L’opera di repertorio è per tradizione l’immancabile appuntamento finale della Rassegna del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.
È soprattutto qui, nelle vesti e nelle vite dei personaggi della grande opera di repertorio che si concretizza la preziosa mission che da settantun anni porta avanti lo Sperimentale, formando giovani e bravi cantanti, incitandoli a sperimentare, appunto, partiture non convenzionali, epoche musicali diverse e opere consacrate dal pubblico di tutto il mondo, per accompagnarli al debutto su qualsiasi palcoscenico il futuro riservi loro.
In questi giorni, le nostre Carmen e le nostre Micaela si preparano insieme agli spavaldi Don José e Escamillo e a tutto il cast.
Tutti bravi, in gamba, preparati e desiderosi di fare di questa loro passione il lavoro della vita.
È dunque Carmen di Bizet l’opera proposta quest’anno, un ritorno atteso diciassette anni e che porterà uno dei capolavori di tutti i tempi a Spoleto e poi lungo tutta la Stagione Lirica Regionale dell’Umbria.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale il direttore francese Laurent Campellone, vincitore all’unanimità, nell’ottobre del 2001, a soli 29 anni, del premio dell’ottava edizione del Concorso Internazionale per giovani direttori d’orchestra “Franco Capuana”, promosso dalla Comunità Europea ed organizzato proprio qui a Spoleto.
Regia, scene e costumi sono affidati a Stefano Monti, che nella sua carriera teatrale, televisiva e cinematografica ha affiancato registi del calibro di Virginio Puecher, Luca Ronconi e Mauro Bolognini.
Monti, che lo scorso anno ha allestito in modo particolarmente efficace a Spoleto e in Umbria “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, riflette sul fatto che «di Carmen è stato scritto e detto di tutto dai più autorevoli saggisti. Inoltre è una delle opere più rappresentate al mondo. Che posso aggiungere? È certo che interverrò in modo atipico in questo nuovo allestimento attraverso un oggetto, che non rivelo per non guastare la sorpresa, un oggetto ludico e non di morte di cui si trova traccia già nell’antichità e che trae origine da un mito e che a sua volta si ricollega all’altro mito del salto delle corna del toro. Prima della morte c’è la vita e in un momento storico in cui la decadenza della società occidentale celebra solo la morte, vorrei celebrare innanzitutto la vita».
E vita e morte sono al centro della vicenda di Carmen nota in tutto il mondo. Solitudine e semplicità di gesti, anche se drammatici e definitivi sono già nella novella di Prosper Mérimée da cui è tratto il libretto.
«“Per l’ultima volta -gridai- vuoi restare con me?” “No! No! No!” -disse battendo il piede, e sfilò dal dito un anello che le avevo regalato e lo gettò tra le siepi. La colpii due volte. Era il coltello del Guercio, che avevo preso, avendo rotto il mio. Cadde al secondo colpo, senza gridare. […] Poi, mi ricordai che Carmen spesso mi aveva detto che le sarebbe piaciuto essere seppellita in un bosco. Scavai una fossa col coltello, e ve la deposi. Cercai a lungo il suo anello, e alla fine lo trovai. Lo misi nella fossa vicino a lei con una piccola croce».
Una storia particolare quella di Carmen, il capolavoro del teatro musicale francese dell’Ottocento.
Gli inizi non sono facili: fiasco alla prima rappresentazione al Teatro dell’Opèra Comique di Parigi il 3 marzo 1875, successo però alle repliche, abbandonata presto al suo destino dal suo creatore (Bizet muore dopo tre mesi esatti, il 3 giugno, ad appena trentasei anni e mezzo).
E così Carmen comincia il suo cammino di successi non in Francia, ma all’estero: trionfa al Teatro dell’Opera di Vienna, dove, il 6 novembre, vi assiste un entusiastico Wagner.
Il che, probabilmente e per non farci mancare nulla, naturalmente pone l’opera in una certa prospettiva nel giudizio di Nietzsche, – lui la vede a Genova nel 1881-, che afferma pungente: «Questa musica è malvagia, raffinata, fatalistica: malgrado ciò essa resta popolare – ha la raffinatezza di una razza, non quella di un individuo. È ricca. È precisa. Costruisce, organizza, porta a compimento: con ciò essa è in antitesi alla musica tentacolare, alla “melodia infinita”. Si sono mai uditi sulla scena accenti tragici più dolorosi? E in che modo essi vengono raggiunti! Senza smorfie! Senza battere moneta falsa! Senza la menzogna del grande stile!».
E in sala, tanti grandi della musica francese e seguire questa nuova creazione: Gounod, Delibes, Offenbach, Massenet, Saint-Saëns.
Tutti entusiasti, pubblico e colleghi, ma non la critica, che vede nell’opera di Bizet un lavoro “tedesco” e non “francese”.
Carmen, “la fatalità che annienta”, come ha scritto Sergio Sablich. «Ma è veramente l’apparizione di Carmen una fatalità, o non piuttosto una necessità vitale? Se nel libretto Carmen è il personaggio più fedele all’originale di Mérimée, la sua novità esaltante e inafferrabile si palesa nella musica, che a ragione dovette apparire di un’audacia insopportabile. […] Perché Carmen, come tutti i grandi personaggi vivi e veri, è una figura complessa, che racchiude molteplici caratteri. […] Ma soprattutto: Carmen non è mai volgare, come troppe volte accade di vedere sulla scena, né, come avrebbero detto le nostre nonne, una poco di buono, una mangiatrice d’uomini. La modernità sconcertante di Carmen sta nell’essere colei una donna vera e completa, come nessun’altra, a parte forse Violetta, nell’Ottocento romantico e borghese: una vittima dell’emarginazione e dell’oppressione sociale (gli imbecilli vi diranno una femminista), che all’inizio reagisce selvaggiamente e quasi inconsciamente, per acquistare solo poco a poco chiarezza di sé e scegliere con assoluta coerenza il destino di morte, difendendo il diritto alla libertà (che non è arbitrio) e alla vita interiore (che è angoscia) con fede morale pari a quella di Don Giovanni di fronte alle perentorie imposizioni di pentirsi del Commendatore. Per questo, è riduttivo dire che Carmen sfida i limiti delle convenzioni sociali dell’epoca (o forse di tutte le epoche) e per ciò deve morire. La sua è sì una sfida alla legalità, ma anzitutto una sfida a se stessa, un tentativo di realizzarsi che conduce, come sovente accade, alla tragedia. Non a caso Nietzsche ravvisò in lei la statura di un’eroina greca».
Insomma, Carmen o dell’anticonformismo, della coerenza e della fedeltà a se stessi interpretata, tra le altre, dalla grande Maria Callas, che ne cerca l’essenza nella sua libertà di pensare e di decidere.
E, aspettando Carmen, al Cinéma Sala Pegasus, con ingresso gratuito, il Teatro Lirico Sperimentale invita tutti a una mini rassegna cinematografica dal titolo En attendant Carmen, con la proiezione del film-opera Carmen di Francesco Rosi, con Julia Migenes-Johnson, Placido Domingo e Ruggero Raimondi.
Lorin Maazel dirige l’Orchestre National de France, le coreografie sono di Antonio Gades.
La colonna sonora ha vinto il disco di platino in Francia (domani sera, 20 settembre alle 17,30), del film musicale Carmen Jones di Otto Preminger (giovedì 21, ore 18) e per finire della pellicola Carmen: A Hip Hopera di Robert Townsend, con Carmen, interpretata da Beyoncé Knowles.
Dopo Spoleto, l’opera compirà una tournée regionale, andando in scena nei più importanti teatri di Perugia, Assisi, Città di Castello, Todi e Orvieto.
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Carmen
Opéra-comique in quattro atti
Musica di Georges Bizet
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy da Prosper Mérimée
Edizioni KALMUS
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 3 marzo 1875
Spoleto, Teatro Nuovo
Martedì 19 settembre, ore 18.00 (anteprima per le scuole)
Mercoledì 20 settembre, ore 10.00 (per le scuole)
Giovedì 21 settembre, ore 10.00 (per le scuole)
Venerdì 22 settembre, ore 20.30
Sabato 23 settembre, ore 20.30
Domenica 24 settembre, ore 17.00
Rassegna Regionale
Perugia, Teatro Morlacchi, lunedì 25 e martedì 26 settembre, ore 20.30
Assisi, Teatro Lyrick, mercoledì 27 settembre, ore 20.30
Città di Castello, Teatro degli Illuminati, giovedì 28 settembre, ore 20.30
Todi, Teatro Comunale, venerdì 29 settembre, ore 20.30
Orvieto, Teatro Mancinelli, sabato 30 settembre, ore 20.30
Direttore: Laurent Campellone
Regia, scene e costumi: Stefano Monti
Personaggi e interpreti
Carmen: Mariangela Marini/Daniela Nineva/Annapaola Pinna/Rachele Raggiotti
Don José: Max Jota/Thomas Kiechle/Ivaylo Mihaylov
Escamillo: Giulio Boschetti/Ferruccio Finetti/Zihao Lin
Micaëla: Maria Bagalà/Giulia Mazzola/Emanuela Sgarlata
Morales: Paolo Ciavarelli/Ferruccio Finetti
Zuniga: Giordano Farina
Mercedes: Maria Bagalà/Noemi Umani
Frasquita: Zdislava Bočkova/Sara Intagliata
Le Dancaïre: Luca Micheli
Le Remendado: Alessandro Fiocchetti
O.T.Li.S – Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale
Coro del Teatro Lirico Sperimentale
Coro delle Voci Bianche del Teatro Lirico Sperimentale
Direttore dei cori: Mauro Presazzi
Sovratitoli a cura di Lucia Sorci
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