Con Il Giardino Armonico di Giovanni Antonini alla scoperta della Scuola Veneziana

Nel Settecento, quando Napoli era uno dei principali centri musicali europei, Venezia fu fra le poche città italiane in grado di tener testa a quella partenopea.
Ce lo ha ricordato Il Giardino Armonico, ensemble a formazione variabile, specializzato nell’esecuzione del repertorio del XVII e del XVIII secolo con strumenti originali, ospite del primo dei due appuntamenti nati dalla collaborazione fra la Fondazione Pietà de’ Turchini e Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, tenutosi nella sede museale napoletana di Intesa Sanpaolo.
La prestigiosissima compagine, nata nel 1985 e attualmente diretta da Giovanni Antonini, uno dei suoi fondatori, si è confrontata con un programma che ha passato in rassegna alcuni degli autori maggiormente rappresentativi della Scuola Veneziana.
L’apertura era rivolta ad alcuni precursori come Giovanni Gabrieli (1554-1612), autore della Canzon I a 4 “La Spiritata”, pubblicata nel 1608, Giovanni Bassano (ca.1558 – 1617) al quale si deve la Ricercata terza, tratta da una raccolta del 1585 e Dario Castello (sec. XVI-sec. XVII) la cui Sonata decimasesta a quattro in do apparteneva al secondo libro di “Sonate concertate in stil moderno”, edito nel 1629.
In questo primo gruppo era inserito anche Giovanni Legrenzi (1626-1690) che, a differenza dei musicisti citati in precedenza, non era veneziano ma nativo di Clusone (BG), per cui la sua carriera si svolse inizialmente fra Bergamo e Ferrara.
Approdò solo nel 1670 nella capitale della Serenissima, dove però riuscì ad apportare un fondamentale contributo allo sviluppo della musica barocca.
Altro illustre compositore fu Baldassarre Galuppi (1706-1785), detto anche, per le sue origini, “Il Buranello”, del quale abbiamo ascoltato il Concerto a quattro n. 2 in sol maggiore per due violini, viola e basso continuo.
In una panoramica del genere non poteva assolutamente mancare Antonio Vivaldi (1678-1741), presente con tre brani, il Concerto in do minore RV 401 per violoncello, archi e basso continuo, il Concerto in sol minore RV 104 “La Notte” per flauto, archi e basso continuo e il Concerto in do maggiore RV 443 per flautino, archi e basso continuo, quest’ultimo posto a chiusura della serata.
Infine, un piccolo spazio, con il Concerto in sol maggiore per flautino, archi e basso continuo, è stato ritagliato per Pietro Nardini (1722-1793) che, pur se livornese, ebbe forti legami con la Scuola Veneziana in quanto perfezionatosi come violinista con Tartini.
Fin qui, per sommi capi, autori e brani proposti dal Giardino Armonico, compagine che ha risposto in pieno alle aspettative dei numerosi presenti, evidenziando grande compattezza e solidità, perfetto affiatamento, raffinatezza nelle esecuzioni e notevolissima bravura dei singoli, fra i quali spiccavano, nei concerti solistici, il direttore Giovanni Antonini ai flauti e Marcello Scandelli al violoncello.
Meritano comunque di essere ricordati anche tutti gli altri componenti dell’ensemble che, per l’occasione, era formato da Stefano Barneschi e Marco Bianchi (violini), Liana Mosca (viola), Giancarlo De Frenza (violone), Riccardo Doni (clavicembalo) e Margret Köll (arpa), ai quali vanno, insieme ai già citati solisti, un grande ringraziamento per averci fatto rivivere le affascinanti atmosfere veneziane sei-settecentesche.

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