Ultimo appuntamento, prima della pausa estiva, con la XII edizione di “Sette secoli di musica sacra per organo a Napoli – Vespri d’organo”, rassegna organizzata dall’Associazione Trabaci, gemellata con l’Internationales Stuttgarter Orgelfestival (Germania).
Titolo del concerto, affidato al maestro Giovanni Picciafoco, “Tre per 333” in quanto il programma della serata era interamente rivolto a tre giganti della musica classica nati nel 1685: Domenico Scarlatti, Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Händel.
Apertura nel segno di Domenico Scarlatti e delle sue sonate per strumenti a tastiera, appartenenti a un corpus di 555 pezzi (numero che, a seguito di recenti studi, pare sia in effetti superiore).
Tre le sonate proposte, tutte costituite da un solo movimento, corrispondente a una fuga, la K. 417 in re minore, la K. 82 in fa maggiore e la K. 30 in sol minore (quest’ultima soprannominata “La fuga del gatto” in quanto la tradizione vuole che il motivo principale sia stato suggerito da un gatto che camminava sulla tastiera).
I due brani successivi rappresentavano altrettanti arrangiamenti, curati dal tedesco Max Reger (1873-1916), relativi al Preludio e fuga in do diesis minore BWV 849 e al Preludio e fuga in si bemolle minore BWV 867, entrambi contenuti nel primo libro del “Clavicembalo ben temperato” di Bach, risalente al 1722.
Dal repertorio organistico bachiano era invece tratto il Preludio e fuga in sol maggiore BWV 541, scritto a Weimar intorno al 1716.
Chiusura dedicata al Concerto per organo n. 13 in fa maggiore HWV 295 di Georg Friedrich Händel.
Eseguito per la prima volta dall’autore nel 1739, è noto anche con il soprannome “The Cuckoo and the Nightingale” (“Il cuculo e l’usignolo”) per alcuni passaggi presenti nel secondo dei quattro movimenti (allegro), che ricordano il canto dei due uccelli e deriverebbero da un “Capriccio sopra il cucù” di Johann Kaspar Kerll e da un’aria dell’opera “Numitore” di Giovanni Porta, eseguita a Londra nel 1720.
Per quanto riguarda il protagonista della serata, Giovanni Picciafoco ha fornito un’altra prova superlativa, abbinata ad un programma che si è rivelato complesso, interessante e molto originale.
A questo va aggiunto il grandissimo lavoro di preparazione, che si percepiva dietro ogni composizione, se si pensa che molte delle trascrizioni organistiche dei pezzi per clavicembalo, quando non erano direttamente del maestro, risultavano opera di autori, bravi quanto ignoti, recuperati a seguito di lunghe e appassionanti ricerche.
Non va dimenticato, inoltre, l’apporto di uno dei migliori strumenti attualmente presenti a Napoli, il Mascioni op. 1072, vanto della chiesa dell’Immacolata al Vomero, sede dei “Vespri d’organo”, acquistato dal parroco padre Leonardo Mollica nel lontano 1984, raro esempio ecclesiastico di lungimiranza culturale.
Chiudiamo, infine, con i ringraziamenti all’Associazione Trabaci, fautrice della rassegna, nella figura del suo presidente Mauro Castaldo, e diamo appuntamento per la seconda parte della manifestazione che, pur ormai entrata a far parte del panorama musicale vomerese, soffre ancora dei pregiudizi legati all’abbinamento fra organo ed edifici di culto.
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