Penultimo appuntamento, domenica 10 giugno, alle ore 20, con la V edizione del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia.
Un evento, nato dalla sinergia del Conservatorio Statale di Musica “G. Martucci” di Salerno, promotore di un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella che nella Chiesa di Sant’ Apollonia offre di ospitare la rassegna.
Due gemme della letteratura cameristica saranno eseguite dai giovanissimi componenti del Quartetto Dorico, il pianista Aleandro Giuseppe Libano, la violinista Chiara Civale, la violista Francesca Senatore e il violoncellista Emanuele Esposito, consacrati alle armonie respighiane.
Si inizierà con il Movimento di Quartetto con pianoforte in la minore (“Quartettsatz”) che costituisce una eccezione nella produzione di Gustav Mahler, che non comprenderà, mai, altri simili lavori cameristici.
Si tratta di un lavoro giovanile concepito durante gli studi di composizione e tuttavia già maturo nell’impianto che segue lo schema della forma-sonata con una resa pianistica debitrice dei supremi modelli di Schubert, Beethoven, Schumann, Brahms.
Non a caso è proprio quest’ultimo grande compositore, amatissimo da Mahler, a informare di sé gran parte dell’ordito strumentale con un improvviso cambio di tempo che sarà un tratto distintivo della sua maniera “adulta”.
La raffinata elaborazione tematica dello sviluppo rivela una notevole disinvoltura e inventiva e uno stile già originale.
Nella ripresa, riproponendo il cambiamento di tempo, Mahler introduce un’inaspettata escursione armonica nella tonalità di fa diesis minore, per poi giungere ad una melanconica conclusione, preceduta da una sorta di breve cadenza per violino, che introduce un clima espressivo introverso, da décadence mitteleuropea che, crediamo, anticipi il clima espressivo della primigenia produzione cameristica di Arnold Schönberg, il capostipite della Neue Musik del ‘900, infatti, il suo rivoluzionario Trattato di armonia venne dedicato proprio a Gustav Mahler.
La seconda parte della serata verrà interamente dedicata all’esecuzione del Quartetto n.1 op.25 in sol minore di Johannes Brahms, composto in un lasso di tempo molto lungo dal 1860 al 1861.
Il quartetto si presenta con un Allegro di forma insolita: il primo tema, espressivo e misterioso, costituito di due idee ben distinte, appare al pianoforte, al quale si aggiungono in ordine successivo dal grave all’acuto gli altri tre strumenti, ed è immediatamente riproposto con sonorità piena ed energica; seguono il secondo tema, di intensa contabilità, affidato inizialmente al violoncello, ed il terzo più vigoroso e marcato.
Il materiale tematico subisce, poi, una complessa elaborazione e, dopo la riesposizione, il movimento chiude con un’ampia coda basata sul primo tema.
Il secondo movimento è un Intermezzo (Allegro ma non troppo), sognante e dolcemente malinconico; esso inaugura quella serie di Allegretti-Intermezzi che, soprattutto nella produzione sinfonica, sostituiranno nell’opera brahmsiana lo scherzo; vivace ed irrequieto è invece il Trio.
L’Andante con moto, tripartito, alterna il carattere cantabile delle due sezioni estreme con quello eroico e marziale della sezione centrale.
Un ampio Rondò alla zingarese (Presto), dalla scrittura estremamente virtuosistica e dal ritmo incalzante, conclude l’opera nell’imitazione della popolaresca musica zigana.
Proprio per questa nuova concezione di tipo sinfonico, questa splendida pagina fu trascritta per orchestra nel 1937 da Arnold Schoenberg.
Gran finale lunedì 11 giugno con il ritorno degli ensemble di Fiati diretti da Antonio Fraioli. Eterogeneo il programma, comprende in apertura due danze ungheresi di Johannes Brahms, la n. 3 e la n.7, amate per la creazione dei ricalchi del lessico folclorico. Si proseguirà con la Deuxieme Suite di Johann Nepomuk Wendt da Pièces en Harmonie, che rappresenta una rarità assoluta nel mondo delle composizioni per ensemble di fiati, della quale apprezzeremo la fresca inventiva, per poi passare alla Marmaduke e Yardbird Suite di Charlie Parker, che difficilmente può lasciar indifferente chi ama il jazz, poiché ne racchiude gli umori e la forza, contenendo diversi numeri capaci sicuramente di sorprendere. Omaggio finale nell’anno celebrativo del centocinquantenario della morte di Gioacchino Rossini, con il grazioso “Rondò” strumentale che funge da interludio danzato dal I atto del Guglielmo Tell.
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