Nata a Cosenza, ma residente da molti anni in Belgio, Giusy Caruso è sicuramente una delle pianiste più interessanti della sua generazione a livello internazionale,
Un significativo esempio della attività portata avanti dalla musicista, nota per i suoi approfondimenti nell’ambito della musica moderna e contemporanea, è contenuto in un cd della Tactus, che riporta l’incisione “live” del concerto andato in onda su Radio CEMAT nel dicembre 2014, frutto della collaborazione con la Fondazione Isabella Scelsi, istituzione creata nel 1987 da Giacinto Scelsi (1903-1988), con sede nella casa romana del compositore di origine spezzina.
Il programma della serata comprendeva brani eseguiti utilizzando il pianoforte Bechstein, appartenuto all’autore, tratti dalla produzione di Scelsi, Biagio Putignano (1960) e Davide Anzaghi (1936), il cui comune denominatore consisteva nella ricerca di particolari timbri, in bilico fra sonorità occidentali ed orientali, tali da suggerire alla Caruso il titolo “Nella sfera del suono, crocevia di mondi”, aggiunto sulla copertina del disco.
Mai come in questi casi, per un approccio maggiormente consapevole, è indispensabile leggere il libretto di accompagnamento, redatto dalla stessa pianista, dove viene focalizzato lo stile di Scelsi, fortemente in anticipo sui tempi, che avrebbe influenzato decenni dopo l’avanguardia italiana, per la verità non sempre all’altezza delle visioni profetiche di un autore recentemente emerso dall’oblio.
La tardività della riscoperta di Scelsi risulta in parte comprensibile, se diamo uno sguardo alla sua produzione, frutto di interessi che non coincisero mai con quanto lo circondava.
Egli fu, infatti, il primo in Italia ad avvicinarsi al dodecafonismo, che però non destò in lui molto entusiasmo e, quasi contemporaneamente, orientò la sua attenzione verso la sinestesia fra suoni e colori, caldeggiata da Skrjabin, fino ad approdare, con decisa convinzione, al misticismo orientale di matrice indiana, che gli fornì lo spunto per composizioni di grande suggestione.
Per tali motivi, Scelsi va considerato un precursore, sia del minimalismo, sia dello spettralismo e, se aggiungiamo che, a partire dagli anni ’50, non scrisse più una nota, ma si limitò a registrare su nastro magnetico i suoi pezzi, affidando la trascrizione su pentagramma ad un ristretto team di fedelissimi da lui istruiti, ci rendiamo conto di essere di fronte ad una figura unica nel panorama novecentesco italiano.
Ritornando al cd, esso si apre con la Suite n. 9 Ttai, risalente al 1953, che possiamo descrivere, usando le parole del compositore, come “una successione di episodi che esprime alternativamente il Tempo in movimento e l’Uomo, come simbolizzato da cattedrali o da monasteri con il suono dell’Om sacro”
A seguire abbiamo la “prima registrazione mondiale” di Terracromie: immagini della terra circostante (2011) del pugliese Biagio Putignano, diviso in tre movimenti (Luminoso di ricordi, Rosso, nascosto nell’aria e Fresco, ricolmo d’azzurro) attraverso i quali sono descritte le bellezze del paesaggio salentino, utilizzando, in omaggio a Scelsi, un linguaggio sinestetico intriso di sonorità orientali.
La parte finale del disco è invece dedicata a Davide Anzaghi, con Due Intermezzi (1983), chiaro riferimento alla produzione brahmsiana, che si esaurisce nel titolo e in una proposizione di moderata modernità, e Son’Ora (2014), per pianoforte e piccole percussioni, dedicato a Giusy Caruso e anch’esso proposto in “prima registrazione mondiale”.
Quest’ultimo si avvale di una speciale tecnica, adottata dal compositore milanese a partire dal 1984, definita “Codice Compositivo pitagorico-seriale”, basata su una successione matematica di altezze, suoni e intervalli, che in questo caso coinvolge non solo il pianoforte, ma anche strumenti a percussione della collezione di Scelsi.
Uno sguardo conclusivo sull’interprete, Giusy Caruso, in grado di ricreare, grazie alla sua bravura, esperienza e sensibilità, le particolari atmosfere legate a brani di non facile ascolto, fornendo nel contempo un’idea dello stile di Scelsi, la cui influenza è tuttora presente nella musica italiana, nonostante siano trascorsi quasi trenta anni dalla sua morte.
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