Mezzosoprano, pianista e compositrice, Pauline García (1821-1910) nacque a Parigi in una famiglia di origini spagnole dalle consolidate tradizioni artistiche.
Fin da piccola mostrò un grande talento musicale e iniziò giovanissima a studiare canto, sotto la guida del padre Manuel, composizione con Reicha, e pianoforte con Liszt.
Grande promessa pianistica, fu obbligata dalla madre ad intraprendere la carriera di cantante, nel momento in cui morì prematuramente la sorella (il leggendario mezzosoprano Maria Malibran), debuttando con grande successo ad appena sedici anni.
Nel 1840 sposò Louis Viardot, di circa 21 anni più anziano, direttore del Théâtre Italien di Parigi, che lasciò il suo posto per diventare il manager della moglie
Per motivi politici, Viardot non ebbe vita facile in Francia, per cui la trionfale carriera di Pauline si svolse prevalentemente all’estero, pur se gli autori transalpini fecero a gara per dedicarle nuove opere, entusiasmati dalla sua straordinaria voce ed anche attirati dal suo fascino.
Nonostante gli impegni artistici e familiari (ebbe ben quattro figli), la Viardot fu anche una compositrice piuttosto prolifica, con una produzione orientata verso la musica cameristica, in particolare incentrata su brani per voce e pianoforte, corredati spesso da testi scritti dalla stessa compositrice, che conosceva ben cinque lingue (spagnolo, francese, italiano, tedesco e russo).
Questa breve biografia ci fa comprendere come la Viardot possa essere considerata una delle maggiori figure femminili, non solo del XIX secolo, ma di tutta la storia della musica.
Per tale motivo risultava di estremo interesse il concerto dedicato alla cantante e musicista francese, tenutosi al Teatro Diana di Napoli, all’interno della rassegna “Diciassette & Trenta Classica”, in occasione della “Festa della Donna”.
Affidato a Leona Pelešková (soprano) e Mirouslava Yordanova (mezzosoprano), accompagnate al pianoforte da Julian Smith, il pomeriggio si apriva con Es Corredor, omaggio a Manuel García (1775-1832) che, oltre ad essere il papà di Pauline, fu un compositore e, soprattutto, uno dei più noti tenori della sua epoca, calcando per vari anni anche il palcoscenico del Teatro di San Carlo.
Il programma proseguiva con una serie di motivi tratti dalle varie raccolte della compositrice, intervallati da pezzi di autori francesi quali Gounod, Saint-Saëns e Delibes.
Nell’ambito della produzione della Viardot spiccavano alcuni brani concepiti su liriche di poeti russi, Zaklinanije (Incantesimo) e Na kholmakh Gruziji (Sulle colline della Georgia) di Pushkin e Lesnaya tish’ (Quiete del bosco) di Turgenev.
In effetti la Viardot, dopo aver soggiornato diversi anni a San Pietroburgo, dove riscosse successi trionfali come cantante, una volta tornata in Occidente fu la prima (insieme al marito) a prodigarsi nella diffusione delle opere dei letterati e dei compositori sovietici.
Non a caso, inserì sovente, nelle opere che la videro protagonista (a cominciare dal “Barbiere” rossiniano), secondo una prassi consolidata, arie di altri autori, quasi sempre russi, Glinka in particolare.
Inoltre, il sodalizio con Turgenev, che divenne suo istruttore di russo e la cui infatuazione nei confronti di Pauline, iniziata dopo il loro primo incontro a San Pietroburgo, era di pubblico dominio, dette vita ad una strana relazione.
Il poeta non solo strinse amicizia con il marito, ma visse per molti anni presso i Viardot in Francia che, per un certo periodo, ospitarono anche Paulinette, la figlia avuta da Turgenev in seguito ad una relazione con una domestica.
Il programma si chiudeva con Trema o vil!, duetto di Luigi Arditi, piemontese trapiantato in Inghilterra.
Per quanto riguarda le interpreti, si sono alternate o hanno dato vita ad alcuni piacevoli duetti, evidenziando voci di elevato spessore, notevole presenza scenica e una non indifferente padronanza linguistica, dovendo affrontare un programma che comprendeva pezzi in spagnolo, francese, tedesco, italiano e russo.
Molto bravo anche il pianista Julian Smith, che ha concepito l’intero programma, frutto di una serie di ricerche lunghe ed approfondite.
Ricordiamo, infine, l’attore e regista Giancarlo Cosentino, che fra un brano e l’altro, ha raccontato le vicende salienti della vita della Viardot.
Pubblico numeroso ed entusiasta che ha a lungo applaudito i protagonisti, chiedendo un bis a gran voce.
E’ stato accontentato con la proposizione di “Capille nire”, su testi di Giuseppe Turco (autore, insieme a Denza, della celeberrima Funiculì funiculà), inedita e probabilmente unica incursione nel repertorio napoletano della grande compositrice transalpina, a coronamento di un pomeriggio di altissima valenza storico-musicale, che testimonia come sia possibile andare incontro al pubblico, e nel contempo acculturarlo, mediante la proposizione di un’ iniziativa nuova, originale e di qualità.
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