La chiesa vomerese di Santa Maria della Rotonda, dotata di un Mascioni op. 1147 a trasmissione meccanica del 1999, ha ospitato il quarto ed ultimo appuntamento con la rassegna “Organi Storici della Campania”, organizzata dall’Associazione Alessandro Scarlatti.
Protagonista del concerto conclusivo il maestro Angelo Castaldo, che ha proposto un excursus dedicato ad autori di area tedesca, che precedettero l’avvento di Johann Sebastian Bach (1685-1750), da cui il titolo della serata “Back to Bach”.
Apertura rivolta alla Fantasia Ex D di Matthias Weckmann (1616–1674), allievo di Heinrich Schütz a Dresda, dove iniziò anche la sua carriera, che si svolse anche in Danimarca (al seguito del suo maestro), per concludersi ad Amburgo come organista titolare della chiesa di San Giacomo.
Il successivo Praeludium in sol minore BuxWV 149 poneva in evidenza Dietrich Buxtehude (1637–1707), danese di nascita ma tedesco di adozione, grande virtuoso della tastiera e fra i maggiori compositori di musica organistica di tutti i tempi,
La sua fama era tale che un Bach ventenne, per conoscerlo (e per carpirne i segreti del mestiere), affrontò un viaggio di oltre 400 chilometri, distanza che intercorreva tra Arnstadt, dove lavorava, a Lubecca, città nella quale Buxtehude ricopriva il ruolo di organista titolare della Marienkirche.
Era poi la volta del Praeludium in mi minore di Nicolaus Bruhns (1665-1697), proveniente da una famiglia di solide tradizioni musicali, originaria dello Schleswig-Holstein.
Allievo prediletto di Dietrich Buxtehude e punto di riferimento del giovane Bach, fu anche un virtuoso del violino e vide interrotta una promettentissima carriera a causa di una morte prematura.
Toccava quindi al preludio corale “Vater unser im Himmelreich” di Georg Böhm (1661-1733), compositore, organista e docente, che potrebbe aver avuto fra i suoi allievi anche Bach, nel periodo in cui quest’ultimo soggiornò a Lüneburg.
Dopo i numerosi riferimenti al genio di Eisenach, non poteva mancare un brano appartenente alla sua produzione iniziale, rappresentata dalla monumentale Passacaglia BWV 582, composta presumibilmente quando era a Weimar o, per alcuni, precedentemente, durante il soggiorno ad Arnstadt, subito dopo essere tornato dal “pellegrinaggio” a Lubecca.
Chiusura con il Praeludium e Fuga in do maggiore Krebs-WV 402 di Johann Ludwig Krebs (1713–1780), talentuoso allievo di Bach, che ebbe una carriera poco fortunata, poiché visse durante il periodo di passaggio dal barocco (nel quale si riconosceva pienamente), allo stile galante, decisamente lontano dalla sua concezione musicale.
Nel complesso un programma molto ben concepito dal maestro Angelo Castaldo, interprete di elevatissimo spessore, che ha fatto precedere al concerto una simpatica ed esauriente presentazione, nella quale ha tenuto a sottolineare come Bach avesse alle spalle una tradizione di tutto rispetto, che poneva la scuola tedesca tra le eccellenze organistiche dell’epoca.
Pubblico numeroso, che ha mostrato di apprezzare moltissimo l’interprete, chiedendo a gran voce un bis, ed è stato accontentato con l’esecuzione della Fuga in re maggiore BWV 532, dedicata dall’organista alla moglie, nell’occasione sua assistente, che compiva gli anni proprio quella sera, degna chiusura del recital e dell’intero ciclo caratterizzato dalla presenza di ottimi artisti nazionali ed internazionali.
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