La giovanissima Francesca Ajossa straordinaria protagonista della rassegna “Organi storici della Campania”

Il secondo appuntamento della rassegna “Organi Storici della Campania”, organizzata dall’Associazione Alessandro Scarlatti, ha ospitato la diciassettenne sarda Francesca Ajossa.
La musicista si è confrontata con brani compresi in un arco di tempo che andava dal Seicento al Novecento, eseguiti in ordine cronologico sui due differenti organi della Basilica dell’Incoronata a Capodimonte, un “Domenico Antonio Rossi” del 1769 e il “Tamburini, op. 499” del 1965.
La prima parte è iniziata nel segno di Girolamo Frescobaldi (1583-1643), con la Toccata X, dal Secondo Libro di Toccate (1627), pubblicato a Roma dove il celeberrimo musicista fu costretto a spostarsi, dalla natia Ferrara, quando il duca Alfonso d’Este morì nel 1597 senza lasciare eredi, per cui la città tornò allo Stato della Chiesa.
La successiva “Toccata per l’Elevatione” era invece tratta dalla “Messa della Madonna”, appartenente ai “Fiori Musicali”, pubblicati a Venezia nel 1635 e costituiti nel loro insieme da tre Messe, concepite rispettivamente per la liturgia domenicale (Messa della Domenica), per alcune festività di maggiore importanza (Messa degli Apostoli) e per le celebrazioni mariane (Messa della Madonna).
Anche il genovese Michelangelo Rossi (1601-1656) trascorse molti anni a Roma, dove pubblicò, presumibilmente intorno al 1634, una raccolta di Toccate e Correnti, dalla quale era tratta anche la Toccata VII proposta nel concerto.
La panoramica sei-settecentesca si chiudeva con la briosa Sonata in fa maggiore di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), apparsa particolarmente adatta ad essere eseguita su uno strumento fabbricato a Napoli nella seconda metà del Settecento.
Dopo un rapido cambio di strumento, si giungeva, con un salto di poco più di un secolo, alla Sonata sul Salmo 94 in do minore del tedesco Julius Reubke (1834-1858) che, a partire dal 1855, studiò con Liszt, e da lui venne tenuto sempre in grandissima considerazione.
Il brano, caratterizzato da grande complessità, risale al 1857, l’anno precedente la prematura scomparsa dell’autore, causata dalla tubercolosi, e risulta più affine al poema sinfonico che alla sonata, in quanto traduce in musica alcuni dei passi salienti del salmo 94, denotando in diversi punti una chiara influenza lisztiana.
Chiusura con il francese Marcel Dupré (1886-1971), una delle figure di maggior prestigio del Novecento organistico, sia come compositore che in qualità di solista.
In quest’ultima veste diede vita, nel 1921, durante il suo esordio statunitense all’Organo Wanaker di Filadelfia, ad una lunghissima improvvisazione, basata sulle melodie gregoriane Iesu redemptor omnium, Adeste fideles, Stabat Mater dolorosa e Adoro te devote, che identificavano, nell’ordine, Il mondo in attesa del Salvatore, la Natività, la crocifissione e la Resurrezione.
L’enorme successo ottenuto, consigliò a Dupré di fissare sullo spartito la sua monumentale improvvisazione che, tre anni dopo, fu data alle stampe, diventando forse l’opera più nota della sua produzione.
Veniamo ora a Francesca Ajossa, eccezionale interprete della serata, che avevamo avuto il piacere di ascoltare nel 2015, quando appena sedicenne era stata ospite di un’altra rassegna, dove si era alternata con due giovani e promettenti colleghe di studio.
Già allora ci aveva favorevolmente impressionato, pur nella brevità della sua apparizione e adesso, a distanza di quasi tre anni, non possiamo che confermare il nostro giudizio e sottolineare sia la sua enorme versatilità, considerando i quattro secoli di letteratura organistica lungo i quali ha scelto di muoversi, sia l’eccezionale bravura e la decisa personalità con cui ha affrontato un programma complesso ed impegnativo come quello proposto nell’occasione.
Non ci resta che complimentarci ancora con Francesca Ajossa, allieva del maestro Angelo Castaldo al conservatorio di Cagliari e prossima al diploma, e ringraziarla per averci trasmesso grandissime emozioni, sperando di riascoltarla quanto prima a Napoli.

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