Il secondo appuntamento con la rassegna “Diciassette & Trenta Classica”, organizzata dall’Ancem (Associazione Napoli Capitale Europea della Musica) e affidata alla direzione artistica del maestro Filippo Zigante, ha proposto il “Concerto della Memoria”, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli ed il patrocinio della Comunità ebraica di Napoli.
La serata ha avuto inizio con una breve registrazione audio, tratta da “Eutanasia di un ricordo” di Vittorio Pavoncello, che ha permesso di riascoltare la voce di Arnoldo Foà, omaggio ad un attore incommensurabile nell’ambito dell’iniziativa “La Shoah dell’arte 2017”.
E’ stata poi la volta del saluto dell’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele, che ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento, inserito in un ampio programma interamente dedicato dal comune alla commemorazione dell’Olocausto.
Di seguito sono intervenuti il presidente onorario dell’Ancem Dino Falconio, e il maestro Filippo Zigante, che ha descritto brevemente autori e brani in programma.
L’allestimento era concepito alternando brani musicali e poetici, entrambi collegati al drammatico argomento.
I primi sono stati eseguiti dall’Orchestra da Camera Stabile Accademia di Santa Sofia, mentre i secondi sono stati curati da Oreste Bisazza Terracini (testimone dell’Olocausto e figlio adottivo di Umberto Elia Terracini, presidente dell’Assemblea costituente), che ha letto al pubblico alcune sue liriche.
Per quanto riguarda la parte musicale, l’apertura era dedicata a Ernest Bloch (1880-1959), allievo di Ysaÿe, nato in Svizzera nel 1880 da genitori ebrei e divenuto nel 1924 cittadino americano.
Molto più noto oltreoceano che in Europa, concepì diversi brani legati alle tradizioni ebraiche, come la Preghiera per violoncello e orchestra d’archi, primo movimento del trittico From Jewish Life (1924), composto originariamente per violoncello e pianoforte sulla base di un motivo ascoltato in una sinagoga ashkenazita e dedicato al violoncellista Hans Kindler.
Anche le generazioni che non hanno vissuto direttamente l’immane tragedia, sono tenute comunque a mantenere vivo il ricordo e, in questo senso va la richiesta fatta dall’Ancem a Silvia Colasanti, classe 1975, celebre compositrice romana, di fornire un contributo per l’occasione, concretizzatosi in una nuova versione per orchestra d’archi di “Tre notti”.
Da una giovane autrice a un grandissimo decano, John Williams (1932), fra i più prestigiosi creatori di colonne sonore che il cinema abbia mai avuto.
I “Tre pezzi” per violino ed orchestra appartenevano alle musiche del film “Schindler’s list” grazie alle quali lo statunitense vinse nel 1993 l’ultimo dei suoi cinque Premi Oscar.
Ultimo brano in programma, la versione per orchestra d’archi del Quartetto n. 8 in do minore, op. 110 di Dmitrij Shostakovich (1906-1975).
Il musicista russo lo scrisse in appena tre giorni (12-14 luglio 1960), durante un soggiorno a Dresda, dove si era recato alla ricerca della giusta ispirazione per la colonna sonora del film “Cinque giorni, cinque notti”, incentrato sulla rievocazione del bombardamento anglo-americano, che aveva raso al suolo la città tedesca nel febbraio 1945.
Lo volle dedicare “alle vittime del fascismo e della guerra”, ma contemporaneamente lo considerò il suo testamento artistico in quanto, a causa di una serie di eventi personali negativi, l’autore era in preda ad un forte esaurimento e sull’orlo del suicidio.
Non a caso, i cinque movimenti che lo compongono sono basati su un tema di quattro note, “re”, “mi bemolle”, “do”, “si” che, nella nomenclatura tedesca, corrispondono a “D”, “Es”, “C”, “H”, ovvero le iniziali di Shostakovich.
Uno sguardo, ora, sugli interpreti, partendo dal violoncellista Gianluca Giganti e dal violinista Marco Serino, solisti rispettivamente dei brani di Bloch e Williams, che hanno fornito il loro ottimo apporto.
Molto bravi anche i componenti dell’Orchestra da Camera Stabile Accademia di Santa Sofia, formata dal già citato Marco Serino (che ricopre anche il ruolo di konzertmeister), dai violinisti Alina Taslavan, Luigi Abate, Flavia Civico, Paolo Castellani, Emanuele Procaccini e Cristina Cavaiuolo, dalle viole Francesco Solombrino e Francesca Binetti, dai violoncellisti Gianluca Giganti e Emilio Mottola, dal contrabbassista Gianluigi Pennino e dall’arpista Francesca Cardone, apparsa una compagine ben amalgamata e in grado di interpretare al meglio brani spesso molto distanti fra loro per impegno e sonorità.
Di grande suggestione anche i versi letti, non senza un velo di emozione, da Oreste Bisazza Terracini che, come abbiamo accennato all’inizio, si interponevano fra i vari pezzi musicali.
Teatro gremitissimo, con un pubblico in gran parte costituito dagli abbonati alla stagione teatrale, che ha rappresentato la vera nota dolente, in quanto molti sono giunti senza nemmeno conoscere il tema del concerto per cui, dopo poco tempo, hanno iniziato a lamentarsi per la lunghezza ed il tipo di musica proposta.
Va detto che l’età media degli spettatori risultava piuttosto elevata, ma ciò non giustifica, ad esempio, la cattiva educazione di chi, noncurante della particolare atmosfera della serata, rilasciava commenti ad alta voce con il vicino di poltrona, per non parlare, poi, degli innumerevoli squilli di cellulari (e, al proposito, c’è anche la pessima abitudine di molti figli di regalare complicati telefonini ai genitori anziani senza nemmeno spiegare loro come si regolano o spengono).
In conclusione una serata di altissimo valore artistico, chiusa con un bis rivolto alla produzione di Ennio Morricone, consistente nel leitmotiv del film di Brian De Palma “Vittime di guerra”, pellicola sugli orrori di un conflitto più vicino ai nostri tempi quale quello vietnamita.
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