il Pezzo capriccioso, op. 62 di Pëtr Il’ič Ciaikovskij (1840-1893).
Quest’ultimo, scritto per il violoncellista Anatoly Brandukov nel 1887, esordì a Parigi l’anno dopo, eseguito dal dedicatario, accompagnato al pianoforte dall’autore.
Gabriele Melone si è invece confrontato con la Sonatina in sol maggiore di Jean-Baptiste Bréval (1753-1823) e con le Variazioni su un tema rococò, op. 33, per violoncello ed orchestra di Ciaikovskij.
Nel primo caso eravamo di fronte ad una figura, oggi poco nota, di violoncellista e compositore parigino, la cui produzione fu rivolta principalmente al suo strumento, mentre nel secondo si trattava di un brano completato nel 1876 e dedicato al solista Wilhelm Fitzenhagen, che aiutò il compositore russo nella stesura del brano e suonò anche la parte solistica all’esordio avvenuto a Mosca nel 1877.
Infine, Martina Tranzillo ha proposto il Divertimento in re di Franz Joseph Haydn (1732-1809) ed il primo movimento del Concerto per violoncello e orchestra n. 2 in si minore, op. 104 di Antonín Dvořák (1841-1904), iniziato durante gli ultimi mesi di permanenza del musicista negli USA e terminato nel 1895, dopo il suo ritorno in Europa.
A tale proposito, va ricordato che il brano ebbe la “prima” a Londra nel 1896, affidato al violoncellista britannico Leo Stern, a seguito della rinuncia, per impegni concomitanti, di Hanuš Wihan, dedicatario e amico di Dvořák, che eseguì il concerto solo a partire dal 1899.
Come si può comprendere, il programma della serata risultava di tutto rispetto, e avrebbe fatto tremare i polsi anche a solisti consumati, ma i tre violoncellisti sono apparsi sempre all’altezza dei complessi pezzi eseguiti, evidenziando non solo una grande tecnica, ma anche sonorità che riuscivano a trasferire intense emozioni al numeroso pubblico presente (e va sottolineata anche la grande professionalità di Gabriele Melone che, nonostante avesse la febbre alta, si è ugualmente misurato con due brani di enorme difficoltà).
Il merito è indubbiamente anche del loro maestro Ilie Ionescu, presente alla serata, che non ha nascosto una certa emozione e, durante il breve intervallo, ha risposto ad alcune domande postegli da Luciana Renzetti.
Bravissimo anche Aldo Roberto Pessolano, l’ “anziano” del gruppo che, in qualità di pianista accompagnatore, è stato l’unico impegnato per l’intero concerto ed ha mostrato un ottimo affiatamento con ognuno dei solisti.
Relativamente agli spettatori, anche quelli giunti per ascoltare il Quartetto Auris si sono ugualmente trattenuti, seguendo con grande attenzione il concerto, affascinati dal talento dei quattro ragazzi, e alla fine hanno applaudito a lungo gli splendidi protagonisti, accomiatatisi con il particolarissimo Requiem op. 66 di David Popper, consistente in un adagio per tre violoncelli e pianoforte, bellissima chiusura di una serata di elevato livello musicale.

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