Nato a Trujillo (Perù) nel 1990, ma napoletano d’adozione, Francesco Scelzo rappresenta uno dei più interessanti chitarristi della sua generazione.
Recentemente il musicista ha inciso, con la Sound Live records, il cd “Mood Swings”, dove rivisita, in chiave “classica”, alcune pietre miliari della musica jazz, avvalendosi delle trascrizioni del franco-tunisino Roland Dyens, prestigioso autore scomparso nel 2016 all’età di 61 anni.
Il disco inizia con Take the “A” Train, pezzo di Billy Strayhorn del 1939 che, a partire dal 1941, riscosse enorme successo, in quanto divenne il motivo di apertura dei concerti dell’orchestra di Duke Ellington.
Si passa poi a Bluesette (1964) di Toots Thielemans, noto armonicista belga, che qualcuno ricorderà in qualità di accompagnatore di Mina nella canzone “Non gioco più”, sigla dello spettacolo televisivo Milleluci.
Agli albori degli anni ’30 appartengono invece All of me, scritto da Seymour Simons e Gerald Marks, e Night and Day, composto da Cole Porter per la commedia musicale “Gay Divorce”, divenuto in seguito una delle canzoni principali del film tratto da questo lavoro, noto in Italia con il titolo “Cerco il mio amore”, prima pellicola dove Fred Astaire e Ginger Rogers apparivano nelle vesti dei protagonisti principali.
La successiva A Night in Tunisia di Dizzy Gillespie si inquadra nel cosiddetto bebop, nato a New York negli anni Quaranta sotto la spinta di alcuni grandi musicisti di colore, che volevano riappropriarsi dello stile delle origini, abbinato a moderne sonorità, da contrapporre a quello commerciale e ballabile proposto dalle big band dell’epoca.
Con A Felicidade, appartenente alla colonna sonora del film “Orfeo Negro” di Camus, è la volta di Antônio Carlos Jobim, fra i principali artefici dello sviluppo e della diffusione della bossa nova, derivata dal samba che, a partire dalla fine degli anni ‘50, pose il Brasile all’attenzione mondiale.
Tocca quindi a Nuages, opera di Django Reinhardt, chitarrista belga di origine sinti, poi trapiantato in Francia, che abbinò i ritmi jazz con quelli gitani, dando vita al genere manouche.
Chiusura con un commosso omaggio a Roland Dyens, al quale il cd è dedicato, con l’autobiografica Libra Sonatine, risalente al 1986, divisa in tre movimenti (India, Largo, Fuoco), attraverso la quale il compositore descriveva i suoi problemi di salute, culminati in un’operazione al cuore dall’esito positivo.
Veniamo ora all’interprete, che si è cimentato in un’impresa decisamente ardua, dovendo superare le difficoltà insite in partiture nelle quali la chitarra non è quasi mai prevista (a parte la sonata di Dyens ed il brano di Reinhardt), relative a brani concepiti originariamente per organici molto differenti fra loro.
Inoltre, diversi di questi pezzi rappresentano ormai degli standard, per cui possono essere oggetto di confronti anche da parte di chi non è particolarmente appassionato alla musica jazz.
Una sfida, quindi, oltremodo complicata e complessa, vinta splendidamente grazie alla straordinaria bravura e versatilità di Francesco Scelzo, chitarrista già da noi apprezzato in precedenti esibizioni, che in questa sua incisione “in presa diretta” pare a volte moltiplicarsi, denotando un indubbio virtuosismo, al quale si accompagnano suoni raffinati e preziose sfumature, bagaglio posseduto esclusivamente dagli esecutori ricchi di talento.
Non ci resta che chiudere, rinnovando i nostri complimenti ad un bravissimo musicista, di cui sentiremo sicuramente parlare anche nei prossimi anni.
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