Scomparsa nello scorso giugno, ad oltre 90 anni di età, la napoletana Annamaria Pennella è stata una grande pianista (si diplomò ad appena 13 anni, perfezionandosi con Arturo Benedetti Michelangeli e Marguerite Long) ed un’insuperata didatta.
Proprio uno dei suoi alunni più prestigiosi, il foggiano Antonio Pompa-Baldi, oggi attivo a Cleveland, ha voluto dedicarle una serata, in occasione del consueto master di fine anno tenuto a Napoli ed organizzato dall’Associazione Napolinova.
Così, prima di lasciare spazio all’esibizione dei partecipanti, Pompa-Baldi, insieme ad Alfredo de Pascale, direttore artistico dell’associazione, ha dato vita ad alcuni dei tanti ricordi di un legame, mantenuto saldamente nel tempo, anche quando la distanza non permetteva una frequentazione più assidua.
In particolare ha ricordato che, poco più che maggiorenne, fu spronato dalla Pennella a riprendere una carriera ormai sul punto di concludersi e quindi, se oggi è diventato un musicista di successo, lo deve principalmente a lei.
Pompa-Baldi ha ancora tenuto a sottolineare come la grande pianista amasse trasmettere la sua esperienza agli allievi e fosse quanto mai prodiga di consigli, qualità abbastanza rara fra gli artisti di un certo livello, ed inoltre sosteneva che insegnare lo strumento con metodi di apprendimento predeterminati avesse scarso significato.
Il discorso si è poi spostato sulle “scuole”, in quanto la Pennella va inquadrata, a pieno titolo, nella cosiddetta “Scuola pianistica napoletana”, che secondo il maestro de Pascale non produce più talenti da molti decenni, per cui va considerata ormai estinta.
Pompa-Baldi, invece, ha sempre considerato il discorso delle scuole piuttosto fuorviante, in quanto risulta legato a fattori che dipendono non solo dalla maggiore o minore bravura di un interprete, nel momento in cui ricopre il ruolo di docente, ma che devono tenere conto anche della qualità degli alunni a disposizione, in quanto può capitare una generazione ricca di talenti, seguita da altre quasi totalmente prive.
Il musicista pugliese ha voluto chiudere il suo contributo, eseguendo alcune raffinate elaborazioni pianistiche di Roberto Piana, relative a motivi famosi, portati alla ribalta da Edith Piaf, che la Pennella amava molto ascoltare.
Il successivo concerto degli allievi della master, ha messo in evidenza sei pianisti giovani e giovanissimi, alcuni dei quali già ascoltati in precedenti occasioni.
Ad aprire la seconda parte della serata è stato Gabriele De Feo, confrontatosi con il movimento conclusivo della Sonata op. 2 n. 1 di Ludwig van Beethoven (1770-1827), pubblicata da Artaria nel 1796, insieme ad altre due, con dedica ad Haydn.
Il successivo Intermezzo n. 2 in la maggiore, dai Sei pezzi per piano, op. 118 di Johannes Brahms (1833-1897), metteva in evidenza Maria Rosaria Rossi, interprete di grande sensibilità, apparsa visibilmente emozionata.
Al Novecento si è invece affidato Luca Giordano, interpretando i Sarcasms, op. 17 di Sergej Prokofiev (1891-1953), lavoro completato nel 1914, dove l’autore raggiunse uno dei punti di massima adesione alle nuove istanze di inizio secolo, entrando di diritto nella lista dei compositori russi da tenere sotto controllo.
Dopo il Beethoven giovanile, quello della maturità, scelto da Laura Sebastiani, con la proposizione dei primi due tempi della Sonata in mi maggiore op. 109, dedicata a Maximiliane Brentano, giovane figlia di Franz Brentano, all’epoca amico e principale mecenate del compositore tedesco.
Pasquale Evangelista ha invece eseguito lo Scherzo in mi maggiore, op. 54 di Fryderyk Chopin (1810-1849), risalente al 1842, caratterizzato dall’avere dedicatarie diverse a seconda dell’edizione (Clotilde de Caraman per quella parigina di Maurice Schlesinger, la sorella Jeanne de Caraman per quella tedesca pubblicata da Breitkopf & Härtel).
Ultimo interprete della serata Luciano Boidi, che ha attinto sia dalla produzione di Brahms, con tre delle Sette fantasie op. 116, pubblicate nel 1892, sia dal repertorio chopiniano con lo Studio n. 10 in si minore, appartenente ai Dodici studi, op. 25, editi a Parigi nel 1837 e dedicati a Marie de Flavigny contessa d’Agoult.
In conclusione una serata che ha onorato nel migliore dei modi la memoria di una grande figura del Novecento musicale europeo, evidenziando la bontà degli insegnamenti della Pennella, attraverso uno dei suoi allievi di maggior spessore, Antonio Pompa-Baldi, docente di un gruppo di giovani ai quali auguriamo di seguire le orme del loro maestro.
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