Shlomo Mintz, classe 1957, attualmente fra i più acclamati violinisti, è tornato a Napoli, ospite della stagione dell’Associazione Alessandro Scarlatti, che sette anni fa era stata inaugurata proprio da un suo recital.
Allora come oggi, è stato accompagnato dal pianista olandese Sander Sittig, attraverso un programma piuttosto vario, iniziato con la Sonata in si bemolle maggiore per violino e pianoforte K 454 di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). La composizione è passata alla storia anche come “Sonata Strinasacchi”, in quanto scritta nel 1784 per l’esordio a Vienna di Regina Strinasacchi, violinista di assoluto talento, nata a Ostiglia in provincia di Mantova, che all’epoca aveva ventidue anni.
Il concerto ebbe luogo al Kärntnertortheater, davanti all’imperatore Giuseppe II, con lo stesso Mozart che accompagnò la virtuosa italiana, giungendo al concerto con una partitura pianistica ancora incompleta (per cui improvvisò per larghi tratti), mentre quella violinistica era stata portata a termine giusto poche ore prima (particolare confermato dal manoscritto originale conservato a Stoccolma).
Secondo brano, prima dell’intervallo, il Poème in mi bemolle maggiore op. 25 del francese Ernest Chausson (1855-1899), concepito in origine per violino e orchestra, scritto durante il suo soggiorno a Firenze nel 1896 e dedicato al grande solista belga Eugène Ysaÿe.
Caratterizzato da atmosfere di particolare raffinatezza e nostalgia, il pezzo doveva essere intitolato “Le Chant de l’amour triomphant”, dall’omonimo racconto di Turgenev, divenne poi “Poème symphonique” ed infine solo “Poème”.
La seconda parte si apriva con la Sonata n.3 in re minore per violino e pianoforte, op.108 di Johannes Brahms (1833-1897), composta nel periodo 1886-1888, durante i soggiorni estivi sulle rive del lago di Thun.
Dedicata all’amico pianista, compositore e direttore d’orchestra Hans von Bülow, come segno di riconciliazione, riassume nell’adagio del secondo movimento lo stile di lirismo struggente, tipico dei capolavori del compositore tedesco e si discosta dalle due precedenti sonate, rivolte al medesimo organico, per la presenza di quattro movimenti, invece di tre, e per un notevole virtuosismo, affidato principalmente al pianoforte.
Il concerto si chiudeva nel segno di Pablo de Sarasate (1844-1908), compositore e violinista prodigio, che concepì diversi lavori virtuosistici per il suo strumento.
Da questo repertorio sono stati scelti il Capriccio basco, op. 24 (1881) e la Carmen Fantasy, op. 25 (1883).
Il primo attingeva al folclore iberico, abbinando musicalità popolare e difficoltà esecutiva, mentre la seconda apparteneva ad un filone, diffuso in particolare nell’Ottocento, rivolto alle trascrizioni di noti motivi operistici, che avevano lo scopo di far conoscere tali pezzi a chi era impossibilitato a frequentare i teatri lirici oppure a chi voleva risentirli in chiave salottiera (in tal caso sotto forma di adattamenti per violino e pianoforte) e dare nel contempo l’opportunità, ai grandi solisti, di mettere in mostra le loro doti.
Per quanto riguarda gli interpreti, Shlomo Mintz ha avuto un approccio iniziale, relativo al pezzo mozartiano, estremamente routinario.
Da Chausson in poi è invece venuto prepotentemente fuori l’artista ammirato in tutto il mondo, alternatosi fra le atmosfere brahmsiane e i frenetici virtuosismi imposti da Sarasate.
Dal canto suo il pianista Sander Sittig, che suona ormai da diversi anni con Mintz, è stato sempre all’altezza della situazione, confermando un’ottima intesa con il violinista ed evidenziando le sue elevate doti solistiche soprattutto nella sonata di Brahms.
Pubblico molto numeroso ed entusiasta, che ha apprezzato in particolare i funambolismi concepiti da Sarasate, ed in particolare quelli oltremodo familiari legati alla “Carmen”, ed ha chiesto un bis, ottenendone due, sempre tratti dal repertorio dell’autore spagnolo, con i quali si è brillantemente chiuso un recital in progressivo crescendo.
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