Sono poche le opere che hanno raggiunto una fama universale come la “Carmen” di Bizet.
A ciò hanno contribuito, in uguale misura, sia le splendide musiche del compositore francese, spesso oggetto di variazioni sul tema da parte di altri musicisti, che l’interessante soggetto, tratto dall’omonimo racconto di Prosper Mérimée, al quale si ispirarono i librettisti Henri Meilhac e Ludovic Halévy.
Pochi sanno, però, che l’esordio parigino, tenutosi nel 1875 all’Opéra-Comique, rappresenta ancora oggi uno dei fiaschi più clamorosi nella storia della lirica.
Come se non bastasse, la tiepida accoglienza ricevuta fu anche la causa del tracollo finanziario di Camille Du Locle, all’epoca direttore del teatro che, credendo fortemente nella “Carmen”, aveva programmato ben 48 repliche, andate rigorosamente deserte.
Probabilmente ancora meno persone sono a conoscenza del fatto che la riscossa dell’opera ripartì dal Teatro Bellini di Napoli, dove nel 1879 venne allestita la “prima” italiana (e dove ancora oggi campeggia una lapide commemorativa).
Su queste vicende si è soffermato il noto regista lirico Riccardo Canessa, al Teatro Diana, nel terzo appuntamento di “Opera Talk Show”, format da lui ideato e condotto, che si prefigge di avvicinare alla lirica il grande pubblico.
La serata risultava divisa fra la descrizione della trama vera e propria di “Carmen”, corredata dall’esecuzione dei pezzi più noti, ed il racconto delle vicissitudini subite dall’opera, coincidenti con quelle di Du Locle.
Nel primo caso, accompagnato al pianoforte da Maurizio Iaccarino, un quartetto di cantanti, formato da Michela Rago (mezzosoprano), Carmen Bianco (soprano), Achille del Giudice (tenore) e Luciano Matarazzo (basso), si è avvicendato nell’esecuzione dei pezzi più noti.
Abbiamo quindi ascoltato, fra gli altri, L’amour est un oiseau rebelle, celeberrima Habanera con la quale Carmen irrompe sulla scena, Parle-moi de ma mère!, struggente e nostalgico duetto di Don José e Micaëla, la cosiddetta romanza del fiore (La fleur que tu m’avais jetée) che Don José canta a Carmen quando si incontrano nella locanda di Lilas Pastia e la famosissima Votre toast, je peux vous le rendre, affidata ad Escamillo, conosciuta anche come “Canzone del Toreador”.
Molto interessante anche il susseguirsi degli eventi che portarono la “Carmen” in Italia e più precisamente a Napoli.
Infatti Du Locle, dopo la bancarotta, si rifugiò a Capri, dove aveva acquistato una piccola casa di pescatori.
Lì rimuginò a lungo sulle cause del naufragio dell’opera e, poiché non era affatto uno sprovveduto (se pensiamo solo che, grazie alla sua intermediazione, qualche anno prima l’amico Verdi, per l’ “Aida”, era riuscito ad ottenere un compenso di ben 150.000 franchi francesi dal Pascià d’Egitto), comprese di aver allestito l’opera giusta nel posto sbagliato.
In effetti la storia di “Carmen”, intrisa di sensualità e violenza, mal si addiceva al genere dell’ Opéra-Comique, caratterizzato da vicende meno intense e, soprattutto, a lieto fine, l’esatto contrario di quanto proponeva l’opera di Bizet.
Du Locle intuì che il lavoro, bistrattato in Francia, con qualche correttivo (quale l’eliminazione dei dialoghi parlati), e una degna traduzione, poteva funzionare benissimo nel nostro paese e affidò quindi ad Achille De Lauzières, giornalista e librettista napoletano di origini francesi, il compito di dare vita ad una credibile versione in italiano.
Contemporaneamente, l’editrice musicale Sonzogno acquistò i diritti dell’opera e la “prima” italiana venne allestita al Teatro Bellini di Napoli, di proprietà della casa milanese.
Il successo non fu trionfale, ma l’opera iniziò ad essere apprezzata e, da quel momento, partì ufficialmente la sua inarrestabile rivincita.
Tornando alla serata, va ricordato ancora il vivo disappunto manifestato dal maestro Canessa per l’inutile e pretenzioso stravolgimento del finale, avvenuto recentemente al Maggio Musicale fiorentino (per chi non lo ricordasse, a soccombere era Don José e non Carmen), del quale un personaggio come Carmen non ha certo bisogno, essendo già una figura femminista ante-litteram, ed il consueto coinvolgimento vocale del numeroso pubblico, che al termine ha anche ballato al ritmo del flamenco.
In conclusione, anche questo terzo appuntamento di “Opera Talk Show” ha centrato il suo obiettivo, grazie alla consueta bravura di Riccardo Canessa, e agli ottimi interpreti da lui invitati, il mezzosoprano Michela Rago, il soprano Carmen Bianco, il tenore Achille del Giudice e il basso Luciano Matarazzo (spesso al centro di divertenti scambi con Canessa), e lo strepitoso Maurizio Iaccarino al pianoforte.
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